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COVER STORY L'INFORMAZIONE IN TEMPO REALE
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Informat Paper News - Vita.it

Zamagni: «Ecco perché il terzo settore può gioire per Mattarella» Vita.it - Pubblicato 2015.02.02

Perché Mattarella è il miglior presidente che l’Italia potesse darsi? Il giudizio su di lui è positivo è unanime, e condiviso anche da tanti che non lo hanno votato. È personaggio che suscita il rispetto di tutti, per la coerenza della sua storia politica e per le vicende della sua biografia

Corpi civili di pace, entro l'anno i primi 300 giovani in missione Vita.it - Pubblicato 2015.02.02

Entro la fine dellanno sarà avviato il primo contingente dei nuovi corpi civili di pace di 300 volontari. Il decreto ministeriale attuativo dellarticolo 1 comma 253 della legge di Stabilità è stato firmato lo scorso venerdì dai ministri del Lavoro e degli Esteri Giuliano Poletti e Paolo Gentiloni (in foto). A illustrarne il contenuto è stato però il sottosegretario alle Politiche sociali, Luigi Bobba: «La norma prevede l'istituzione in via sperimentale di un contingente di corpi civili di pace destinato alla formazione e alla sperimentazione di impiego di 500 giovani volontari, in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o in aree di emergenza ambientale". I Corpi civili di pace contano su una linea di finanziamento di 3 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2014-2016. «È un esperimento di piccole dimensioni», ha concluso Bobba - «ma ci attendiamo che si possa continuare ad allargare quella capacità politica per fare azioni di pace e di solidarietà, allargando gli strumenti che andranno via via consolidati nell'ambito del servizio civile«. «Il Governo», ha aggiunto Poletti, «ha detto in termini molto chiari che pensiamo ad una azione molto forte di sviluppo della partecipazione attiva e responsabile dei cittadini alla propria comunità. Il nostro paese ha una forte vocazione, una forte cultura del volontariato, dell'associazionismo ma non può essere tutto lasciato solo ad una sorta di pronto soccorso».

Servizio civile, la Francia lo vuole obbligatorio? Vita.it - Pubblicato 2015.02.02

Il futuro del servizio civile in Francia è al centro del dibattito. In attesa della conferenza stampa del 5 febbraio durante la quale si prevede che il presidente François Hollande ne annunci lestensione con lobiettivo di promuovere limpegno dei giovani e allo stesso tempo lottare contro le divisioni sociali, le discussioni Oltralpe sul futuro del servizio civile istituito in Francia nel 2010 si infiammano. Renderlo o meno obbligatorio con lobiettivo non celato di tenere vivo il cosiddetto spirito dell11 gennaio, data delloceanica manifestazione contro il terrorismo a Parigi e simbolo della solidarietà nazionale, è uno dei temi sul tappeto. Ma si parla anche delleventuale costo di una simile operazione. Lo scorso anno, a fronte delle 120mila domande, gli invii al servizio civile sono stati 35mila con una spesa per le casse francesi di 140 milioni di euro (i giovani tra i 16 e 25 anni ricevono 375 euro al mese per la durata del servizio che varia dai 6 ai 12 mesi). Già lo scorso giugno Hollande aveva prospettato di innalzare il numero dei giovani sbloccando 100 milioni di euro. Dopo gli attentati del 7 e 9 gennaio il presidente Hollande aveva annunciato che tutti i volontari, si parla di un numero tra i 150 e i 170mila lanno, avrebbero potuto fare il loro servizio civile entro il 2017. Un obiettivo che per il presidente dellagenzia per il servizio civile, François Chérèque, non è facilmente raggiungibile: occorrerebbe portare il budget annuale dai 170 milioni di euro (di cui 150 statali) del 2015 a 600 milioni. Rendere obbligatorio il servizio civile in Francia per sei mesi, porterebbe il numero dei giovani impegnati ogni anno a oscillare tra i 600 e i 700mila, i costi si legge sui giornali francesi schizzerebbero a 3 miliardi di euro. Da parte sua il ministro per la gioventù, in unintervista del 31 gennaio a Le Figaro sottolinea che la forza attuale del servizio civile sta nellimpegno personale dei giovani e per lui è importante salvaguardare laspetto di impegno e volontarietà del gesto. Inoltre, ricordando che oggi vi sono cinque volte più domande dei posti disponibili, in nome della discriminazione positiva auspica che siano evase il 100 per cento delle domande provenienti dalle banlieu. Per un tema così al centro dellattenzione non poteva mancare un sondaggio dellultimora: tra il 29 e il 30 gennaio Odoxa per iTele e Le Pariesien Aujourdhui en France ha realizzato un sondaggio secondo il quale 8 francesi su dieci si dicono favorevoli al servizio civile obbligatorio. Ma se se va a guardare il dato relativo ai giovani tra i 18 e i 24 anni che sarebbero poi i diretti interessati i favorevoli scendono al 62%, con un 36% contrario e un 2% che non si pronuncia. Sui giornali come tra i partiti il dibattito è aperto e non manca chi, come lUmp (il partito di centro-destra francese, oggi allopposizione) accanto a un servizio civile obbligatorio vorrebbero reintrodurre il servizio militare che in Francia non è più obbligatorio dal 1997.

Al via la maxi sperimentazione del vaccino anti-Ebola Vita.it - Pubblicato 2015.02.02

Sono iniziate lunedì in Liberia le prime sperimentazioni su vasta scala, dei vaccini anti-Ebola. Lobiettivo dei ricercatori sarebbe di vaccinare 30 mila volontari, tra cui medici e infermieri, iniettando una percentuale ridotta del virus, inizialmente su 12 volontari, per innescare una risposta immunitaria nellorganismo. Al 31 gennaio, oltre 8.500 persone sono morte a causa dellepidemia, la maggior parte delle vittime, in Guinea, Liberia e Sierra Leone. I casi identificati sono stati 22 mila e il virus ha ucciso 3,600 persone solo in Liberia. Il numero delle persone infettate però si è ridotto notevolmente negli ultimi mesi, tanto che, secondo la World Health Organization (WHO),lepidemia è entrata in una seconda fase. Proprio il calo dei contagi, potrebbe mettere a repentaglio la validità dei risultati ma i ricercatori si sono detti determinati a trovare un rimedio alla malattia, assicurando inoltre che le sperimentazioni del vaccino non comportano alcun rischio. Non cè nessun pericolo. Ha dichiarato lo scienziato britannico Stephen Kennedy, alla BBC. Il ceppo del virus utilizzato per le iniezioni è molto debole, quindi è impossibile che i volontari prendano lebola, dal vaccino.

Milano tra le 7 città mondiali anti-smog Vita.it - Pubblicato 2015.02.02

E se vi dicessimo che c'è anche Milano tra le città che stanno facendo di più per liberare i centri dalle automobili, ci credereste? Secondo il magazine americano, Fastcompany, infatti, anche il capoluogo lombardo è tra le metropoli mondiali che hanno dichiarato guerra all'auto. Unica città italiana, Milano è infatti riuscita a limitare il traffico nel centro storico, nonostante le proteste degli automobilistipiù incalliti, ed è stata scelta come esempio europeo in cui unamministrazione locale ha provato a combattere lo smog, offrendo biglietti gratuiti ai mezzi pubblici, a chi lascia a casa lauto. Liniziativa, Ferma lAuto Guadagna i Mezzi è stata sviluppata dal comune, in collaborazione con Assicurazione Unipol e funziona in modo semplice: un dispositivo telematico installato sulla vettura registra i dati di utilizzo e consente di accumulare un credito di 1,50 euro per ogni giorno di non utilizzo dellauto, fino a un massimo di 30 euro. Il bonus potrà poi essere convertito in biglietti Atm, ritirabili presso le biglietterie automatiche con il codice fornito dalla compagnia assicurativa. Secondo Fastcompany, i cittadini del futuro devono essere senza macchina, non solo per ragioni ambientali, ma anche per migliorare la qualità della vita, soprattutto se si pensa che in una città come Londra,il traffico in media, si muove più lento di una bicicletta e secondo uno studio, gli automobilisti impiegano 106 giorni della propria vita a cercare parcheggio, mentre a Los Angeles, chi guida trascorre in media 90 ore allanno imbottigliato nel traffico delle sconfinate highway metropolitane. Le misure anti-traffico più rapide, in Europa, dove laumento delle auto risulta particolarmente incompatibile con centri storicisviluppati mettendo al centro il cittadino, in unepoca in cui le macchine ovviamente non esistevano ancora. Tra le città europee anti-traffico, anche Madrid, che ha allargato proprio questo mese, la zona pedonale del centro storico. Un altro passo, verso lambizioso obiettivo di rendere centro della città completamente pedonale, nei prossimi cinque anni. Le 24 strade più trafficate saranno ri-disegnate esclusivamente in funzione dei pedoni. Parigi aveva deciso di ridurre il traffico, applicando la circolazione delle auto a targhe alterne, lo scorso anno, dopo che lo smog aveva registrato cifre record, linquinamento era crollato del 30% in alcune zone della città. Al momento lamministrazione comunale, sta sviluppando un piano per limitare, sempre di più, il traffico in centro. Entro il 2020 è infatti previsto un raddoppio delle piste ciclabili, il divieto di circolazione alle auto a diesel. In crescita anche il numero di parigini senza auto, nel 2001 erano il 40%, oggi sono il 60%. Anche la Cina inizia a pensare a limitare il traffico in città, nel sud-ovest del paese, una nuova città satellite, della più grande Chengdu, è stata sviluppata da 2 architetti di Chicago, per mettere al centro il pedone, rendendo ogni luogo dinteresse raggiungibile a piedi in 15 minuti. Amburgo sta rendendo ai pedoni la vita sempre più semplice, per la città è previsto lo sviluppo di un network Verde che ricoprirà il 40%della superficie urbana e metterà in contatto i diversi parchi della città, permettendo ai cittadini di camminare e andare in bici, ovunque. Nel Nord Europa, virtuose anche le situazioni di Helsinki e diCopenhagen. Mentre la prima sta sviluppando un nuovo piano urbano, per trasformare le periferie della città in zone pedonali e implementando, allo stesso tempo, diversi servizi di car e bike sharing, la capitale danese è storicamente tra le città più sensibili a chi non ha la macchina in Europa. Sono oltre 300 i kilometri di piste ciclabili in città e il tasso di proprietà di auto è tra i più bassi in Europa.

