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Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015
Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16
217 14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8 9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867 11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778 Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0 9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968 8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893 11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840 Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66 15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 … … … … … … Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179 6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia 242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9 5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494 9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647 Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9 31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532 3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588 10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU % nulli mediana media (escl.
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Studi e Statistiche
Testo Allegato
14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1°
gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono
state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole
di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma,
che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi
tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come
specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): "
Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando
maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una
nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da
imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con
minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione
dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni,
università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei
controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del
monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i
report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e
35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre
di esercizio delle nuove regole.
Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli
obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle
distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così
fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di
enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato
(o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione
condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato
solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale
emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che
appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come
si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi
precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine
dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere
pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi
sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE.
Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata
stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo
studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o
accademico.
Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte
consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di
settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con
riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere
mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre
più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della
prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori
ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da
quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si
accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il
numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa
3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra
vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.
Questo report è a cura della Direzione generale per
linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione
di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva
(circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG
in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati
aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare
quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE
era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al
nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire
dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando
il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e
dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei
CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in
occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le
strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC
sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico
nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione
tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle
quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli
previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente
operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento
ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali
stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate
sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura,
al di là della partenza «lenta» di gennaio mese
in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente
presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad
acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da
febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi
successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato
quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in
marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque
registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620
mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma
della stagionalità riscontrata anche negli anni
precedenti.
A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con
le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso
afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente
dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF
per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il
canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione
della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è
possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la
propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da
INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo
osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di
DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello
0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la
capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni
procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU
è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le
informazioni già possedute negli archivi dellINPS e
dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non
richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò
comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della
DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal
regolamento in 10 giorni lavorativi.
Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla
modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle
famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione
semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es.,
socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari
(ad es., presenza di persone con disabilità o genitori
naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad
hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i
primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la
distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un
profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio
(nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20%
delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo
(anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code
di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero
più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di
DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente
un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014).
Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in
più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i
tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il
76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata
stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno
precedente.
Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate
nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello
stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio
accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è
recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda
parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a
quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va
comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione
territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale
nasconde andamenti molto diversi a livello locale.
I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su
base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015
(figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di
andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno
prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media
«regionale» è di oltre 6 punti superiore a
quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media
nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto
Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei
primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello
stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al
65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione
ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del
16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014
(figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale
evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato
al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita
territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il
14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi
dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di
poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel
Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un
terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune
regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un
elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa
sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più
spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della
effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.
La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le
regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione
ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi,
superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una
incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore
incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte
contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e
27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE
compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli
Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU
presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la
situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il
6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi
nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate,
prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la
selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate;
dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi
definito livello essenziale.
Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria
13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo
15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7
Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8
Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente
con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli
errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al
Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si
illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso
nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione
già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina
radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno
nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate
o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente
report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono
indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono
state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso
nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese
di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si
tratta di una distribuzione troncata (cioè, è
più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre
arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno
evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole
acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore
è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU
«rettificate» (o che, per una qualche
irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono
passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di
luglio.
* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU
gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU
rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati
qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato
nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di
duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le
rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE,
presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di
funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha
fissato in due settimane, dal momento della presentazione della
DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte
dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF
o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra
lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione
da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema
è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni
nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare
lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti
dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono
calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento,
collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la
media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana,
indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di
settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di
rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al
notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già
commentato.
ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto
distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la
distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va
precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente
rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è
lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove
dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio
ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica
rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie
quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è
pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni
presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non
è possibile il viceversa, per cui non si è potuto
fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove
regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e
2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU
può essere anche molto diverso da quello calcolato con le
medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per
lemersione di valori precedentemente non dichiarati.
In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la
popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE
appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute
ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse
dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come
si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca
al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella
che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono
sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la
distribuzione si stia «spostando» verso destra, con
lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che
nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di
prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione:
obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma
migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la
verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto
desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse
variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che
qualitativamente le popolazioni rimangano simili.
ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3
15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano
notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è
infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei
familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi.
Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime,
solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli)
non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove
regole.
Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle
distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze
più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato
già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a
concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si
registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0
erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo
qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta
comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si
vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato
alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il
nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in
misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle
precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si
avvicinino (la crescita della media è cioè minore
rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della
mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi
di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è
di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si
verifica il citato «spostamento» verso destra della
distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi
livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli
universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di
più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa
cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i
valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad
esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro
(difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie
superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro
(cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni
erogate localmente, pertanto, è più prudente
affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti
alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori
agli estremi.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per
isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana
6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di
cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente
report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e
per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori
puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord
e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è
inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a
8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a
fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il
40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo
della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo
in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media:
7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la
Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi
città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la
mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna
con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a
fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro.
Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da
meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%),
Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in
Campania e Sicilia.
* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti
meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione
sarà fornita successivamente.
ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare
le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una
combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione,
nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima
questione da indagare è comè variato il peso relativo
di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal
proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi
principali della riforma una maggiore valorizzazione della
componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività
dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere
inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a
sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena
considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del
patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e
non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa,
con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la
franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il
debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E
stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli
immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti
e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza
media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali
innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione
dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un
settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si
noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle
medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del
patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale
evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia
una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento
della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno
esaminate più avanti (ad es., il trattamento della
disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare
con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero
anno.
Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della
componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio
mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito).
Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si
era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa
l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era
stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari
finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione
potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma
leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati
eclatanti in termini di emersione.
Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del
2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con
patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore
medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro)
e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il
quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte
superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già
rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma
addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio
mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e
nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%,
sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una
diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte
citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3°
trimestre). Il trend è ancora più evidente se
osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU
con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle
DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.
ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile
0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio
mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati
in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in
termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la
popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di
oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una
notevole variabilità nella distribuzione territoriale del
patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con
patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del
totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%.
In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio
mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un
quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e
prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità
territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi
anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni
precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva
patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e
circa il 60% del Centro.
Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente
ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve
tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono
evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE,
dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne
darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i
controlli sulle DSU precedentemente presentate.
Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si
concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a
cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante
lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche,
dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla
povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti
tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si
distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno
(prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità,
contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le
prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle
DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20%
da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei
nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.
Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è
detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a
manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di
settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo
studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese
di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di
universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre
al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di
questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si
osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei
valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel
precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le
prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento
della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS
in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi
sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno
strumento molto potente per migliorare la gestione, la
programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi.
Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni
che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi
erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa
attività decolli anche al fine di far funzionare
efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di
dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato
la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima
fruizione della prestazione potendosi così adoperare per
recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso
dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e
nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più
che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente
influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà
del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione
che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto
è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole
di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come
già notato per la popolazione complessiva, si osserva un
certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono
in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari
con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi
il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative
differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE
complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente
inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro,
in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli
ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui
emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le
persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti
è il probabile effetto della maggiorazione della scala di
equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la
cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in
particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso
elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni
scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo
9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della
popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione
sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con
minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.
Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è
più basso del vecchio è pari alla metà della
popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei
senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più
alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno
rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente
invariata e si osserva un più limitato incremento della
media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva
(probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione
della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi
in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è
infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per
la popolazione senza minorenni.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per
isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana
6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di
cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità Gli effetti della
riforma sui nuclei di persone con disabilità o non
autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione
complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la
distribuzione è visibilmente modificata per effetto
dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la
sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della
popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano,
passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione;
sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34%
dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che
si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte
più «ricca» della popolazione avviene il
contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il
6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con
disabilità o non autosufficienti è tre punti in
più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali
sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE
pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti
coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non
possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è
calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei
nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non
solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione
delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli
evidenziati nei dati.
Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è
chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in
presenza di una persona con disabilità: non più una
maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma
un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione
chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che
più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista
dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei
nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è
invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione
della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della
diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via
generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione
anziana non autosufficiente.
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5
16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole
è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre
vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei
nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece
sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%).
Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce
sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle
statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati
si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in
particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si
ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la
mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella
popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei
valori ISEE più elevati.
Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano
significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il
nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di
queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando
correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al
nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei
valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli
per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del
totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un
decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con
disabili. In altri termini, la probabilità di annullare
lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.
Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già
commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal
mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento
che qui possiamo evidenziare.
* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni
per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della
possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID).
Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul
nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono
avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto
(mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con
disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce**
48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD
9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0
ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl.
1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544
1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile
11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del
diverso trattamento delle persone con disabilità possono
essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento
alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e
trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò
è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in
cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole
(cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le
vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la
scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le
modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con
disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi
(con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di
franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di
equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di
equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque,
in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE
ibrido.
Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è
ora più evidente, seppure in misura non così a
larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre
(in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE
più bassi, verso i quali nello specifico della
disabilità le nuove regole sono particolarmente più
favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore
(dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e,
quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE
pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è
più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con
disabilità, risulta invece meno favorevole per poco
più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido
è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di
equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale
dellISEE post- riforma.
** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità
di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra
quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si
annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui
rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1%
outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1°
quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903
13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare
allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore
approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura
(presenza di persone con disabilità o minorenni) già
affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti
della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è
quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel
sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La
torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a
seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o
non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.
Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione
(lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari
mutamenti nella composizione (le «fette» di torta
rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se
consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili
ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un
quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la
«fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili
è abbondantemente più che doppia.
Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole
per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto
della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta
dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco
più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in
caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione.
La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene
allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i
soli nuclei senza carichi familiari.
ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report
le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio
universitario erano presentate, a causa della scarsa
numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui
considerato si può contare su un campione di ben maggiori
dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di
DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.
Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si
tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente
si coglie anche visivamente dal confronto con le altre
distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono
circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo
che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro
sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.
Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di
popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000
euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione.
Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi
dellISEE si osservava la medesima «forma» della
distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente
più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000
rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del
totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000
6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla
forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di
sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre
18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento
della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE
vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione
complessiva: poco più del 6% nel caso della media,
più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece,
rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella
popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE
più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle
famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri
(meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo
dellindicatore.
La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in
quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso
di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report,
i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai
significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto
osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si
presentano in misura più contenuta rispetto a quanto
appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria
è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e
lo è sempre stata. Non è compito di questo report
interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza
di una popolazione più «ricca», un ISEE
più selettivo come richiesto dal legislatore non
potrà che avere un impatto maggiore.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma:
università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4
2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per
isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana
15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di
cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i
movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione
visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.
Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare
rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale
il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio
ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei
familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio,
quelli sopra il viceversa.
E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a
seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come
le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si
consideri la generalità della popolazione, i nuclei con
minorenni, i nuclei con persone disabilità o non
autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei
nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della
popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto
la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle
persone con disabilità, invece, è evidente la
maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte
sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del
grafico, relativa alla parte più «ricca» della
popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la
diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale
operato dalla maggior valorizzazione della componente
patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la
bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre
i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto
uniforme.
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n
IS
EE
U
n iv er si ta ri
m in o ri s en za d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le
elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il
2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale
nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome
e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500
osservazioni.
Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma
ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre
riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065
10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374
Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1
& & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0
7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992
8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & &
& Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14
14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & &
& & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848
13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748
Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217
14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8
9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867
11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778
Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0
9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968
8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893
11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840
Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66
15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & &
& & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179
6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia
242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9
5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494
9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647
Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9
31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532
3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588
10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU %
nulli mediana media (escl. outliers)
Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015
Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16
Studi e Statistiche
Testo Allegato
14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1°
gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono
state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole
di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma,
che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi
tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come
specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): "
Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando
maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una
nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da
imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con
minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione
dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni,
università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei
controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del
monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i
report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e
35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre
di esercizio delle nuove regole.
Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli
obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle
distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così
fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di
enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato
(o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione
condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato
solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale
emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che
appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come
si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi
precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine
dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere
pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi
sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE.
Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata
stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo
studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o
accademico.
Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte
consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di
settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con
riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere
mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre
più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della
prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori
ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da
quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si
accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il
numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa
3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra
vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.
Questo report è a cura della Direzione generale per
linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione
di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva
(circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG
in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati
aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare
quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE
era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al
nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire
dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando
il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e
dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei
CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in
occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le
strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC
sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico
nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione
tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle
quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli
previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente
operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento
ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali
stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate
sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura,
al di là della partenza «lenta» di gennaio mese
in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente
presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad
acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da
febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi
successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato
quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in
marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque
registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620
mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma
della stagionalità riscontrata anche negli anni
precedenti.
A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con
le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso
afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente
dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF
per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il
canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione
della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è
possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la
propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da
INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo
osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di
DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello
0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la
capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni
procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU
è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le
informazioni già possedute negli archivi dellINPS e
dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non
richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò
comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della
DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal
regolamento in 10 giorni lavorativi.
Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla
modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle
famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione
semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es.,
socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari
(ad es., presenza di persone con disabilità o genitori
naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad
hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i
primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la
distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un
profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio
(nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20%
delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo
(anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code
di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero
più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di
DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente
un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014).
Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in
più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i
tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il
76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata
stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno
precedente.
Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate
nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello
stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio
accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è
recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda
parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a
quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va
comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione
territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale
nasconde andamenti molto diversi a livello locale.
I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su
base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015
(figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di
andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno
prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media
«regionale» è di oltre 6 punti superiore a
quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media
nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto
Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei
primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello
stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al
65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione
ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del
16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014
(figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale
evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato
al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita
territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il
14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi
dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di
poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel
Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un
terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune
regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un
elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa
sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più
spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della
effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.
La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le
regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione
ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi,
superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una
incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore
incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte
contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e
27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE
compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli
Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU
presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la
situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il
6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi
nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate,
prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la
selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate;
dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi
definito livello essenziale.
Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria
13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo
15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7
Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8
Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente
con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli
errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al
Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si
illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso
nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione
già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina
radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno
nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate
o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente
report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono
indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono
state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso
nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese
di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si
tratta di una distribuzione troncata (cioè, è
più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre
arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno
evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole
acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore
è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU
«rettificate» (o che, per una qualche
irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono
passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di
luglio.
* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU
gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU
rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati
qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato
nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di
duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le
rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE,
presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di
funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha
fissato in due settimane, dal momento della presentazione della
DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte
dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF
o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra
lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione
da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema
è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni
nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare
lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti
dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono
calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento,
collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la
media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana,
indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di
settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di
rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al
notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già
commentato.
ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto
distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la
distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va
precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente
rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è
lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove
dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio
ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica
rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie
quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è
pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni
presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non
è possibile il viceversa, per cui non si è potuto
fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove
regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e
2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU
può essere anche molto diverso da quello calcolato con le
medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per
lemersione di valori precedentemente non dichiarati.
In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la
popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE
appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute
ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse
dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come
si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca
al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella
che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono
sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la
distribuzione si stia «spostando» verso destra, con
lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che
nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di
prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione:
obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma
migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la
verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto
desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse
variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che
qualitativamente le popolazioni rimangano simili.
ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3
15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano
notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è
infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei
familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi.
Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime,
solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli)
non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove
regole.
Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle
distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze
più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato
già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a
concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si
registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0
erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo
qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta
comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si
vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato
alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il
nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in
misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle
precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si
avvicinino (la crescita della media è cioè minore
rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della
mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi
di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è
di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si
verifica il citato «spostamento» verso destra della
distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi
livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli
universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di
più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa
cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i
valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad
esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro
(difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie
superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro
(cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni
erogate localmente, pertanto, è più prudente
affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti
alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori
agli estremi.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per
isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana
6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di
cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente
report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e
per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori
puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord
e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è
inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a
8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a
fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il
40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo
della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo
in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media:
7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la
Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi
città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la
mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna
con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a
fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro.
Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da
meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%),
Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in
Campania e Sicilia.
* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti
meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione
sarà fornita successivamente.
ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare
le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una
combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione,
nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima
questione da indagare è comè variato il peso relativo
di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal
proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi
principali della riforma una maggiore valorizzazione della
componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività
dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere
inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a
sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena
considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del
patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e
non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa,
con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la
franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il
debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E
stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli
immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti
e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza
media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali
innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione
dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un
settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si
noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle
medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del
patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale
evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia
una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento
della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno
esaminate più avanti (ad es., il trattamento della
disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare
con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero
anno.
Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della
componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio
mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito).
Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si
era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa
l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era
stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari
finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione
potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma
leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati
eclatanti in termini di emersione.
Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del
2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con
patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore
medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro)
e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il
quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte
superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già
rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma
addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio
mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e
nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%,
sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una
diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte
citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3°
trimestre). Il trend è ancora più evidente se
osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU
con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle
DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.
ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile
0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio
mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati
in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in
termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la
popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di
oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una
notevole variabilità nella distribuzione territoriale del
patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con
patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del
totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%.
In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio
mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un
quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e
prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità
territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi
anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni
precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva
patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e
circa il 60% del Centro.
Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente
ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve
tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono
evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE,
dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne
darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i
controlli sulle DSU precedentemente presentate.
Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si
concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a
cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante
lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche,
dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla
povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti
tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si
distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno
(prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità,
contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le
prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle
DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20%
da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei
nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.
Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è
detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a
manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di
settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo
studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese
di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di
universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre
al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di
questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si
osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei
valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel
precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le
prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento
della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS
in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi
sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno
strumento molto potente per migliorare la gestione, la
programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi.
Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni
che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi
erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa
attività decolli anche al fine di far funzionare
efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di
dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato
la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima
fruizione della prestazione potendosi così adoperare per
recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso
dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e
nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più
che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente
influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà
del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione
che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto
è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole
di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come
già notato per la popolazione complessiva, si osserva un
certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono
in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari
con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi
il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative
differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE
complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente
inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro,
in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli
ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui
emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le
persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti
è il probabile effetto della maggiorazione della scala di
equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la
cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in
particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso
elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni
scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo
9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della
popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione
sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con
minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.
Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è
più basso del vecchio è pari alla metà della
popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei
senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più
alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno
rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente
invariata e si osserva un più limitato incremento della
media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva
(probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione
della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi
in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è
infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per
la popolazione senza minorenni.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per
isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana
6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di
cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità Gli effetti della
riforma sui nuclei di persone con disabilità o non
autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione
complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la
distribuzione è visibilmente modificata per effetto
dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la
sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della
popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano,
passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione;
sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34%
dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che
si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte
più «ricca» della popolazione avviene il
contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il
6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con
disabilità o non autosufficienti è tre punti in
più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali
sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE
pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti
coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non
possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è
calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei
nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non
solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione
delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli
evidenziati nei dati.
Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è
chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in
presenza di una persona con disabilità: non più una
maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma
un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione
chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che
più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista
dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei
nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è
invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione
della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della
diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via
generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione
anziana non autosufficiente.
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5
16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole
è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre
vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei
nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece
sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%).
Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce
sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle
statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati
si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in
particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si
ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la
mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella
popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei
valori ISEE più elevati.
Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano
significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il
nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di
queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando
correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al
nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei
valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli
per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del
totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un
decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con
disabili. In altri termini, la probabilità di annullare
lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.
Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già
commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal
mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento
che qui possiamo evidenziare.
* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni
per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della
possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID).
Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul
nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono
avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto
(mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con
disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce**
48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD
9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0
ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl.
1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544
1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile
11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del
diverso trattamento delle persone con disabilità possono
essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento
alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e
trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò
è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in
cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole
(cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le
vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la
scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le
modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con
disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi
(con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di
franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di
equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di
equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque,
in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE
ibrido.
Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è
ora più evidente, seppure in misura non così a
larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre
(in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE
più bassi, verso i quali nello specifico della
disabilità le nuove regole sono particolarmente più
favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore
(dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e,
quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE
pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è
più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con
disabilità, risulta invece meno favorevole per poco
più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido
è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di
equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale
dellISEE post- riforma.
** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità
di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra
quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si
annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui
rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1%
outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1°
quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903
13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare
allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore
approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura
(presenza di persone con disabilità o minorenni) già
affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti
della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è
quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel
sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La
torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a
seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o
non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.
Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione
(lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari
mutamenti nella composizione (le «fette» di torta
rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se
consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili
ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un
quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la
«fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili
è abbondantemente più che doppia.
Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole
per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto
della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta
dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco
più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in
caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione.
La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene
allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i
soli nuclei senza carichi familiari.
ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report
le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio
universitario erano presentate, a causa della scarsa
numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui
considerato si può contare su un campione di ben maggiori
dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di
DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.
Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si
tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente
si coglie anche visivamente dal confronto con le altre
distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono
circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo
che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro
sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.
Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di
popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000
euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione.
Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi
dellISEE si osservava la medesima «forma» della
distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente
più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000
rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del
totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000
6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla
forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di
sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre
18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento
della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE
vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione
complessiva: poco più del 6% nel caso della media,
più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece,
rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella
popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE
più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle
famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri
(meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo
dellindicatore.
La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in
quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso
di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report,
i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai
significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto
osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si
presentano in misura più contenuta rispetto a quanto
appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria
è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e
lo è sempre stata. Non è compito di questo report
interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza
di una popolazione più «ricca», un ISEE
più selettivo come richiesto dal legislatore non
potrà che avere un impatto maggiore.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma:
università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4
2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per
isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana
15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di
cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i
movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione
visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.
Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare
rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale
il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio
ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei
familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio,
quelli sopra il viceversa.
E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a
seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come
le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si
consideri la generalità della popolazione, i nuclei con
minorenni, i nuclei con persone disabilità o non
autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei
nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della
popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto
la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle
persone con disabilità, invece, è evidente la
maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte
sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del
grafico, relativa alla parte più «ricca» della
popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la
diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale
operato dalla maggior valorizzazione della componente
patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la
bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre
i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto
uniforme.
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n
IS
EE
U
n iv er si ta ri
m in o ri s en za d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le
elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il
2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale
nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome
e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500
osservazioni.
Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma
ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre
riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065
10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374
Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1
& & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0
7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992
8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & &
& Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14
14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & &
& & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848
13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748
Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217
14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8
9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867
11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778
Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0
9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968
8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893
11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840
Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66
15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & &
& & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179
6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia
242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9
5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494
9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647
Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9
31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532
3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588
10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU %
nulli mediana media (escl. outliers)
Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015
Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16
Studi e Statistiche
Testo Allegato
14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1°
gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono
state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole
di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma,
che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi
tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come
specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): "
Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando
maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una
nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da
imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con
minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione
dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni,
università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei
controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del
monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i
report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e
35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre
di esercizio delle nuove regole.
Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli
obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle
distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così
fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di
enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato
(o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione
condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato
solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale
emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che
appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come
si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi
precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine
dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere
pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi
sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE.
Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata
stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo
studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o
accademico.
Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte
consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di
settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con
riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere
mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre
più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della
prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori
ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da
quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si
accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il
numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa
3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra
vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.
Questo report è a cura della Direzione generale per
linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione
di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva
(circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG
in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati
aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare
quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE
era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al
nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire
dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando
il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e
dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei
CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in
occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le
strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC
sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico
nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione
tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle
quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli
previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente
operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento
ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali
stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate
sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura,
al di là della partenza «lenta» di gennaio mese
in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente
presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad
acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da
febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi
successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato
quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in
marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque
registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620
mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma
della stagionalità riscontrata anche negli anni
precedenti.
A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con
le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso
afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente
dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF
per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il
canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione
della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è
possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la
propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da
INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo
osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di
DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello
0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la
capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni
procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU
è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le
informazioni già possedute negli archivi dellINPS e
dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non
richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò
comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della
DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal
regolamento in 10 giorni lavorativi.
Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla
modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle
famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione
semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es.,
socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari
(ad es., presenza di persone con disabilità o genitori
naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad
hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i
primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la
distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un
profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio
(nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20%
delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo
(anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code
di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero
più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di
DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente
un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014).
Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in
più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i
tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il
76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata
stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno
precedente.
Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate
nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello
stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio
accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è
recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda
parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a
quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va
comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione
territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale
nasconde andamenti molto diversi a livello locale.
I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su
base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015
(figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di
andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno
prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media
«regionale» è di oltre 6 punti superiore a
quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media
nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto
Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei
primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello
stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al
65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione
ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del
16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014
(figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale
evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato
al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita
territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il
14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi
dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di
poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel
Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un
terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune
regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un
elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa
sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più
spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della
effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.
La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le
regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione
ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi,
superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una
incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore
incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte
contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e
27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE
compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli
Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU
presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la
situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il
6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi
nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate,
prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la
selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate;
dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi
definito livello essenziale.
Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria
13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo
15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7
Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8
Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente
con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli
errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al
Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si
illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso
nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione
già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina
radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno
nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate
o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente
report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono
indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono
state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso
nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese
di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si
tratta di una distribuzione troncata (cioè, è
più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre
arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno
evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole
acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore
è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU
«rettificate» (o che, per una qualche
irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono
passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di
luglio.
* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU
gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU
rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati
qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato
nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di
duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le
rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE,
presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di
funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha
fissato in due settimane, dal momento della presentazione della
DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte
dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF
o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra
lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione
da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema
è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni
nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare
lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti
dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono
calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento,
collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la
media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana,
indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di
settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di
rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al
notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già
commentato.
ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto
distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la
distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va
precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente
rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è
lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove
dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio
ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica
rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie
quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è
pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni
presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non
è possibile il viceversa, per cui non si è potuto
fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove
regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e
2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU
può essere anche molto diverso da quello calcolato con le
medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per
lemersione di valori precedentemente non dichiarati.
In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la
popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE
appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute
ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse
dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come
si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca
al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella
che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono
sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la
distribuzione si stia «spostando» verso destra, con
lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che
nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di
prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione:
obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma
migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la
verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto
desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse
variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che
qualitativamente le popolazioni rimangano simili.
ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3
15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano
notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è
infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei
familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi.
Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime,
solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli)
non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove
regole.
Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle
distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze
più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato
già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a
concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si
registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0
erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo
qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta
comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si
vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato
alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il
nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in
misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle
precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si
avvicinino (la crescita della media è cioè minore
rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della
mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi
di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è
di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si
verifica il citato «spostamento» verso destra della
distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi
livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli
universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di
più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa
cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i
valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad
esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro
(difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie
superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro
(cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni
erogate localmente, pertanto, è più prudente
affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti
alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori
agli estremi.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per
isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana
6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di
cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente
report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e
per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori
puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord
e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è
inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a
8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a
fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il
40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo
della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo
in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media:
7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la
Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi
città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la
mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna
con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a
fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro.
Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da
meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%),
Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in
Campania e Sicilia.
* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti
meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione
sarà fornita successivamente.
ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare
le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una
combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione,
nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima
questione da indagare è comè variato il peso relativo
di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal
proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi
principali della riforma una maggiore valorizzazione della
componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività
dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere
inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a
sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena
considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del
patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e
non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa,
con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la
franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il
debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E
stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli
immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti
e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza
media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali
innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione
dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un
settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si
noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle
medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del
patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale
evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia
una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento
della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno
esaminate più avanti (ad es., il trattamento della
disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare
con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero
anno.
Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della
componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio
mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito).
Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si
era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa
l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era
stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari
finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione
potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma
leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati
eclatanti in termini di emersione.
Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del
2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con
patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore
medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro)
e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il
quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte
superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già
rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma
addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio
mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e
nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%,
sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una
diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte
citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3°
trimestre). Il trend è ancora più evidente se
osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU
con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle
DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.
ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile
0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio
mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati
in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in
termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la
popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di
oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una
notevole variabilità nella distribuzione territoriale del
patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con
patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del
totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%.