La Croazia cancella il debito dei cittadini più poveri Vita.it - Pubblicato 2015.02.02

Oggi è un bel giorno, per moltissimi cittadini di quella Croazia che solo due settimane fa si è scelta per nuovo presidente della repubblica una donna, la quarantaseienne Kolinda Grabar-Kitarovic. Si calcola che almeno 60mila cittadini su una popolazione complessiva di 4milioni e 200mila potranno beneficiare di un provvedimento contro l'indebitamento estremo messo a punto dal governo. Migliaia di croati vedranno così estinguere i propri debiti, in virtù di questo provvedimento che, come afferma il ministro delle politiche sociali Milanka Opacic - sia detto per la cronaca: un'altra donna - "permetterà di ricominciare". Sono più di 300mila i croati che, nei mesi scorsi, si sono visti chiudere il conto corrente per eccesso di sofferenza. Non tutti possono accedere al beneficio varato dal governo ma, assicura la Opacic, "questo è solo l'inizio". Per vedersi cancellato il debito i cittadini devo avere un indebitamento inferiore a 35mila kune e il loro reddito mensile non deve essere superiore a 1.250 kune. In euro: il debito dovrà essere inferiore a 4.735 euro e il reddito mensile della persona indebitata - che non deve avere proprietà o depositi bancari - non deve superare i 162 euro. Ricordiamo che lo stipendio medio, in Croazia, terzo paese più povero dell'UE, dopo Romania e Bulgaria, si aggira sui 752 euro mensili, con una disoccupazione che in queste prime settimane dell'anno è stimata al 21,6%. Un pensionato croato prende mediamente 300 euro ed è a forte rischio di indebitamento e povertà. Il costo complessivo del progetto "Cancella il debito" si aggira sui 210milioni di kune, ossia 27milioni di euro, ma stando alle stime del governo dovrebbe portare benefici a breve e lungo termine sull'economia. Se ne è detto convinto il primo ministro Zoran Milanovic, che è riuscito a portare nell'impresa comuni, aziende pubbliche e private fornitrici di servizi, aziende di telecomunicazioni e nove banche. Tutti si sono detti disposti a cancellare i debiti dei meno abbienti. Debiti che, con quasi assoluta certezza, sarebbero comunque sfociati nell'insolvenza assoluta, mantenendo però il debitore in una condizione di disagio e colpa permanenti, pemettendo di accedere nuovamente a forme di credito e riaprire i conti correnti attualmente bloccati.. Nel suo complesso, l'indebitamento privato dei croati ammonta a 4miliardi e 600milioni di euro, mentre il debito che verrà cancellato dal provvedimento può essere stimato in una percentuale che varia dall'1 al 7% di questi quattro e passa miliardi di euro. Se guardiamo alle persone e non alle cifre, ci accorgiamo però che con questo "semplice" provvedimento la Croazia riesce a liberare dalle catene del debito circa il 20% dei suo cittadini indebitati. @oilforbook

Informat Paper News - Roma Confcooperative

Roma Pulita e Solidale: Si può fare Roma Confcooperative - Pubblicato 2014.02.27

Ore 16,00 Cooperazione sociale, bene comune Relazione introduttiva di Pino Bongiorno Presidente Legacoopsociali Lazio; Ore 16,15 Un regalo alla città Proposta illustrata da Eugenio De Crescenzo Presidente Agci Solidarietà; Ore 16,25 Uno per tutti Videoproposta di Visioni Sociali Realizzato da Enzo Berardi; Ore 16,35 La cooperazione sociale a sostegno delle comunità

RISERVA 5 % APPALTI ALLE COOPERATIVE SOCIALI DI INSERIMENTO LAVORATIVO. SI AVVIA IL COMITATO PER LA Roma Confcooperative - Pubblicato 2014.02.23

20 febbraio 2014 - Si è avviato lo scorso 14 febbraio il Comitato per la concertazione ed il coordinamento previsto dalla DGC 238/2012 concernente le linee guida per laffidamento di appalti e di servizi alle cooperative sociali di tipo b. Il Comitato si è insediato sotto la presidenza dellAssessore alle politiche sociali Rita Cutini. Tra i componenti del Comitato la Presidente della Commissione Politiche sociali Erica Battaglia, il Direttore del Dipartimento Politiche sociali, i rappresentanti delle Associazioni cooperative Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali e Agcisociali. Durante lo svolgimento della riunione, lAssessore Cutini ha manifestato un ampio riconoscimento per la cooperazione sociale di inserimento lavorativo, rinnovando il forte impegno dellAmministrazione a dare attuazione alla riserva di almeno il 5 % degli appalti. Le Associazioni cooperative hanno presentato allAssessore il programma dei lavori del Convegno, che si terrà il 6 marzo 2014 e che vedrà la partecipazione del Sindaco Marino, volto a dare visibilità alla esperienza nella città di Roma della cooperazione sociale di inserimento lavorativo quale protagonista della manutenzione della città. LAssessora Cutini, nellassicurare la sua presenza al Convegno, si è impegnata nella organizzazione di una conferenza stampa di presentazione delliniziativa per il 3 marzo in Campidoglio.

AL VIA IL PROGETTO MUTUA NEL LAZIO Roma Confcooperative - Pubblicato 2014.02.23

06 febbraio 2014 - Presentato ai Dirigenti Regionali di Confcooperative Lazio il Progetto della Mutua che si sta costruendo a livello nazionale e che vedrà un forte protagonismo delle Cooperative del Lazio attraverso la costituzione di una Mutua Regionale. Sono intervenuti il Vice Segretario generale Marco Venturelli ed il Presidente della Mutua Sanitaria Odorizzi. Il Presidente nazionale G. Milanese ha illustrato il Progetto ed il piano di lavoro verso, la costituzione della Mutua Regionale. Il Presidente Mitra ha sottolineato la strategicita' del Progetto Mutua Lazio impegnando il gruppo dirigente nelle prossime iniziative di promozione e sviluppo del progetto.

LE ASSOCIAZIONI IMPRENDITORIALI INCONTRANO IL SINDACO MARINO…. Roma Confcooperative - Pubblicato 2014.02.23

Dopo un periodo troppo lungo di mancanza di confronto con la nuova Amministrazione del Campidoglio si è tenuto ieri sera un incontro importante per trovare una modalità di lavoro positiva tra le forze economiche e produttive della Città e la Amministrazione. Il Presidente Mitra intervenendo ha sottolineato la necessità di una interlocuzione forte per costruire una prospettiva nuova della Città e uscire dalla gestione delle sole emergenze. Ha indicato la necessità di individuare delle tracce di sviluppo capaci anche di attivare lavoro, nuova impresa e coesione sociale e su queste attivare tavoli di Partenariato tra Comune e forze imprenditoriali. Al termine della riunione si è convenuto di procedere con un rinnovato impegno di confronti tematici che si attiveranno a breve seguendo ovviamente la delicata partita delle risorse e del Bilancio che condizionano pesantemente lo sviluppo della economia cittadina sia per la esiguità delle disponibilità, che per il peso della fiscalità aggiuntiva.

LA COOPERAZIONE DELL’ACI INCONTRA IL VICE PRESIDENTE SMERIGLIO SULLE POLITICHE DI SVILUPPO Roma Confcooperative - Pubblicato 2014.02.23

Roma, 27 gennaio 2014 - Si è tenuto stamane presso la Presidenza della Regione un importante momento di confronto tra i Presidenti dellACI e il Vice Presidente Smeriglio con i suoi più stretti collaboratori per approfondire i temi dello sviluppo cooperativo come risorsa della ripresa e della crescita della economia della Regione. Il confronto ha riguardato il Patto per il lavoro e lo sviluppo per la parte di competenza delle deleghe del Vice Presidente. Dopo una approfondita e positiva discussione si è convenuto su una serie di proposte e su una modalità di lavoro caratterizzata dal principio del partenariato. Specifici Tavoli Tecnici approfondiranno una serie di temi condivisi perseguendo lobiettivo di una efficace gestione delle risorse della Programmazione dei Fondi UE 2014/2015 come opportunità virtuosa per lo sviluppo.

NOTA DI LUIGI DE CESARIS RESPONSABILE TRASPORTO PERSONE CONFCOOPERATIVE ROMA Roma Confcooperative - Pubblicato 2014.02.23

03 febbraio 2014 - Roma prova a copiare Milano con l'ecopass per limitare l'uso dei mezzi privati all'interno dell'anello ferroviario. È una delle novità del nuovo Piano generale del traffico urbano (Pgtu) presentato ieri dal Sindaco Ignazio Marino e dall'Assessore alla Mobilità, Guido Improta, affiancati dall'Assessore all'Ambiente, Estella Marino che nel cuore della Capitale vogliono creare «zone a emissioni zero». Dopo 15 anni di immobilismo delle varie amministrazioni capitoline siamo felici di constatare che l'Assessore Improta delinea un nuovo scenario sulla mobilità capitolina, con al centro il rafforzamento del Trasporto pubblico. Il raggiungimento degli obiettivi indicati, sono il preludio ad una svolta realmente ecologica e smart della Capitale. Da questo punto di vista il settore TAXI ed NCC può trovarne solo che giovamento. L'idea di realizzare un sistema ecopass, mutuata dall'esperienza milanese, può rappresentare una formidabile occasione per realizzare una seria lotta all'abusivismo, come ad esempio legare l'ecopass alla presentazione della regolarità contributiva, assicurativa e fiscale degli operatori. Ci auguriamo che il piano, oltre che ad essere un insieme di auspicabili obiettivi, veda luce il più presto possibile.

Informat Paper News - Impresasociale.net

Riforma del Terzo Settore: una valutazione dei diretti interessati Impresasociale.net - Pubblicato 2014.05.29

All'indomani della pubblicazione delle Linee Guida per una Riforma del Terzo Settore e del lancio della consultazione pubblica con invio di poste elettroniche, sono molti i giudizi positivi che valutano l'iniziativa del governo Renzi una svolta epocale per le organizzazioni del terzo settore, finalmente una riforma a 360 che posiziona l'impresa

L'Italia protagonista di inziative di Prossimit Impresasociale.net - Pubblicato 2014.03.24

La Biennale della Prossimit il primo appuntamento dedicato alle comunit locali, alle persone e ai loro bisogni guardati in ottica di "prossimit". Promossa dalla Rete Nazionale per la Prossimit, la Biennale racconter come andare incontro ai bisogni sempre pi vari e possa coincidere con la definizione di una nuova relazione in cui il soggetto destinatario co - protagonista della risposta. La Biennale si terr a Genova da venerd 10 ottobre, tardo pomeriggio a domenica 12 ottobre al mattino. Cosa significa prossimit? la "prossimit" significa attivarsi per rispondere a bisogne e istanze importanti per le persone: solo per fare alcuni esempi, acquisti collettivi basso costo e dispense alimentari, risposte ai problemi abitativi (housing, co-housing, autocostruzione, ecc.), creazione di luoghi di aggregazione, socialit, attivismo, imprenditorialit sociale, presa in carico di luoghi urbani degradati e certamente tante altre cose. Sei protagonista di un'iniziativa di prossimit? Vogliamo dare voce alle tante iniziative di solidariet, mutuo aiuto e protagonismo dei cittadini che sono disseminate sui nostri territori. Scrivici per saperne di pi.e vieni a Genova a raccontarla

Il gap dell'impresa sociale Impresasociale.net - Pubblicato 2014.03.21

Si parlato di impresa sociale Il 14 marzo durante il convegno a Milano su "Impresa sociale una chanche per il lavoro e lo sviluppo" organizzato da Vita e Make a Change. In questa occasione sono stati presentati i dati inediti dell'Osservatorio Isnet con un focus sulla "social business initiative" e una rassegna delle principali criticit per l'impresa sociale ad affrontare processi di innovazione sociale. Se l'impresa sociale conferma anche nella VII edizione dell'Osservatorio, la propria capacit di "tenuta" rispetto alle mutate condizione dei mercati preservando l'occupazione o addirittura facendola crescere, emergono resistenze ad attivare reali processi di cambiamento, resi urgenti e non pi derogabili ( per il progressivo contrarsi delle risorse pubbliche e il contemporaneo aumento e complessit dei bisogni della popolazione). Sono ancora poche le organizzazioni "smart", che sfruttano le nuove tecnologie, o si fanno protagoniste delle esperienze di sharing economy che si stanno diffondendo con grande rapidit su iniziativa di cittadini intraprendenti, oppure capaci di vantare raccordi con il mercato profit in una prospettiva di nuove collaborazioni e partnership. Di fatto, stupisce che oltre l'80% delle imprese sociali del panel Isnet, dice di non conoscere la "social business initiative" e di non aver realizzato progetti di social innovation a causa di una molteplicit di fattori riconosciuti e riconoscibili. "La crisi in atto richiede cambiamenti importanti. Secondo lei quali sono i principali ostacoli nell'avviare processi di innovazione nelle cooperative sociali?" Fonte: Osservatorio Isnet Focus su "Ostacoli al cambiamento" (indici di penetrazione panel 400 imprese sociali in Itali) Le imprese sociali sono dei "campioni" di responsabilit e cittadinanza attiva: hanno dimostrato di saper risolvere i problemi senza delegare ad altri e senza vittimismi paralizzanti. Hanno identit forti, chiarezza della propria mission, consapevolezza del proprio fare. Hanno saputo creare contesti di lavoro ricchi di significato. Questa stessa vocazione non stata esente per da controindicazioni, quelle dell'autoreferenzialit e dell'eccesso di protagonismo che definisce confini certi con meccanismi di inclusione ed esclusione E ancora la mancanza di delega, la difficolt ad organizzare i flussi di lavoro e suddividere le responsabilit e i ruoli all'interno delle organizzazioni, sono alla base di una operativit assillante, che schiaccia l'attivit sulla gestione dell'ordinario togliendo fiato al nuovo e alla sperimentazione, lasciando al palo formazione e aggiornamento del management e del personale inserito nelle organizzazioni. Interessante che siano gli stessi imprenditori sociali a fare autoanalisi e a identificare i gap: le percentuali sulle criticit, sono frutto delle indicazioni degli intervistati. Sono le organizzazioni di pi recente costituzione (da 1 a 3 anni) e quelle con performance economica "in crescita" a fare pi autocritica, quasi a dire "basta all'autoreferenzialit, all'operativit schiacciante che depotenzia l'apertura al nuovo" Si dice che per cambiare il primo passo sia essere consapevoli del problema. Allora identificato il limite, spazio alle soluzioni, all'ideazione di piste di lavoro sulla quale investire, da subito, per posizionare l'impresa sociale italiana dove merita, protagonista di innovazione sociale, vera eccellenza made in Italy, capace di stare nel mercato rendendo concreta la possibilit di un'altra economia

Nascono i Cantieri del bene comune Impresasociale.net - Pubblicato 2014.03.12

"I Cantieri del bene comune" il network di eventi del terzo settore. Sono stati creati dal Centro Nazionale per il Volontariato, dal Centro Servizi per il Volontariato di Napoli, dalla Rete Nazionale per la Prossimit, dall'Anci Toscana, dall'Istituto Italiano della Donazione e dalla Fondazione Casa del Volontariato di Carpi. "Il nostro mondo - dichiara Edoardo Patriarca, presidente del Centro Nazionale per il Volontariato - fatto da associazioni, cooperative, fondazioni, volontariato, un mondo che produce eventi, convocando nelle numerose citt persone, famiglie, politici, per raccontare le esperienze che rendono ancora questo paese un buon paese. Con I Cantieri del Bene Comune abbiamo scelto di unire le forze per valorizzare e far emergere un calendario di eventi di un'Italia operosa e innovativa, un'Italia che non si arrende e continua a costruire con tenacia un Paese migliore". Sette appuntamenti di richiamo nazionale che animeranno l'Italia da nord a sud a partire da aprile - da gioved 10 a domenica 13 - quando si terr a Lucca il primo appuntamento, il Festival del Volontariato organizzato dal Centro Nazionale per il Volontariato. Da venerd 16 a luned 19 maggio sar Carpi ad essere animata dalla Primavera del Volontariato organizzata dalla Fondazione Casa del Volontariato. A giugno l'Anci Toscana promuover ad Arezzo il primo evento di Dire e Fare: la rassegna annuale dedicata all'innovazione ed allo sviluppo dell'amministrazione pubblica locale. Il 19 e 20 settembre Napoli accoglier la Fiera dei Beni Comuni realizzata del Centro Servizi per il Volontariato di Napoli per promuovere l'agire solidale e offrire visibilit alle buone prassi del volontariato. Il primo ottobre sar la volta invece del Giorno del Dono evento organizzato dall'Istituto Italiano della Donazione per promuovere a livello nazionale la cultura del dono in tutte le sue forme. A Genova dal 10 al 12 ottobre si terr invece la Biennale della Prossimit, organizzata dall'omonima rete di organizzazioni che metter in mostra l'Italia che racconta il suo farsi risorsa di prossimit. Infine a novembre arriver il XV Happening della Solidariet, "Spazi comuni di idee innovative: impresa e lavoro" dal 20 al 22 ad Agrigento Leggi l'articolo pubblicato su Vita Leggi l'articolo pubblicato sull'Avvenire Consulta la rassegna stampa web dell'evento

La piazza virtuale dell'agire reale Impresasociale.net - Pubblicato 2014.01.06

Uno strumento che sostiene e promuove il dialogo tra imprese sociali e loro stakeholder: Imprese for profit - Enti pubblici - Enti locali - Media. Non solo piattaforma virtuale ma reale punto di incontro per lo scambio di servizi e la realizzazione di iniziative di rete.

Presentazione del 7 rapporto dell'Osservatorio Isnet sull'Impresa Sociale Impresasociale.net - Pubblicato 2013.07.08

Si tenuto a Roma, mercoled 10 luglio ore 10,30 - 13,30 presso l'aula del Consiglio della Camera di Commercio di Roma la presentazione del 7 rapporto dell'Osservatorio Isnet sull'Impresa Sociale. Scarica il rapporto Leggi l'articolo sul Sole 24 Ore Leggi l'articolo su Vita Leggi l'articolo su VolontariatOggi Leggi l'articolo su Adnkronos Leggi l'articolo su Avvenire Leggi l'articolo su ETicaNews Ascolta l'intervista a Laura Bongiovanni, presidente dell'Associazione Isnet, e Pietro Piccinini, vicepresidente della Cooperativa sociale Ruah, al termine dei lavori. Un ringraziamento speciale al CNV cha ha patrocinato l'evento Impresa sociale: nonostante la crisi un eccellente modello di sviluppo economico. A quando il sostegno e la valorizzazione che merita? IL PROGRAMMA 10.30 - Introduzione ai lavori: On. Edoardo Patriarca, presidente Centro Nazionale per il Volontariato e componente Intergruppo parlamentare del Terzo Settore 11.00 - Presentazione dati Osservatorio lsnet: Laura Bongiovanni, presidente Associazione Isnet 11.40 - Dai dati ai casi: parlano le imprese sociali Modera - Roberto Amen, giornalista Rai Dinamicit relazionale e reti: Matteo Iori, presidente Coop. Sociale Liberamente (Reggio Emilia) Start up di impresa sociale: Alice Cubeddu, vice presidente Coop. Ecoliving Impresa Sociale (Forl) Innovazione sociale: Dino Barbarossa, direttore Consorzio Solco (Catania) Impresa sociale e occupazione: Bruno Goisis, presidente Coop. Impresa Sociale Ruah (Bergamo) 12.30 - Conclusioni : On. Carlo Dell'Aringa, sottosegretario di Stato Ministero Lavoro e Politiche Sociali L'Osservatorio Isnet, promosso dall'associazione Isnet, verifica annualmente i dati di andamento e sentiment dell'impresa sociale sulla base di un campione nazionale di cooperative sociali altamente rappresentativo. La VII edizione dell''Osservatorio che ha anche monitorato le reti di impresa (L33/2009), i progetti di start up e fusioni, l'apertura alle partnership con le aziende profit, le motivazioni sottostanti l'assunzione della forma giuridica di impresa sociale (L155/2006).