In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio
mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un
quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e
prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità
territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi
anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni
precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva
patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e
circa il 60% del Centro.
Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente
ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve
tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono
evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE,
dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne
darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i
controlli sulle DSU precedentemente presentate.
Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si
concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a
cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante
lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche,
dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla
povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti
tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si
distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno
(prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità,
contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le
prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle
DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20%
da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei
nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.
Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è
detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a
manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di
settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo
studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese
di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di
universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre
al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di
questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si
osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei
valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel
precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le
prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento
della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS
in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi
sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno
strumento molto potente per migliorare la gestione, la
programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi.
Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni
che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi
erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa
attività decolli anche al fine di far funzionare
efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di
dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato
la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima
fruizione della prestazione potendosi così adoperare per
recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso
dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e
nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più
che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente
influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà
del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione
che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto
è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole
di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come
già notato per la popolazione complessiva, si osserva un
certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono
in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari
con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi
il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative
differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE
complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente
inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro,
in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli
ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui
emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le
persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti
è il probabile effetto della maggiorazione della scala di
equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la
cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in
particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso
elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni
scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo
9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della
popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione
sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con
minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.
Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è
più basso del vecchio è pari alla metà della
popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei
senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più
alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno
rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente
invariata e si osserva un più limitato incremento della
media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva
(probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione
della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi
in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è
infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per
la popolazione senza minorenni.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per
isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana
6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di
cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità Gli effetti della
riforma sui nuclei di persone con disabilità o non
autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione
complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la
distribuzione è visibilmente modificata per effetto
dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la
sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della
popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano,
passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione;
sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34%
dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che
si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte
più «ricca» della popolazione avviene il
contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il
6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con
disabilità o non autosufficienti è tre punti in
più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali
sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE
pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti
coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non
possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è
calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei
nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non
solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione
delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli
evidenziati nei dati.
Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è
chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in
presenza di una persona con disabilità: non più una
maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma
un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione
chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che
più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista
dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei
nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è
invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione
della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della
diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via
generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione
anziana non autosufficiente.
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5
16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole
è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre
vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei
nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece
sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%).
Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce
sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle
statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati
si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in
particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si
ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la
mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella
popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei
valori ISEE più elevati.
Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano
significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il
nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di
queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando
correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al
nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei
valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli
per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del
totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un
decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con
disabili. In altri termini, la probabilità di annullare
lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.
Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già
commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal
mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento
che qui possiamo evidenziare.
* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni
per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della
possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID).
Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul
nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono
avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto
(mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con
disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce**
48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD
9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0
ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl.
1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544
1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile
11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del
diverso trattamento delle persone con disabilità possono
essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento
alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e
trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò
è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in
cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole
(cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le
vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la
scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le
modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con
disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi
(con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di
franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di
equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di
equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque,
in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE
ibrido.
Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è
ora più evidente, seppure in misura non così a
larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre
(in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE
più bassi, verso i quali nello specifico della
disabilità le nuove regole sono particolarmente più
favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore
(dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e,
quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE
pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è
più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con
disabilità, risulta invece meno favorevole per poco
più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido
è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di
equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale
dellISEE post- riforma.
** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità
di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra
quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si
annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui
rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1%
outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1°
quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903
13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare
allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore
approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura
(presenza di persone con disabilità o minorenni) già
affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti
della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è
quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel
sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La
torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a
seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o
non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.
Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione
(lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari
mutamenti nella composizione (le «fette» di torta
rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se
consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili
ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un
quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la
«fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili
è abbondantemente più che doppia.
Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole
per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto
della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta
dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco
più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in
caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione.
La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene
allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i
soli nuclei senza carichi familiari.
ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report
le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio
universitario erano presentate, a causa della scarsa
numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui
considerato si può contare su un campione di ben maggiori
dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di
DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.
Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si
tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente
si coglie anche visivamente dal confronto con le altre
distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono
circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo
che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro
sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.
Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di
popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000
euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione.
Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi
dellISEE si osservava la medesima «forma» della
distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente
più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000
rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del
totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000
6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla
forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di
sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre
18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento
della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE
vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione
complessiva: poco più del 6% nel caso della media,
più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece,
rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella
popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE
più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle
famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri
(meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo
dellindicatore.
La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in
quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso
di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report,
i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai
significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto
osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si
presentano in misura più contenuta rispetto a quanto
appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria
è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e
lo è sempre stata. Non è compito di questo report
interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza
di una popolazione più «ricca», un ISEE
più selettivo come richiesto dal legislatore non
potrà che avere un impatto maggiore.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma:
università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4
2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per
isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana
15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di
cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i
movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione
visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.
Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare
rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale
il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio
ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei
familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio,
quelli sopra il viceversa.
E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a
seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come
le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si
consideri la generalità della popolazione, i nuclei con
minorenni, i nuclei con persone disabilità o non
autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei
nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della
popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto
la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle
persone con disabilità, invece, è evidente la
maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte
sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del
grafico, relativa alla parte più «ricca» della
popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la
diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale
operato dalla maggior valorizzazione della componente
patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la
bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre
i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto
uniforme.
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n
IS
EE
U
n iv er si ta ri
m in o ri s en za d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le
elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il
2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale
nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome
e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500
osservazioni.
Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma
ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre
riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065
10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374
Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1
& & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0
7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992
8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & &
& Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14
14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & &
& & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848
13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748
Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217
14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8
9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867
11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778
Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0
9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968
8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893
11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840
Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66
15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & &
& & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179
6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia
242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9
5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494
9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647
Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9
31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532
3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588
10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU %
nulli mediana media (escl. outliers)
Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015
Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16
Studi e Statistiche
Testo Allegato
14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1°
gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono
state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole
di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma,
che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi
tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come
specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): "
Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando
maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una
nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da
imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con
minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione
dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni,
università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei
controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del
monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i
report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e
35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre
di esercizio delle nuove regole.
Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli
obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle
distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così
fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di
enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato
(o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione
condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato
solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale
emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che
appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come
si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi
precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine
dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere
pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi
sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE.
Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata
stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo
studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o
accademico.
Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte
consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di
settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con
riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere
mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre
più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della
prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori
ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da
quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si
accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il
numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa
3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra
vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.
Questo report è a cura della Direzione generale per
linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione
di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva
(circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG
in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati
aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare
quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE
era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al
nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire
dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando
il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e
dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei
CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in
occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le
strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC
sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico
nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione
tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle
quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli
previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente
operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento
ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali
stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate
sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura,
al di là della partenza «lenta» di gennaio mese
in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente
presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad
acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da
febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi
successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato
quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in
marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque
registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620
mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma
della stagionalità riscontrata anche negli anni
precedenti.
A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con
le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso
afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente
dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF
per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il
canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione
della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è
possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la
propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da
INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo
osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di
DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello
0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la
capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni
procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU
è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le
informazioni già possedute negli archivi dellINPS e
dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non
richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò
comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della
DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal
regolamento in 10 giorni lavorativi.
Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla
modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle
famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione
semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es.,
socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari
(ad es., presenza di persone con disabilità o genitori
naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad
hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i
primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la
distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un
profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio
(nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20%
delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo
(anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code
di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero
più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di
DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente
un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014).
Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in
più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i
tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il
76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata
stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno
precedente.
Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate
nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello
stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio
accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è
recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda
parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a
quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va
comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione
territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale
nasconde andamenti molto diversi a livello locale.
I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su
base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015
(figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di
andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno
prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media
«regionale» è di oltre 6 punti superiore a
quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media
nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto
Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei
primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello
stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al
65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione
ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del
16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014
(figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale
evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato
al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita
territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il
14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi
dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di
poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel
Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un
terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune
regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un
elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa
sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più
spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della
effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.
La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le
regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione
ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi,
superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una
incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore
incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte
contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e
27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE
compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli
Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU
presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la
situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il
6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi
nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate,
prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la
selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate;
dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi
definito livello essenziale.
Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria
13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo
15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7
Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8
Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente
con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli
errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al
Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si
illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso
nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione
già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina
radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno
nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate
o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente
report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono
indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono
state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso
nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese
di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si
tratta di una distribuzione troncata (cioè, è
più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre
arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno
evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole
acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore
è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU
«rettificate» (o che, per una qualche
irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono
passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di
luglio.
* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU
gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU
rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati
qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato
nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di
duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le
rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE,
presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di
funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha
fissato in due settimane, dal momento della presentazione della
DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte
dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF
o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra
lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione
da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema
è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni
nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare
lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti
dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono
calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento,
collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la
media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana,
indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di
settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di
rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al
notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già
commentato.
ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto
distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la
distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va
precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente
rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è
lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove
dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio
ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica
rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie
quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è
pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni
presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non
è possibile il viceversa, per cui non si è potuto
fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove
regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e
2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU
può essere anche molto diverso da quello calcolato con le
medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per
lemersione di valori precedentemente non dichiarati.
In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la
popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE
appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute
ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse
dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come
si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca
al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella
che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono
sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la
distribuzione si stia «spostando» verso destra, con
lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che
nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di
prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione:
obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma
migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la
verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto
desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse
variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che
qualitativamente le popolazioni rimangano simili.
ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3
15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano
notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è
infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei
familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi.
Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime,
solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli)
non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove
regole.
Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle
distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze
più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato
già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a
concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si
registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0
erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo
qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta
comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si
vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato
alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il
nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in
misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle
precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si
avvicinino (la crescita della media è cioè minore
rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della
mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi
di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è
di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si
verifica il citato «spostamento» verso destra della
distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi
livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli
universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di
più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa
cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i
valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad
esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro
(difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie
superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro
(cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni
erogate localmente, pertanto, è più prudente
affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti
alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori
agli estremi.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per
isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana
6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di
cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente
report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e
per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori
puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord
e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è
inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a
8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a
fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il
40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo
della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo
in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media:
7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la
Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi
città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la
mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna
con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a
fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro.
Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da
meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%),
Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in
Campania e Sicilia.
* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti
meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione
sarà fornita successivamente.
ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare
le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una
combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione,
nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima
questione da indagare è comè variato il peso relativo
di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal
proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi
principali della riforma una maggiore valorizzazione della
componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività
dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere
inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a
sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena
considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del
patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e
non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa,
con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la
franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il
debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E
stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli
immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti
e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza
media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali
innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione
dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un
settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si
noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle
medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del
patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale
evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia
una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento
della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno
esaminate più avanti (ad es., il trattamento della
disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare
con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero
anno.
Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della
componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio
mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito).
Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si
era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa
l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era
stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari
finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione
potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma
leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati
eclatanti in termini di emersione.
Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del
2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con
patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore
medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro)
e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il
quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte
superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già
rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma
addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio
mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e
nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%,
sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una
diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte
citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3°
trimestre). Il trend è ancora più evidente se
osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU
con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle
DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.
ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile
0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio
mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati
in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in
termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la
popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di
oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una
notevole variabilità nella distribuzione territoriale del
patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con
patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del
totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%.
In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio
mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un
quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e
prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità
territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi
anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni
precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva
patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e
circa il 60% del Centro.
Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente
ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve
tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono
evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE,
dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne
darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i
controlli sulle DSU precedentemente presentate.
Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si
concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a
cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante
lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche,
dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla
povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti
tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si
distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno
(prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità,
contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le
prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle
DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20%
da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei
nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.
Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è
detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a
manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di
settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo
studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese
di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di
universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre
al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di
questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si
osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei
valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel
precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le
prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento
della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS
in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi
sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno
strumento molto potente per migliorare la gestione, la
programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi.
Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni
che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi
erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa
attività decolli anche al fine di far funzionare
efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di
dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato
la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima
fruizione della prestazione potendosi così adoperare per
recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso
dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e
nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più
che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente
influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà
del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione
che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto
è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole
di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come
già notato per la popolazione complessiva, si osserva un
certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono
in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari
con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi
il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative
differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE
complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente
inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro,
in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli
ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui
emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le
persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti
è il probabile effetto della maggiorazione della scala di
equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la
cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in
particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso
elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni
scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo
9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della
popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione
sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con
minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.
Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è
più basso del vecchio è pari alla metà della
popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei
senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più
alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno
rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente
invariata e si osserva un più limitato incremento della
media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva
(probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione
della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi
in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è
infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per
la popolazione senza minorenni.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per
isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana
6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di
cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità Gli effetti della
riforma sui nuclei di persone con disabilità o non
autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione
complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la
distribuzione è visibilmente modificata per effetto
dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la
sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della
popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano,
passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione;
sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34%
dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che
si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte
più «ricca» della popolazione avviene il
contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il
6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con
disabilità o non autosufficienti è tre punti in
più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali
sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE
pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti
coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non
possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è
calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei
nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non
solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione
delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli
evidenziati nei dati.
Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è
chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in
presenza di una persona con disabilità: non più una
maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma
un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione
chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che
più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista
dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei
nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è
invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione
della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della
diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via
generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione
anziana non autosufficiente.
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5
16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole
è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre
vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei
nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece
sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%).
Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce
sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle
statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati
si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in
particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si
ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la
mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella
popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei
valori ISEE più elevati.
Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano
significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il
nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di
queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando
correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al
nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei
valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli
per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del
totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un
decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con
disabili. In altri termini, la probabilità di annullare
lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.
Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già
commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal
mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento
che qui possiamo evidenziare.
* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni
per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della
possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID).
Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul
nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono
avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto
(mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con
disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce**
48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD
9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0
ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl.
1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544
1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile
11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del
diverso trattamento delle persone con disabilità possono
essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento
alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e
trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò
è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in
cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole
(cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le
vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la
scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le
modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con
disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi
(con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di
franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di
equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di
equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque,
in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE
ibrido.
Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è
ora più evidente, seppure in misura non così a
larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre
(in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE
più bassi, verso i quali nello specifico della
disabilità le nuove regole sono particolarmente più
favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore
(dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e,
quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE
pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è
più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con
disabilità, risulta invece meno favorevole per poco
più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido
è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di
equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale
dellISEE post- riforma.
** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità
di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra
quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si
annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui
rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1%
outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1°
quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903
13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare
allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore
approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura
(presenza di persone con disabilità o minorenni) già
affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti
della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è
quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel
sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La
torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a
seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o
non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.
Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione
(lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari
mutamenti nella composizione (le «fette» di torta
rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se
consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili
ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un
quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la
«fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili
è abbondantemente più che doppia.
Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole
per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto
della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta
dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco
più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in
caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione.
La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene
allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i
soli nuclei senza carichi familiari.
ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report
le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio
universitario erano presentate, a causa della scarsa
numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui
considerato si può contare su un campione di ben maggiori
dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di
DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.
Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si
tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente
si coglie anche visivamente dal confronto con le altre
distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono
circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo
che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro
sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.
Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di
popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000
euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione.
Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi
dellISEE si osservava la medesima «forma» della
distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente
più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000
rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del
totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000
6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla
forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di
sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre
18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento
della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE
vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione
complessiva: poco più del 6% nel caso della media,
più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece,
rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella
popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE
più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle
famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri
(meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo
dellindicatore.
La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in
quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso
di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report,
i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai
significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto
osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si
presentano in misura più contenuta rispetto a quanto
appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria
è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e
lo è sempre stata. Non è compito di questo report
interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza
di una popolazione più «ricca», un ISEE
più selettivo come richiesto dal legislatore non
potrà che avere un impatto maggiore.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma:
università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4
2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per
isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana
15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di
cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i
movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione
visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.
Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare
rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale
il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio
ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei
familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio,
quelli sopra il viceversa.
E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a
seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come
le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si
consideri la generalità della popolazione, i nuclei con
minorenni, i nuclei con persone disabilità o non
autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei
nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della
popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto
la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle
persone con disabilità, invece, è evidente la
maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte
sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del
grafico, relativa alla parte più «ricca» della
popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la
diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale
operato dalla maggior valorizzazione della componente
patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la
bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre
i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto
uniforme.
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n
IS
EE
U
n iv er si ta ri
m in o ri s en za d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le
elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il
2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale
nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome
e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500
osservazioni.
Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma
ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre
riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065
10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374
Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1
& & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0
7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992
8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & &
& Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14
14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & &
& & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848
13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748
Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217
14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8
9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867
11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778
Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0
9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968
8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893
11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840
Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66
15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & &
& & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179
6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia
242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9
5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494
9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647
Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9
31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532
3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588
10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU %
nulli mediana media (escl. outliers)
Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015
Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16
Studi e Statistiche
Testo Allegato
14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1°
gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono
state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole
di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma,
che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi
tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come
specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): "
Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando
maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una
nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da
imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con
minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione
dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni,
università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei
controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del
monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i
report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e
35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre
di esercizio delle nuove regole.
Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli
obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle
distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così
fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di
enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato
(o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione
condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato
solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale
emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che
appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come
si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi
precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine
dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere
pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi
sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE.
Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata
stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo
studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o
accademico.
Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte
consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di
settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con
riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere
mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre
più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della
prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori
ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da
quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si
accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il
numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa
3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra
vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.
Questo report è a cura della Direzione generale per
linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle
politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione
di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva
(circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG
in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati
aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare
quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE
era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al
nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire
dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando
il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e
dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei
CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in
occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le
strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC
sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico
nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione
tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle
quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli
previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente
operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento
ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali
stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate
sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura,
al di là della partenza «lenta» di gennaio mese
in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente
presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad
acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da
febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi
successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato
quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in
marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque
registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620
mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma
della stagionalità riscontrata anche negli anni
precedenti.
A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con
le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso
afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente
dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF
per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il
canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione
della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è
possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la
propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da
INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo
osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di
DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello
0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la
capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni
procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU
è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le
informazioni già possedute negli archivi dellINPS e
dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non
richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò
comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della
DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal
regolamento in 10 giorni lavorativi.
Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla
modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle
famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione
semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es.,
socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari
(ad es., presenza di persone con disabilità o genitori
naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad
hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i
primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la
distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un
profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio
(nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20%
delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo
(anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code
di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero
più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di
DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente
un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014).
Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in
più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i
tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il
76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata
stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno
precedente.
Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate
nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello
stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio
accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è
recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda
parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a
quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va
comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione
territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale
nasconde andamenti molto diversi a livello locale.
I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su
base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015
(figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di
andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno
prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media
«regionale» è di oltre 6 punti superiore a
quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media
nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto
Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei
primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello
stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al
65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione
ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del
16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014
(figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale
evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato
al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita
territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il
14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi
dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di
poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel
Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un
terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune
regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un
elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa
sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più
spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della
effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.
La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le
regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione
ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi,
superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una
incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore
incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte
contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e
27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE
compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli
Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU
presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la
situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il
6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi
nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate,
prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la
selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate;
dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi
definito livello essenziale.
Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria
13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo
15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7
Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8
Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente
con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli
errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al
Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si
illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso
nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione
già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina
radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno
nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate
o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente
report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono
indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono
state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso
nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese
di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si
tratta di una distribuzione troncata (cioè, è
più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre
arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno
evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole
acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore
è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU
«rettificate» (o che, per una qualche
irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono
passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di
luglio.
* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU
gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU
rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati
qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato
nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di
duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le
rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE,
presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di
funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha
fissato in due settimane, dal momento della presentazione della
DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte
dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF
o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra
lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione
da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema
è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni
nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare
lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti
dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono
calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento,
collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la
media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana,
indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di
settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di
rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al
notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già
commentato.
ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto
distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la
distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va
precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente
rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è
lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove
dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio
ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica
rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie
quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è
pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni
presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non
è possibile il viceversa, per cui non si è potuto
fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove
regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e
2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU
può essere anche molto diverso da quello calcolato con le
medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per
lemersione di valori precedentemente non dichiarati.
In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la
popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE
appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute
ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse
dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come
si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca
al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella
che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono
sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la
distribuzione si stia «spostando» verso destra, con
lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che
nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di
prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione:
obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma
migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la
verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto
desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse
variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che
qualitativamente le popolazioni rimangano simili.
ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3
15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano
notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è
infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei
familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi.
Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime,
solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli)
non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove
regole.
Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle
distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze
più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato
già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a
concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si
registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0
erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo
qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta
comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si
vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato
alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il
nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in
misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle
precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si
avvicinino (la crescita della media è cioè minore
rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della
mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi
di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è
di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si
verifica il citato «spostamento» verso destra della
distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi
livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli
universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di
più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa
cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i
valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad
esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro
(difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie
superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro
(cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni
erogate localmente, pertanto, è più prudente
affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti
alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori
agli estremi.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per
isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana
6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di
cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le
statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente
report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e
per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori
puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord
e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è
inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a
8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a
fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il
40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo
della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo
in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media:
7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la
Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi
città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la
mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna
con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a
fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro.
Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da
meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%),
Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in
Campania e Sicilia.
* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti
meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione
sarà fornita successivamente.
ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare
le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una
combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione,
nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima
questione da indagare è comè variato il peso relativo
di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal
proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi
principali della riforma una maggiore valorizzazione della
componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività
dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere
inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a
sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena
considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del
patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e
non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa,
con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la
franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il
debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E
stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli
immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti
e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza
media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali
innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione
dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un
settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si
noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle
medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del
patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale
evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia
una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento
della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno
esaminate più avanti (ad es., il trattamento della
disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare
con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero
anno.
Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della
componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio
mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito).
Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si
era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa
l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era
stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari
finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione
potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma
leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati
eclatanti in termini di emersione.
Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del
2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con
patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore
medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro)
e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il
quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte
superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già
rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma
addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio
mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e
nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%,
sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una
diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte
citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3°
trimestre). Il trend è ancora più evidente se
osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU
con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle
DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.
ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile
0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio
mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati
in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in
termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la
popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di
oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una
notevole variabilità nella distribuzione territoriale del
patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con
patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del
totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%.
In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio
mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un
quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e
prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità
territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi
anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni
precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva
patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e
circa il 60% del Centro.
Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente
ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve
tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono
evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE,
dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne
darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i
controlli sulle DSU precedentemente presentate.
Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si
concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a
cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante
lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche,
dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla
povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti
tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si
distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno
(prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità,
contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le
prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle
DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20%
da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei
nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.
Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è
detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a
manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di
settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo
studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese
di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di
universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre
al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di
questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si
osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei
valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel
precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le
prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento
della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS
in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi
sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno
strumento molto potente per migliorare la gestione, la
programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi.
Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni
che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi
erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa
attività decolli anche al fine di far funzionare
efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di
dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato
la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima
fruizione della prestazione potendosi così adoperare per
recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso
dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e
nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più
che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente
influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà
del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione
che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto
è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole
di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come
già notato per la popolazione complessiva, si osserva un
certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono
in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari
con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi
il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative
differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE
complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente
inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro,
in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli
ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui
emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le
persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti
è il probabile effetto della maggiorazione della scala di
equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la
cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in
particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso
elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni
scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo
9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della
popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione
sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con
minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.
Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è
più basso del vecchio è pari alla metà della
popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei
senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più
alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno
rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente
invariata e si osserva un più limitato incremento della
media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva
(probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione
della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi
in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è
infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per
la popolazione senza minorenni.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma %
nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per
isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana
6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di
cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità Gli effetti della
riforma sui nuclei di persone con disabilità o non
autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione
complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la
distribuzione è visibilmente modificata per effetto
dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la
sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della
popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano,
passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione;
sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34%
dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che
si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte
più «ricca» della popolazione avviene il
contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il
6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con
disabilità o non autosufficienti è tre punti in
più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali
sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE
pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti
coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non
possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è
calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei
nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non
solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione
delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli
evidenziati nei dati.
Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è
chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in
presenza di una persona con disabilità: non più una
maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma
un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione
chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che
più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista
dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei
nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è
invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione
della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della
diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via
generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione
anziana non autosufficiente.
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5
16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole
è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre
vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei
nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece
sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%).
Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce
sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle
statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati
si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in
particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si
ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la
mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella
popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei
valori ISEE più elevati.
Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano
significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il
nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di
queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando
correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al
nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei
valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli
per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del
totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un
decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con
disabili. In altri termini, la probabilità di annullare
lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.
Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già
commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal
mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento
che qui possiamo evidenziare.
* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni
per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della
possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID).
Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul
nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono
avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto
(mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce
ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con
disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce**
48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD
9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0
ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl.
1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544
1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile
11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del
diverso trattamento delle persone con disabilità possono
essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento
alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e
trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò
è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in
cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole
(cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le
vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la
scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le
modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con
disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi
(con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di
franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di
equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di
equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque,
in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE
ibrido.
Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è
ora più evidente, seppure in misura non così a
larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre
(in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE
più bassi, verso i quali nello specifico della
disabilità le nuove regole sono particolarmente più
favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore
(dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e,
quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE
pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è
più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con
disabilità, risulta invece meno favorevole per poco
più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido
è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di
equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale
dellISEE post- riforma.
** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità
di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra
quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei
familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si
annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui
rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1%
outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1°
quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903
13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare
allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore
approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura
(presenza di persone con disabilità o minorenni) già
affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti
della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è
quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel
sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La
torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a
seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o
non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.
Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione
(lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari
mutamenti nella composizione (le «fette» di torta
rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se
consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili
ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un
quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la
«fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili
è abbondantemente più che doppia.
Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole
per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto
della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta
dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco
più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in
caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione.
La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene
allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i
soli nuclei senza carichi familiari.
ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report
le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio
universitario erano presentate, a causa della scarsa
numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui
considerato si può contare su un campione di ben maggiori
dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di
DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.
Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si
tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente
si coglie anche visivamente dal confronto con le altre
distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono
circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo
che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro
sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.
Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di
popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000
euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione.
Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi
dellISEE si osservava la medesima «forma» della
distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente
più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000
rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del
totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000
6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla
forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di
sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre
18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento
della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE
vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione
complessiva: poco più del 6% nel caso della media,
più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece,
rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella
popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE
più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle
famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri
(meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo
dellindicatore.
La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in
quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso
di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report,
i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai
significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto
osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si
presentano in misura più contenuta rispetto a quanto
appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria
è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e
lo è sempre stata. Non è compito di questo report
interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza
di una popolazione più «ricca», un ISEE
più selettivo come richiesto dal legislatore non
potrà che avere un impatto maggiore.
* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio
dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in
valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non
considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a
ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma:
università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4
2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per
isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana
15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post
riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di
cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i
movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione
visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.
Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare
rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale
il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio
ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei
familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio,
quelli sopra il viceversa.
E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a
seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come
le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si
consideri la generalità della popolazione, i nuclei con
minorenni, i nuclei con persone disabilità o non
autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei
nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della
popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto
la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle
persone con disabilità, invece, è evidente la
maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte
sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del
grafico, relativa alla parte più «ricca» della
popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la
diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale
operato dalla maggior valorizzazione della componente
patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la
bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre
i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto
uniforme.
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n
IS
EE
U
n iv er si ta ri
m in o ri s en za d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io -
fa m ig lie c o n d is ab ili
IS
EE
o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le
elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il
2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale
nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome
e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500
osservazioni.
Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma
ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre
riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065
10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374
Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1
& & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0
7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992
8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & &
& Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14
14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & &
& & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848
13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748
Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217
14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8
9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867
11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778
Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0
9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968
8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893
11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840
Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66
15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & &
& & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179
6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia
242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9
5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494
9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647
Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9
31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532
3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588
10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU %
nulli mediana media (escl. outliers)