Informat Paper News - Giornate di Bertinoro

LA XIV EDIZIONE DELLE GIORNATE DI BERTINORO PER L'ECONOMIA CIVILE Giornate di Bertinoro - Pubblicato 2014.05.18

Si terrà il 10 e 11 ottobre 2014 la prossima edizione delle Giornate di Bertinoro. Tra pochi giorni sarà presentato il tema ed il programma provvisorio dell'evento. Per restare aggiornato iscriviti alla newsletter e seguici sui social network:TWITTER #gdb2014 FACEBOOK Rivivi le Giornate di Bertinoro 2013:VIDEO FOTO CONTRIBUTI

COOPERAZIONE, NON PROFIT E IMPRENDITORIA SOCIALE: ECONOMIA E LAVORO Giornate di Bertinoro - Pubblicato 2014.03.03

Lo scorso 30 gernnaio si è svolto a Roma il seminario Liberare il lavoro: il valore aggiunto dell'economia sociale promosso da Unioncamere e Aiccon. I lavori si sono aperti con lintervento del segretario generale di Unioncamere, Claudio Gagliardi che ha sottolineato come «i nostri dati, ancora una volta, certificano limportanza del sistema cooperativo e dellimprenditoria sociale nelleconomia nazionale». Secondo Franco Marzocchi, Presidente di Aiccon, è necessario ritrovare una strategia per un nuovo modello di sviluppo attraverso la ri-generazione delle istituzioni. Nel suo intervento Stefano Zamagni dellUniversità di Bologna ha evidenziato come il lavoro in Italia sia limitato dalla burocrazia che impedisce la flessibilità e si chiede come una società civile possa accettare che il 20% della popolazione sia inoccupata. Oltre 66 miliardi di euro di valore aggiunto nel 2012, pari al 4,7% del reddito complessivo prodotto in Italia; 77mila imprese attive iscritte a fine 2013 nei Registri delle Camere di commercio, oltre 1 milione e 200mila occupati censiti nel 2011; una domanda di lavoro programmata per il 2013 che raggiunge le 73.500 unità, puntando sulla qualificazione delle risorse umane ma anche sullinclusione sociale, con una spiccata apertura ai giovani, alle donne, agli immigrati e a quanti hanno avuto poche opportunità di studiare. Il seminario è stata l'occasione per presentare il Rapporto Cooperazione, non profit e imprenditoria sociale: economia e lavoro messo a punto da Unioncamere che svela il consistente apporto del sistema cooperativo alleconomia nazionale e la capacità di resistenza alle avversità del ciclo economico, collocandolo in un ampio ragionamento che va dalla cooperazione allimprenditoria sociale e ponendo attenzione, in generale, anche allintero mondo del non profit. SCARICA IL RAPPORTO SCARICA LA PRESENTAZIONE DI DOMENICO MAURIELLO (Responsabile Centro Studi Unioncamere) FOTOGALLERY

LIBERARE IL LAVORO: IL VALORE AGGIUNTO DELL'ECONOMIA SOCIALE Giornate di Bertinoro - Pubblicato 2014.01.17

Il 30 gennaio p.v. dalle ore 9,30, a Roma presso la Sala Danilo Longhi di Unioncamere, si terrà il seminario "Liberare il lavoro: il valore aggiunto dell'Economia Sociale". L'evento promosso da UNIONCAMERE e AICCON, si propone quale momento di approfondimento sui temi emersi in occasione dellultima edizione delle Giornate di Bertinoro per lEconomia Civile. Liniziativa vuole essere la prima occasione di confronto tra soggetti dellEconomia Sociale ed istituzioni con lobiettivo di creare un appuntamento annuale di riferimento per stimolare il dibattito sullevoluzione dellEconomia Sociale nel quadro dello scenario economico del Paese. A partire dal dibattito sul tema del Ri-Generare le istituzioni, il seminario sarà anche loccasione per approfondire la questione cruciale del lavoro ed in particolare delloccupazione, mettendo al centro il modello cooperativo come paradigma di impresa e di sviluppo capace - come testimoniano i dati - di generare occupazione anche in uno scenario di crisi come quello attuale. I lavori si concluderanno con lintervento del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Enrico Giovannini al quale saranno riportate le valutazioni e riflessioni emerse in particolare sulle nuove proposte inerenti loccupazione. Si prega di dare conferma della propria partecipazione all'indirizzo: sabrina.catalano@unioncamere.it PROGRAMMA 9.30 Registrazione dei partecipanti Apertura dei lavori:Claudio Gagliardi, Segretario Generale Unioncamere Franco Marzocchi, Presidente Aiccon Intervengono:Stefano Zamagni, Presidente Comm. Scientifica AICCON Ri-Generare le istituzioni. Il contributo dell'Economia Civile all'innovazione istituzionale Domenico Mauriello, Responsabile Centro Studi Unioncamere Le dinamiche delloccupazione nelle cooperative e nelle imprese sociali italiane Interventi tematici:Marco Marazza, Professore di Diritto del Lavoro presso Universitas Mercatorum "Rinnovare le relazioni nell'impresa Tiziano Treu, Componente Consiglio del CNEL Il lavoro cooperativo: la mutualità nelle relazioni Il punto di vista di:Vincenzo Boccia*, Vice Presidente Confindustria Sergio Gatti, Direttore Generale Federcasse Giuseppe Guerini, Portavoce Alleanza Cooperative Sociali Presidente Federsolidarietà Massimo Mota, Presidente General Fond - AGCI Giuliano Poletti, Presidente ACI Alleanza delle Cooperative Italiane PresidenteLegacoop 13.30 Conclusioni Enrico Giovannini, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali *in attesa di conferma SCARICA IL PROGRAMMA!

IL VIDEO CONCLUSIVO DELLE GDB 2013 Giornate di Bertinoro - Pubblicato 2013.10.28

Guarda tutti i video ai relatori delle Giornate di Bertinoro 2013 Vai al CANALE YOUTUBE DI AICCON Inoltre sono online le foto e le relazioni di questa edizione.

"ECONOMIA CIVILE, BASTA TIMIDEZZA!" Giornate di Bertinoro - Pubblicato 2013.10.22

Pubblichiamo la seconda puntata del reportage sulle GdB 2013 a cura di Felice Meoli di ETicaNews Mattatore delle Giornate di Bertinoro (vedi prima puntata del reportage), e protagonista in apertura e in chiusura, è stato Stefano Zamagni. Voce autorevole non solamente del civile ma della sfera economica in generale, ha risposto alle domande di ET. sullo stato dellarte dei rapporti tra profit e non profit, Stato e Mercato. Denunciando gli ostacoli che si frappongono al superamento di unepoca storica ormai andata. Professor Zamagni, dove stiamo andando? Il terzo settore italiano ha radici antichissime. Non è per orgoglio nazionale, ma per verità storica. Labbiamo inventato noi e comincia nel 1200 in terra di Toscana quando nascono le congregazioni che organizzano gli ospedali, le scuole e si dedicano allattività culturale nella forma del mecenatismo. Poi, con landare del tempo, questo modello è stato trasferito ad altri ambienti e noi italiani siamo entrati nel cono dombra. Ora, non è che sia scomparso, ma di fatto lattività di Terzo Settore, fino a tempi non molto lontani, era riservata soltanto allattività meramente assistenziale. Qual è la novità di questultimo quarto di secolo, più o meno? Che i soggetti non profit hanno affiancato unattività produttiva alla tradizionale attività di tipo assistenziale e filantropica. Una svolta profonda, quasi strutturale. Questa è la grande novità, che purtroppo non si riesce a far capire a livello popolare, perché i giornali non lo capiscono e quindi non fanno informazione, anzi fanno disinformazione. Quando si parla di questi argomenti, tutti fanno riferimento al volontariato. Ora è chiaro che il volontariato non può essere produttivo, è per forza redistributivo, ma chi lha detto che il Terzo Settore coincida con il volontariato? Allora la novità è che per una serie di ragioni, a partire dalla diminuita presenza dello Stato nellarea del welfare, per continuare con il mutamento dei bisogni della gente oggi si è diffusa la percezione in base alla quale la produzione e il soddisfacimento di certi bisogni non può essere garantita né dal settore privato né dal settore pubblico, ma da questo settore che tecnicamente chiamiamo civile perché è espressione della società civile, e che noi continuiamo a chiamare Terzo Settore. Vale a dire: ci sono certe tipologie di beni e di servizi che per essere offerti hanno bisogno di condizioni di efficienza e di efficacia che bisogna ricorrere. Questa è la grossa novità. Questo nuovo scenario, dunque, ancora non è metabolizzato? Di fronte a questa novità cè ancora unarretratezza dal punto di vista culturale, ma soprattutto giuridico, perché per passare dal non profit redistributivo al non profit produttivo bisogna capire che le organizzazioni non possono essere di flusso, ma devono diventare di stock. Cioè: non possono andare avanti soltanto con le donazioni individuali o con gli interventi che la pubblica amministrazione tende a garantire. Ma bisogna dotarle di quegli strumenti, in primo luogo finanziari, che consentano loro, come a ogni altra impresa, di programmare, di lanciarsi sul futuro e così via. Ecco qual è oggi la grossa novità. Qualcosa si sta muovendo, soprattutto sul fronte della finanza etica, o della finanza non speculativa e soprattutto sul fronte della organizzazione interna. Siamo però terribilmente indietro per quanto riguarda lassetto giuridico e istituzionale, perché le leggi che abbiamo sono ancora quelle del passato. La resistenza al cambiamento culturale concerne probabilmente anche gli operatori. È vero, però sappiamo che chi opera nel Terzo Settore soffre di un complesso di inferiorità. Questo dobbiamo saperlo, non possiamo prescindere da questo. Quindi è evidente che accade come ai bambini. I bambini quando sono timidi non esprimono il proprio potenziale, cè bisogno della mamma e del papà che, conoscendoli, li valorizzano. Qui è la stessa cosa. Se i mass media televisione, mass media vari raccontassero quello che avviene sarebbe unaltra cosa. Faccio un esempio. Laltra settimana i mass media hanno raccontato la catena umana a Lampedusa che è andata a salvare vite umane: tutti ne hanno parlato e tutti hanno capito che il volontariato in Italia è una cosa seria. Ma è successo perché lhanno raccontato. Chi stava al Nord oppure al Centro altrimenti non lavrebbe saputo. Questo è un esempio concreto. Se dicessero, qualche volta, almeno una volta alla settimana, il bene che questi soggetti producono a favori di handicappati, disoccupati, famiglie in difficoltà, eccetera è chiaro che la situazione cambierebbe. Certo, chi opera nel Terzo Settore, tu dici, dovrebbe avere più coraggio, come dire: diventare promotore di se stesso. Ma questo, voglio dire, non esiste, perché cè sempre bisogno di qualcuno che invece aiuta a crescere come appunto il genitore aiuta il bambino a crescere. Forse sarebbe utile anche far comprendere il superamento della frattura tra la dimensione mercato e non mercato così come conosciuta fino a oggi. No, questo lo sanno. Magari cè qualcuno che culturalmente è rimasto più indietro. Ma negli ultimi dieci anni i master, i corsi di alta formazione, queste giornate di Bertinoro che ormai esistono da 13 anni, hanno contribuito a diffondere una cultura non da poco a questo riguardo. Quindi rimangono sì ancora delle zone dombra, però posso scommettere sicuro di vincere la scommessa che la gran parte dei soggetti che operano nel Terzo Settore sono consapevoli di quello che fanno. Il punto è che sono intimiditi. Perché quando un soggetto non ha soldi, o comunque non ha soldi propri, e deve tendere la mano, alla fine diventa succube del primo che arriva e che gli fa fare le cose che vuole. Lei ha parlato più volte di potere di influenza: come lo declinerebbe? Ecco, quella è lunica responsabilità che io imputo al Terzo Settore. Quella, cioè, di non voler mettersi assieme con una strategia di convergenza per raggiungere determinati obiettivi. Se il mondo del Terzo Settore, che ha un Forum a Roma, smettesse di litigare al suo interno con personalismi vari e gelosie varie, per cui uno fa i dispetti allaltro, un Forum che raggruppa circa l80% del Terzo Settore italiano avrebbe un potere di influenza enorme, enorme. Questa è lunica responsabilità che imputo al Terzo Settore italiano. Bisogna bypassare il Forum del Terzo Settore? No, non bisogna bypassare, perché si commetterebbe un altro errore. Bisogna farlo evolvere, e come si fa a farlo evolvere? Con linsegnamento, con il buon esempio e soprattutto con lacculturazione. Ho motivo di ritenere che non ci voglia molto perché questo avvenga. Perché quando uno tocca il fondo del barile e sente i crampi della fame allo stomaco alza i tacchi. Noi italiani siamo fatti così, abbiamo bisogno di arrivare sul ciglio del disastro per poi riprendere la giusta rotta. Secondo lei Terzo Settore è ancora una definizione valida? No, non lo è mai stata, mai. Chi mi conosce lo sa, chi legge i miei scritti lo sa che tredici anni fa ho scritto un saggio dicendo: guai a chiamarsi Terzo Settore. Ma sappiamo come vanno le cose, le parole una volta buttate in circolazione hanno una resistenza inconcepibile. Lespressione Terzo Settore non è italiana, è francese, Troisième secteur. In Francia è giusto parlare di Terzo Settore, ma non in Italia perché qui bisogna parlare di Organizzazioni della Società Civile, questa è lespressione giusta. Confida in unevoluzione positiva? Ma certo. Il guaio è che allestero mi chiamano in continuazione, qui in Italia invece cè più resistenza, perché siamo italiani, perché siamo fatti così, siamo pigri mentali, non ci vogliamo liberare. Ancora una volta, se pensiamo alla definizione non profit, tutti i giornali scrivono no profit, che è un errore tragico. Quindi se i giornalisti in Italia fossero più preparati e più responsabilizzati le cose migliorerebbero. Ce nè per tutti

I CONTRIBUTI DEI RELATORI DELLE GIORNATE DI BERTINORO 2013 Giornate di Bertinoro - Pubblicato 2013.10.17

E' possibile scaricare tutti gli abstract e le presentazioni dei relatori delle Giornate di Bertinoro 2013 nella sezione DOCUMENTI del sito. VAI ALLA SEZIONE "DOCUMENTI"

Informat Paper News - Iris Network

Rapporto Iris Network: rassegna stampa Iris Network - Pubblicato 2015.01.22

L’impresa sociale in Italia. Identità e sviluppo in un quadro di riforma E’ questo il titolo della terza edizione del Rapporto Iris Network. Raccogliamo in questo post alcune recensioni, grazie a tutti!

Measuring and Improving Social Impacts Iris Network - Pubblicato 2015.01.22

Il tema dellimpatto sociale, dalla sua definizione agli strumenti di misurazione, è ampiamente dibattuto, soprattutto negli ultimi anni; possono mutare le prospettive, gli interlocutori, gli strumenti ed i contesti di applicazione (i casi studi si moltiplicano) ma rimane invariata lesigenza di capire quali metodologie possano effettivamente garantire la generazione, gestione e misurazione di un impatto sociale. Riccardo Maiolini (LUISS Business School ItaliaCamp) ha recensito per la rivista Impresa Sociale il volume Measuring and Improving Social Impacts. A Guide for Nonprofits, Companies, and Impact Investors, scritto da Marc Epstein e Kristi Yuthas. Il volume si pone come una guida per operatori di enti nonprofit, organizzazioni for profit ed investitori dimpatto; limpatto sociale è declinato a trecentosessanta gradi con un taglio trasversale in grado di essere recepito da diverse prospettive. Il target è decisamente executive e non accademico, gli autori non si soffermano su costrutti o ipotesi di ricerca, ma con un linguaggio semplice e diretto si rivolgono agli operatori, esperti e non, del sociale largamente inteso.

Fundraising & innovazione sociale Iris Network - Pubblicato 2015.01.21

Si sono aperte le iscrizioni ai nuovi corsi di The Fund Raising School, la prima scuola italiana di raccolta fondi promossa da Aiccon, con lo scopo di fornire strumenti e competenze per garantire la sostenibilità dei progetti sociali di enti nonprofit, pubblici e privati.

Imprese sociali e finanziamenti europei Iris Network - Pubblicato 2015.01.21

Da tempo in Europa si è sviluppata una solida esperienza scientifica sui temi dellimpresa sociale che negli ultimi anni ha saputo stimolare le istituzioni dellUnione Europea. La proposta di politiche comunitarie a favore di questo particolare modello di impresa è stata incoraggiata dal riconoscimento dellimpatto economico e sociale prodotto in tutta Europa. Come una sorta di premialità allimpresa sociale che mediamente ha affrontato la crisi con più dinamismo rispetto alle aziende for profit si inaugura una nuova stagione di politiche comunitarie che mirano a favorire laffermazione del modello e a creare un ecosistema entro cui le imprese sociali possano evolvere con pari dignità rispetto alle aziende di tipo tradizionale.

L’impresa sociale in Italia. Rapporto Iris Network Iris Network - Pubblicato 2014.12.24

Limpresa sociale in Italia. Identità e sviluppo in un quadro di riforma. E questo il titolo che abbiamo scelto di dare alla terza edizione del Rapporto Iris Network, da oggi liberamente disponibile su questo sito.

Colloquio Scientifico: call for papers Iris Network - Pubblicato 2014.12.24

Si torna al Sud! Sarà infatti Reggio Calabria ad ospitare la IX edizione del Colloquio Scientifico sullimpresa sociale. Il 22 e 23 maggio 2015 si svolgerà il tradizionale convegno di Iris Network, organizzato in collaborazione con il Dipartimento PAU (Patrimonio, Architettura, Urbanistica) dellUniversità Mediterranea di Reggio Calabria.

Informat Paper News - NonProfitOnLine

(28/05/2019) Google Impact Challenge 2019 - Call aperta per le Non Profit italiane NonProfitOnLine - Pubblicato 2019.05.31

Aiutare le persone a restare al sicuro quando sono online per noi significa fare tutto il possibile per rendere i nostri prodotti più sicuri e combattere l'abuso delle nostre piattaforme. Significa anche pensare di uscire dal nostro angolo di Internet e sostenere il lavoro di altri in Europa. Ecco perché stiamo lanciando un

(27/05/2019) L’adeguamento degli statuti riguarda anche le Ong NonProfitOnLine - Pubblicato 2019.05.27

Con Nota n. 4787 del 22 maggio 2019 il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha fornito chiarimenti in materia di ONG, relativamente all'applicazione dell'art. 32, comma 7 della Legge n. 125/2014, come integrato dall'art. 89, comma 9 del D.lgs. n.117/2017. Il Ministero afferma che si deve escludere ogni automaticità delliscrizione nel RUNTS delle ONG. Nel codice, la qualificazione di ETS non è mai automatica, essendo legata, tra l'altro, al requisito dell'iscrizione al RUNTS e gli stessi soggetti che medio tempore sono considerati tali (ODV, APS e ONLUS) hanno l'onere di provvedere agli adeguamenti statutari necessari a conformarsi al nuovo quadro normativo, se intendono, beninteso, permanere all'interno del perimetro del Terzo settore. Quindi se le ONG sono già in possesso della qualifica di ODV, di APS o di ONLUS (e, come tali, da considerare ETS nel periodo transitorio, ai sensi dell'articolo 101, comma 3 del codice) potranno usufruire del regime alleggerito di adeguamento statutario configurato nell'articolo 101, comma 2 del codice. Le ONG prive di una di dette qualifiche non potranno, nel medesimo periodo transitorio, essere considerate ETS e, qualora intendano acquisire tale qualifica, dovranno adeguare i loro statuti secondo le regole comuni. Al momento dell'operatività del RUNTS, per le ONG in possesso della qualifica di ODV o APS si applicherà l'articolo 54 del codice. Per le ONG iscritte all'anagrafe delle ONLUS dovrà essere previsto nell'emanando decreto ministeriale recante la disciplina di dettaglio sul funzionamento del RUNTS (ex articolo 53 del codice) un peculiare percorso di inserimento allinterno del RUNTS. Infine, lo stesso decreto recherà la normazione dedicata alle restanti ONG, per effetto della previsione dellarticolo 89, comma 9 del codice. La Nota n. 4787/2019 è disponibile nella sezione Normativa di Nonprofitonline. https://www.lavoro.gov.it

(23/05/2019) ALTIS: "Management scolastico e direzione scuole paritarie" NonProfitOnLine - Pubblicato 2019.05.23

Dopo il successo della V edizione del corso MANAGEMENT SCOLASTICO E DIREZIONE DELLE SCUOLE PARITARIE - Edizione 2019 promosso da ALTIS Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, lUniversità ha accolto le numerose manifestazioni di interesse che sono pervenute dando avvio cosi alla eVI edizione su ROMA. Management scolastico e direzione scuole paritarie 11 ottobre - 23 novembre 2019 Formula: Aula 9 gg (venerdì - sabato) Sede: Roma- Università Cattolica Chiusura iscrizioni: 4 ottobre 2019 La scuola paritaria è un servizio insostituibile nel sistema della formazione italiano, oltre che più conveniente per lo Stato, rispetto alla scuola statale, a parità di qualità del servizio erogato, come dimostrano numerose ricerche e come ormai sempre più ampiamente riconosciuto. Senza contare che la scuola paritaria garantisce la libertà delle famiglie di scegliere come educare i propri figli, in quadro di pluralismo delle impostazioni educative. È innegabile tuttavia che il mondo delleducazione paritaria in Italia stai attraversando un periodo difficile. I numeri a disposizione (a.s. 2018/19) ci parlano di 300 scuole paritarie chiuse nellultimo anno e una emorragia di quasi 25.000 studenti. Per contrastare questo trend è necessario, in primis, che gli istituti paritari vengano gestiti in unottica di efficienza e di efficacia delle azioni di pianificazione, amministrazione e sviluppo: dalla ricerca di fonti di finanziamento, alla implementazione di business plan, dalla gestione razionale delle risorse umane alla promozione e comunicazione. A questa esigenza risponde il corso in "Management scolastico e direzione delle scuole paritarie" di ALTIS, lAlta Scuola Impresa e Società dellUniversità Cattolica di Milano, che si rivolge a dirigenti, responsabili amministrativi e docenti avviati a un percorso di sviluppo professionale verso ruoli di responsabilità, per traghettare i propri istituti da una situazione di incertezza a un futuro di sostenibilità e crescita. Il corso, in partenza a inizio ottobre 2019 a Roma e della durata di due mesi, si struttura in 4 momenti da 2 giorni luno (venerdì e sabato) di inteso lavoro più e un appuntamento finale che prevede la presentazione dei project del corso e una cerimonia di chiusura. Ai temi più tecnici e operativi (ad esempio, bilancio, business model, modelli organizzativi e contrattualistica, marketing e le sue implementazioni più evolute digital etc) si affiancano approfondimenti di scenario (italiano e internazionale) volti anche a rendere i partecipanti consapevoli del ruolo strategico e dellimpatto che la scuola paritaria ha sulla società. Lapproccio didattico combina lezioni frontali, con docenti universitari e professionisti e momenti applicativi che si concretizzeranno in un Project Work che ciascun partecipante dovrà sviluppare, possibilmente sulla realtà lavorativa dalla quale provengono. A coordinare il corso il Prof. Marco Grumo, Professore di Economia Aziendale dellUniversità Cattolica di Milano e Suor Anna Monia Alfieri, docente ALTIS, gestore scuole paritarie, esperta di politiche scolastiche. Le iscrizioni al corso sono aperte e tutte le informazioni dettagliate possono essere reperite sul sito di ALTIS nella sezione Corsi di Alta Formazione. https://altis.unicatt.it

(23/05/2019) LOMBARDIA: Contributi per contrastare le situazioni di disagio sociale di giovani e adolescenti e delle loro famiglie NonProfitOnLine - Pubblicato 2019.05.23

Con Decreto Direttoriale regionale 11 aprile 2019 n. 5154, pubblicato sul BUR 16 aprile 2019 n. 16, è stato approvato l'avviso pubblico per la realizzazione di un modello d'intervento personalizzato per contrastare le situazioni di disagio sociale di giovani e adolescenti e delle loro famiglie. Il presente Avviso ha l'obiettivo di potenziare la finalità inclusiva dei percorsi territoriali mediante la realizzazione di un modello d'intervento flessibile e integrato con le risorse del territorio, in risposta alle difficoltà e alle problematiche di rischio educativo e di disagio sociale delle famiglie con giovani e adolescenti di età compresa fra i 13 e i 25 anni. Sono beneficiari del presente Avviso le 8 Agenzie di Tutela della Salute (ATS) della Lombardia: ATS della Città Metropolitana di Milano, dell'Insubria, della Brianza, di Bergamo, di Brescia, di Pavia, della Val Padana e della Montagna, anche attraverso il supporto delle Aziende Socio Sanitarie Territoriali (AssT). Per le fasi di segnalazione o pre-valutazione le ATS si servono di Enti segnalanti. Per le fasi di osservazione, definizione e attuazione della misura, le ATS si servono di enti erogatori in possesso dei necessari requisiti e selezionati con apposita manifestazione di interesse. Tra i suddetti enti segnalanti ed erogatori: Comune singolo o Associato, Organizzazioni del Terzo Settore iscritte ai registri regionali o nazionali o ad analoghi elenchi regionali/nazionali, Enti gestori accreditati per la gestione di UdO socio-sanitarie, Enti gestori accreditati a livello territoriale per la gestione di UdO sociali, Enti riconosciuti dalle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti accordi o intese. Sono destinatari del presente Avviso le famiglie con adolescenti o giovani, tra i 13 e i 25 anni residenti o domiciliati in Regione Lombardia in condizioni di difficoltà, quali ad esempio:" disagio psicologico ed evolutivo (ad es. relazioni familiari problematiche, eventi di vita stressanti, disturbi alimentari, devianza e coinvolgimento in gruppi a rischio); " isolamento sociale (ad es. scarsa capacità di adattamento, presenza di problemi psicologici e comportamentali, ritirati sociali, vittime di bullismo/cyberbullismo); " abbandono scolastico (ad es. fallimenti scolastici/formativi); " dipendenza o abuso (ad es. alcool, droghe, gioco); " problemi con la giustizia (ad es. comportamenti antisociali, delinquenziali, distruttivi, problemi di tipo penale o amministrativo per reati come risse o detenzione illegale di stupefacenti). La dotazione finanziaria complessiva è pari a euro 6.000.000,00. Si tratta di un contributo a fondo perduto concesso attraverso l'erogazione di voucher per un periodo di 8 mesi, per un ammontare complessivo di euro 6.857,72 a persona. L'agevolazione è concessa a fondo perduto, in favore dei soggetti beneficiari, per la realizzazione di percorsi personalizzati. Particolare attenzione dovrà essere posta nell'individuazione, a cura dell'AssT, del Case Manager, funzione fondamentale per favorire la massima tenuta possibile, nel tempo, del percorso dell'adolescente. Oltre ad incoraggiare e sostenere l'instaurarsi di una proficua relazione educativa, il Case Manager sarà incaricato del coordinamento tra i diversi attori coinvolti come parte attiva del territorio nella realizzazione del percorso personalizzato e sarà punto di riferimento primario e continuo per la famiglia. Nello specifico, il Case Manager garantisce le seguenti funzioni:" Informazione, orientamento e accompagnamento dell'adolescente e/o della famiglia; " Accompagnamento alla realizzazione del PDI; " Consulenza all'adolescente e alla famiglia e sostegno alle relazioni familiari; " Raccordo e coordinamento dei diversi attori del sistema dei servizi per la buona riuscita degli interventi; " Monitoraggio e verifica del percorso e degli esiti nei riguardi dell'adolescente e/o della famiglia. Il contributo viene erogato da Regione Lombardia alle 8 Agenzie di Tutela della Salute (ATS) della Lombardia. Le domande di partecipazione al presente Avviso saranno oggetto d'istruttoria valutativa a sportello. Redazione Non profit on line

(22/05/2019) VENETO: Interventi regionali in materia di adozione nazionale ed internazionale NonProfitOnLine - Pubblicato 2019.05.23

Sul Bollettino Ufficiale della Regione Veneto 30 aprile 2019 n. 43 è stata pubblicata la Deliberazione della Giunta Regionale 26 marzo 2019 n. 336 "Sistema Veneto Adozioni. Interventi regionali in materia di adozione nazionale ed internazionale". Nel corso degli ultimi anni la Regione del Veneto ha sviluppato, definito e consolidato, attraverso numerosi provvedimenti, un insieme articolato e coerente di iniziative, azioni e progetti a sostegno della genitorialità adottiva e del minore adottato delineando, coerentemente alla cornice normativa nazionale di riferimento, un sistema denominato Sistema Veneto Adozioni. Il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali per l'anno 2018 ha destinato la somma di euro 19.738.148,09 alla Regione Veneto. Con il presente atto, si intende sviluppare e potenziare il Sistema Veneto Adozioni. Le peculiarità di tale Sistema regionale possono essere così sinteticamente individuate:" individuazione di 26 "equipesadozioni consultori familiari" nell'ambito delle ex ventuno Aziende Ulss che "dedichino parte del loro orario settimanale di lavoro consultoriale esclusivamente all'adozione nazionale ed internazionale" e relativa individuazione di 7 Aziende Ulss capofila a livello provinciale rappresentate da un referente con funzioni di raccordo con le aziende della stessa provincia (Delib.G.R. n. 712/2001); " coinvolgimento:- degli Enti autorizzati, quali unici soggetti deputati all'intermediazione nell'adozione internazionale e firmatari dei Protocolli regionali, chiamati ad operare garantendo la massima integrazione delle attività con le equipesadozioni consultoriali, assicurando la condivisione di esperienze, competenze e professionalità anche attraverso la partecipazione ai tavoli coordinati dalle Aziende Ulss; - del Tribunale per i minorenni che concorre al monitoraggio dell'andamento delle adozioni nazionali e internazionali e alla condivisione delle problematiche emergenti; - dell'Ufficio Scolastico regionale, al fine di garantire e tutelare l'inserimento e l'integrazione scolastica del minore adottato; " promozione, definizione e sottoscrizione di Protocolli operativi e d'intesa; " realizzazione di Linee guida, le prime risalenti al 2004, le ultime al 2011; " promozione e sviluppo di interventi a sostegno della genitorialità adottiva e del minore adottato attraverso il finanziamento di progettualità che garantiscono un elevato grado di integrazione, prevalentemente su base provinciale, tra servizi pubblici ed enti autorizzati del privato sociale; " realizzazione di attività formative e di aggiornamento sulle tematiche e sulle problematiche emergenti rivolte ad operatori pubblici e privati operanti nel sistema. Nell'ottica della continuità, del sostegno e del consolidamento del Sistema Veneto Adozioni, con il presente provvedimento si determina una somma pari ad euro 400.000, ripartito per le seguenti tipologie di intervento: 1. Progetti Territoriali Veneto Adozioni (P.T.V.A.) - annualità 2019 - 2020. Al fine di consolidare, implementare e sostenere adeguatamente il Sistema Veneto Adozioni, con il presente provvedimento si determina di destinare a favore delle nove Aziende Ulss regionali, una somma pari ad euro 310.000,00 a sostegno di progettualità che garantiscano un elevato grado di integrazione tra servizi pubblici ed enti autorizzati del privato sociale, relative all'annualità 2019-2020, volte alla promozione e allo sviluppo di interventi a favore della genitorialità adottiva e del minore adottato in particolare sulle tematiche dell'attesa, del post adozione e del sostegno agli adolescenti adottivi. 2. Progetto "Veneto Adozioni" Il progetto prevede il sostegno alle attività di informazione a favore delle coppie interessate ai percorsi adottivi; attività di formazione e aggiornamento sulle tematiche emergenti dell'adozione nazionale ed internazionale per gli operatori pubblici e privati; iniziative di sensibilizzazione a favore delle famiglie aspiranti adottive. Si affida ad ANCI Veneto l'attuazione di tale progetto, in quanto riconosciuto quale componente designato dalla Conferenza Unificata Stato Regioni della Commissione per le Adozioni Internazionali - C.A.I. Pertanto con il presente provvedimento si determina di destinare, a titolo di rimborso spese, a favore di ANCI Veneto una somma pari ad euro 90.000,00. Per maggiori informazioni potete leggere la Deliberazione della Giunta Regionale 26 marzo 2019 n. 336 nella sezione Normativa Regionale di Nonprofitonline. Redazione Non profit on line

(22/05/2019) PUGLIA: Promozione e valorizzazione dell'invecchiamento attivo e della buona salute NonProfitOnLine - Pubblicato 2019.05.23

Con la Legge Regionale 30 aprile 2019 n. 16, pubblicata sul BUR 2 maggio 2019 n. 46, la Regione Puglia riconosce e valorizza la partecipazione delle persone anziane alla vita sociale, civile, economica e culturale, e favorisce la costruzione di percorsi per l'autonomia e il benessere psicofisico. Con tali obiettivi, la Regione programma in favore delle persone anziane numerosi interventi coordinati e integrati nel campo della prevenzione, della cura e della tutela della salute, della promozione sociale, del lavoro, della formazione permanente, della cultura e del turismo sociale, dello sport e del tempo libero, dell'impegno civile e del volontariato, nonché delle politiche abitative e ambientali. La Regione realizza gli interventi previsti dalla presente legge avvalendosi della collaborazione di: comuni, aziende sanitarie e aziende pubbliche di servizi alla persona; centri servizi e strutture residenziali; istituzioni scolastiche e universitarie e organismi di formazione accreditati; associazioni e organizzazioni di rappresentanza delle persone anziane; associazioni di tutela dei diritti dei cittadini, dei consumatori e degli utenti; enti del Terzo settore. Riconoscendo la famiglia come risorsa fondamentale nelle politiche di invecchiamento attivo, la Regione supporta le famiglie per la permanenza più a lungo possibile nel contesto domiciliare della persona anziana in alternativa al ricovero in strutture di cura residenziali; promuove e sostiene la diffusione della figura del caregiver familiare; favorisce l'inserimento delle famiglie all'interno di reti di auto-organizzazione dei servizi a favore dell'invecchiamento attivo. La Regione valorizza e sostiene anche le attività di formazione dirette all'educazione permanente, attraverso la collaborazione con gli enti del Terzo settore, con le istituzioni scolastiche e universitarie e gli organismi di formazione accreditati. Inoltre, la Regione promuove e valorizza, iniziative per la salute e il benessere socio-psicologico della persona anziana tese a:- prevenire i fenomeni di esclusione, isolamento sociale e autosvalutazione, agevolando una vita di relazione attiva,favorendo la diffusione di spazi culturali e luoghi di incontro; - favorire iniziative di attività motoria e sportiva; - promuovere programmi di edilizia sociale finalizzati a favorire l'inclusione e il benessere abitativo delle persone anziane; - attuare campagne di informazione ed educazione sanitaria per la conoscenza degli stili di vita sani e delle buone abitudini; - superare le logiche assistenzialistiche, limitando l'ospedalizzazione impropria e favorendo l'appropriatezza degli inserimenti in strutture assistenziali residenziali; - favorire la domotica e il telesoccorso, al fine di prevenire l'allontanamento precoce dal contesto abituale di vita. Infine, per favorire la fruizione del patrimonio storico, artistico, paesaggistico e ambientale della Puglia, la Regione promuove iniziative culturali e di turismo sociale, facilitando l'accesso e la partecipazione delle persone anziane a eventi musicali, di teatro, di cinema, mostre e musei. La presente legge è disponibile nella sezione Normativa Regionale di Nonprofitonline. Redazione Non profit on line

Informat Paper News - SofiaOnLine

Seminari - La riforma degli appalti di servizi SofiaOnLine - Pubblicato 2015.07.09

L’Osservatorio sul Non Profit e il Dipartimento di Diritto ed Economia delle Attività Produttive propongono un ciclo di seminari di studio e approfondimento su temi di attualità ed impatto per lo sviluppo del Terzo Settore: ¦ La riforma degli appalti pubblici. Opportunità per il Terzo Settore e criticità sistemiche  ¦ Misurazione

Ordinanza di chiusura di sala giochi SofiaOnLine - Pubblicato 2015.02.05

TAR LAZIO ROMA, SEZ. II TER sentenza 21 gennaio 2015 n. 1065

N. 01065/2015 REG.PROV.COLL.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio

(Sezione Seconda Ter)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 4968 del 2014, proposto da:

Società ... Sas in persona del suo legale rappresentante ..., rappresentata e difesa dagli avv. Marco Tronci, Angela Gemma, con domicilio eletto presso Angela Gemma in Roma, Via Sabotino, 22;

contro

Comune di Marino, in persona del Sindaco, legale rappresentante pro tempore, rappresentato e difeso dallavv. Mario Faramondi, con domicilio eletto presso Mario Faramondi in Roma, Via Pompeo Trogo, 21;

per lannullamento

del provvedimento prot. 1804 del 14.01.14 con cui e stata disposta linterdizione dellattività di sala giochi nei locali siti in ...

Visti il ricorso e i relativi allegati;

Visto latto di costituzione in giudizio di Comune di Marino;

Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nelludienza pubblica del giorno 26 novembre 2014 il dott. Salvatore Gatto Costantino e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

FATTO e DIRITTO

Nellodierno giudizio, la ricorrente, che espone di essere titolare di autorizzazione allattività di sala giochi che svolge nei locali dellesercizio commerciale sito in Marino, Piazze Europa n. 19, impugna il provvedimento avente gli estremi in epigrafe con il quale il Comune di Marino ha disposto linterdizione di tale attività fino ad avvenuto adempimento di quanto disposto dalla Guardia di Finanza per la sanzione amministrativa pecuniaria comminata, & salvo ulteriore provvedimento sospensivo disposto dalla Questura di Roma per lesercizio non autorizzato di scommesse in violazione dellart. 88 del TULPS.

Riferisce che tale provvedimento scaturisce nel presupposto del verbale formato dal Nucleo Mobile della Guardia di Finanza Gruppo di Frascati in data 28 agosto 2013, con il quale è stata constatata la violazione dellart. 110, comma 9, lett. f-bis), T.U.L.P.S., per avere la ricorrente installato, e consentito di utilizzare, n. 2 apparecchi da intrattenimento senza essere munito di autorizzazione ai sensi del precedente art. 88.

Censura latto impugnato per (I) violazione ed errata applicazione dellart. 3 della l. 241/90, eccesso di potere per difetto di motivazione per mancata indicazione della prescrizione giustificativa delladozione del provvedimento di sospensione, (II) violazione e falsa applicazione dellart. 110 TULPS ed eccesso di potere in tutte le sue figure sintomatiche, in quanto tale disposizione consentirebbe allente locale la sospensione dellattività per un massimo di trenta giorni, ma non la sua inibizione fino ad avvenuto pagamento di quanto dovuto a titolo di sanzioni, peraltro contestate in separata sede, (III) e, nel merito, la non necessareità della licenza per linstallazione e lutilizzazione degli apparecchi per lintrattenimento quali quelli in uso.

Si è costituito il Comune di Marino che resiste al ricorso di cui chiede il rigetto.

Con ordinanza cautelare nr. 2183/2014 del 15 maggio 2014, è stata disposta la fissazione del merito del ricorso ai sensi dellart. 55, comma 10, del c.p.a.

Parte ricorrente ha precisato le proprie conclusioni con memoria depositata nei termini di rito rispetto alla data delludienza.

Alla pubblica udienza del 26 novembre 2014 la causa è stata trattenuta in decisione.

Il ricorso è fondato quanto al primo e secondo motivo, posto che latto impugnato non reca esaustive ragioni per ladozione della misura contestata, se non il mero richiamo al presupposto (in fatto) dellavvenuta sanzione per il possesso degli apparecchi senza autorizzazione o licenza ed alla norma di cui allart. 110 TULPS.

Tuttavia, questa disposizione, come puntualmente dedotto al secondo motivo di gravame, consente solo allEnte locale la sospensione dellattività del gestore per un massimo di trenta giorni (da graduare dunque in ordine alla gravità della violazione contestata), ma non di inibirne lattività sine die come di fatto accade quando si commisura la chiusura allavvenuto pagamento della sanzione comminata.

Invero, essendo questultima contestata, la riapertura dellesercizio dipenderebbe da un termine incerto nel tempo e si finirebbe con il perseguire una funzione latamente coattiva al fine di ottenere indirettamente il pagamento della sanzione.

Inammissibile è invece il terzo motivo di gravame, poiché la necessità o meno dellautorizzazione ex art. 88 TULPS per luso delle apparecchiature di intrattenimento è relativa al merito della controversia che dipende dallAutorità di P.S. e dal provvedimento sanzionatorio, che è stato impugnato e contestato in altra sede, con conseguente estraneità della questione allodierno thema decidendum.

Va dunque precisato che la fondatezza del motivo di gravame comporta lannullamento dellatto impugnato in quanto non assegna un termine esplicito, compreso nel massimo di legge, per la sospensione, ma non autorizza di per sé il ricorrente a riprendere lutilizzo delle due apparecchiature per cui è pendente la controversia, posto che laccertamento delle condizioni e del presupposto di tale esercizio dipende dallAutorità di Pubblica Sicurezza e non dal Comune.

Le spese seguono la soccombenza e si liquidano come in dispositivo.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Seconda Ter)

definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo accoglie.

Condanna il Comune resistente alle spese di lite che liquida in euro 1.500,00 oltre accessori di legge.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dallautorità amministrativa.

Così deciso in Roma nella camera di consiglio del giorno 26 novembre 2014 con lintervento dei magistrati:

Maddalena Filippi, Presidente

Mariangela Caminiti, Consigliere

Salvatore Gatto Costantino, Consigliere, Estensore

DEPOSITATA IN SEGRETERIA il 21/01/2015

Multa con telelaser senza foto SofiaOnLine - Pubblicato 2015.02.05

Cassazione, sez. VI Civile 2, ordinanza 14 30 gennaio 2015, n. 1778 Presidente/Relatore Bianchini

Rileva in fatto

1 - M.S., con ricorso del 7 ottobre 2009 innanzi al Giudice di Pace di Sassari, propose opposizione al verbale della polizia municipale di Sassari con il quale era stata accertata mediante apparecchiatura "telelaser" - e immediatamente contestata, la violazione dellart. 142, comma Vili del d. lgs 285/1992 per aver superato di 33 km/h il limite massimo di velocità stabilito localmente in 50 km/h, venendo altresì irrogata la sanzione amministrativa di 155 Euro e la decurtazione di cinque "punti" dalla patente di guida: a sostegno della opposizione il M. denunciò l'omessa e scorretta segnalazione della presenza dei dispositivi di controllo per la velocità; la erronea rilevazione della velocità tenuta dal proprio autoveicolo; l'assenza di omologazione e taratura dello strumento utilizzato per la rilevazione; la mancanza di uria prova fotografica dell'infrazione e comunque di una convincente dimostrazione della effettiva velocità tenuta. 2 Il Comune contestò la fondatezza di tutti gli assunti del M. ; l'adito Giudice di Pace annullò il verbale assumendo, da un lato, la inidoneità dell'apparecchiatura "telelaser" a fornire una verificabile dimostrazione che la velocità riscontrata si riferisse proprio al veicolo oggetto di contestazione e rilevando, dall'altro, che non sarebbe stato posto in loco alcun cartello di preavviso della presenza del rilevatore di velocità. 3 Il Tribunale di Sassari, pronunziando sentenza n. 390/2012, accolse l'appello del Comune, ritenendo innanzi tutto che dal verbale di constatazione sarebbe emersa chiaramente l'apposizione di un cartello preannunziante la postazione di rilevamento della velocità; quanto poi alla ritenuta non collegabilità della misurazione allo specifico veicolo sostenuta in prime cure sulla base della mancanza di una riproduzione fotografica - ne ribadì la legittimità in considerazione del fatto che la disposizione contenuta nel d.l. 121/2002, prescrivente specifici metodi fotografici o video di rilievo dell'infrazione, non avrebbe determinato l'abrogazione dell'art. 142 VII comma d.lgs. 285/1992, disciplinando le due norme diverse fattispecie ed essendo limitata la normativa più recente a regolare il caso di assenza dell'agente operante; statuì infine la non necessità di taratura preventiva degli apparecchi deputati alla rilevazione della velocità. 4 Per la cassazione ha proposto ricorso il M. sulla base di cinque motivi di annullamento; il Comune ha resistito con controricorso.

Ritiene in diritto

I - Il Comune contro ricorrente ha eccepito linammissibilità del ricorso, sulla base del rilievo che nella narrativa del fatto il ricorrente avrebbe omesso di riportare per intero le difese svolte dall'ente territoriale, così incorrendo nella violazione del principio della c. d. autosufficienza del ricorso: l'eccezione non è fondata perché l'esposizione dei fatti contenuta nel ricorso appare idonea a render manifesta la enunciazione delle ragioni del decidere, messe in relazione ai motivi di critica esposti nel ricorso principale: del resto neppure il Comune contro ricorrente ha saputo specificare in cosa la difettosa riproduzione delle proprie difese sarebbe di ostacolo per consentire alla Corte di valutare: lo svolgimento del procedimento; le ragioni della decisione e la portata dei motivi di censura. II - Viene poi sostenuta l'inammissibilità del ricorso per essere il medesimo privo di una specifica indicazione delle norme di cui - nel primo, nel secondo e nel quinto motivo - si sarebbe concretizzata la dedotta violazione di legge: in contrario va messo in rilievo che, come di recente affermato dalle sezioni Unite di questa Corte, (Cass. Sez. Un n. 17931/2013) la inidonea indicazione dei vizi disciplinati nell'art. 360 cpc, in presenza di un chiaro svolgimento della critica, non determina alcuna incertezza interpretativa da parte della Corte e quindi non ridonda in una causa di inammissibilità del motivo. III - Con il primo motivo il ricorrente denunzia la violazione dell'art. 91 cpc, laddove il Tribunale lo avrebbe condannato al pagamento delle spese del doppio grado di giudizio, anche se nel primo grado il Comune non si sarebbe avvalso della facoltà di ricorrere ad una difesa tecnica, stando in giudizio con un proprio funzionario. III.a Il motivo è parzialmente fondato perche la parte che sta in giudizio di persona non può richiedere che il rimborso delle spese vive sopportate (mentre il legale, ove manifesti la sua intenzione di operare come difensore di se medesimo ai sensi dell'art. 86 c. p.c., ha diritto alla liquidazione delle spese secondo la tariffa professionale e ciò perché solo nel secondo caso vi è esplicazione di difesa tecnica che costituisce parametro per la liquidazione di diritti ed onorari: vedi Cass. Sez. I n. 12680/2004; Cass. Sez. III n. 691/1994). IV - Con il secondo motivo viene denunciato un vizio di motivazione, laddove il Tribunale avrebbe omesso di statuire sull'ammissione della prova per testi avente ad oggetto l'assenza del cartello, che avrebbe dovuto preannunziare il collocamento del rilevatore di velocità. IV.a - Il motivo è inammissibile per difetto di specificità perché non viene riportato il contenuto del capitolato di prova come neppure la posizione assunta dal Comune sulla specifica circostanza che, per come riassunta nel mezzo, sembra contraddire quanto dedotto con i successivi motivi, in cui si contesta la idoneità strutturale e rispetto alla localizzazione, del cartello - tuttavia ritenuto esistente - a soddisfare le prescrizioni normative e regolamentari. V - Con il terzo e con il, logicamente connesso, quarto motivo viene denunziata la falsa applicazione dellart. 3 del d.l. 160/2007, dell'art. 142 del d.lgs. 285/1992 e dell'art. 125 del regolamento di esecuzione portato dal d.lgs. 495/1992 laddove il giudice dell'appello aveva ritenuto idoneo alla segnalazione della presenza dell'apparecchiatura di rilievo della velocità, un cartello posto all'interno di un cantiere e non corrispondente alle specifiche indicate nel regolamento di attuazione (d.m. 15 agosto 2007) richiamato dall'art. 142, comma 6bis, del citato d.lgs. 285/1992, introdotto dal d.l. 160/2007, così fallacemente apprezzando la riproduzione fotografica del medesimo che avrebbe rappresentato non già una segnalazione secondo le specifiche bensì solo un cartello di carta, protetto da una busta di plastica, posizionato all'interno di un cantiere, collocato oltretutto in modo inidoneo a consentire la corretta e tempestiva visibilità. V.a - Non è fondata la tesi esposta dal Comune contro ricorrente, secondo la quale la normativa di settore circa i cartelli di preannuncio sarebbe applicabile solo alle strade extraurbane - sul falso presupposto che ad esse si riferisca il regolamento citato allorché parla di "rete stradale" - atteso che l'unico distinguo contenuto nel d.m. 15 agosto 2007 è tra dispositivi fissi e quelli mobili "destinati a misurare in maniera dinamica la velocità". V.b - Ciò premesso, i due connessi motivi non possono trovare accoglimento in quanto la sintetica motivazione del Tribunale non fornisce alcun indizio che il cartello di cui afferma la presenza, traendola da attestazioni contenute nel verbale di constatazione (su cui peraltro vedi il motivo che segue) e dalla riproduzione fotografica di esso allegata al medesimo, fosse difforme dalle prescrizioni regolamentari, così che la deduzione contenuta nei motivi in esame avrebbe costituito un vizio di travisamento del fatto, denunziabile a' sensi dell'art. 360,1 comma n. 5 cpc. V.b.1 - A ciò va aggiunto che, se pure si fosse riscontrata tale difformità rispetto al modello regolamentare, la circostanza non avrebbe integrato i lamentati vizi di violazione di legge, atteso che, mentre l'adozione dei cartelli di preannunzio corrispondenti alle caratteristiche regolamentari, determina l'insorgenza di una presunzione juris et de jure di idoneità di essi a consentire il preavviso della esistenza di un successivo dispositivo di misurazione della velocità (rimanendo oggetto di indagine solo se essi siano stati posti a distanza e con modalità di collocazione "adeguate" rispetto a detta apparecchiatura: come previsto dall'art. 2 del decreto ministeriale citato), la sussistenza di preavvisi non regolamentari deve essere, caso per caso, indagata al fine di scrutinarne l'efficacia e tale delibazione potrebbe esser sollecitata in sede di legittimità solo nella prospettiva di un vizio di omessa motivazione - secondo la nuova disciplina dell'art. 360, I comma n. 5 cpc, introdotta con la legge n. 134/2012. VI - Con il quinto motivo si denuncia la violazione delle norme attributive della pubblica fede alle attestazioni contenute nei verbali degli agenti accertatoli in merito alla velocità effettivamente tenuta dall'automobilista, ciò in quanto si sostiene che non si potrebbe escludere che l'accertamento prima e la contestazione poi, fossero frutto di un involontario errore di percezione sensoriale da parte dei pubblici ufficiali. VI.a - Il motivo è inammissibile per genericità e formulazione ipotetica degli assunti che, se coerentemente valutati in tutte le loro implicazioni, condurrebbero a negare sempre e comunque la validità di una rilevazione strumentale della velocità eccedente i limiti se non fosse accompagnata da un rilievo fotografico, quale quella operata dai c. d. telelaser, mentre costituisce principio più volte affermato in sede di legittimità quello per il quale in tema di accertamento della violazione dei limiti di velocità a mezzo telelaser, non è richiesto né dall'art. 142 c. strad. né dall'art. 345 reg. c. strad. che detta apparecchiatura sia anche munita di dispositivi in grado d'assicurare una documentazione, con modalità automatiche quali la ripresa dell'immagine visualizzata sul display (fotografia) o la riproduzione meccanica dei dati visualizzati (scontrino) dell'accertamento dell'infrazione, in quanto la fonte primaria prevede solo che le apparecchiature elettroniche possano costituire fonte di prova, se debitamente omologate (Cass., VI-2 n. 13894/2012; Cass. Sez. II n. 171/2010). VII - Il ricorso è quindi idoneo ad essere trattato in camera di consiglio a' sensi degli artt. 375 n. 5, 376 e 380 bis cpc, per essere dichiarati: il primo motivo, fondato ed i restanti manifestamente infondati. Giudica il Collegio che sono condivisibili le conclusioni sopra riportate, non essendo stata depositata memoria ex art. 380 bis cpc ad esse contraria e non avendo le parti svolto discussioni orali dalle medesime divergenti. L'accoglimento del primo motivo determina la cassazione della impugnata decisione sul capo relativo alla condanna alle spese ed il rinvio al Tribunale di Sassari, in diversa composizione soggettiva per il loro ricalcolo - non possibile in sede di legittimità, stante l'omnicomprensività, sul punto, della pronuncia di secondo grado, che ha coacervato le spese dei due gradi di giudizio in un unico importo- e per la regolazione delle spese del giudizio di legittimità. Stante il parziale accoglimento del ricorso, non sussistono i presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello dovuto per il ricorso stesso, a norma del comma quater dell'art. 13, d.P.R. n. 115/2002.

P.Q.M.

La Corte accoglie il 1^ motivo di ricorso e rigetta i restanti; cassa il capo di decisione in relazione alla censura accolta e rinvia, per nuova decisione in merito, al Tribunale di Sassari in funzione di giudice di appello, in diversa composizione soggettiva, il quale provvederà anche alla regolazione delle spese del giudizio di legittimità; a' sensi dell'art. 13, comma I quater, del d.P.R. n. 115/2002, dichiara la non sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello dovuto per il ricorso stesso, a norma del comma 1 bis dello stesso art. 13

 

Sanzioni per mancata trasparenza della P.A. SofiaOnLine - Pubblicato 2015.02.05

Sanzioni da 500 a 10.000 euro per mancata pubblicazione di redditi, patrimonio, curriculum, compensi, incarichi di sindaci, assessori, consiglieri, presidenti e membri dei consigli di amministrazione degli enti pubblici.

Delibera ANAC 10 2015 - testo integrale

   

Calendario lavori parlamentari dal 2 al 5 febbraio 2015 SofiaOnLine - Pubblicato 2015.02.04

Senato Calendario lavori parlamentari dal 2 al 5 febbraio 2015

Ordinanza di potatura alberi pericolosi SofiaOnLine - Pubblicato 2015.02.04

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Emilia Romagna

sezione staccata di Parma (Sezione Prima)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 231 del 2008, proposto da: ..., rappresentati e difesi dagli Avv.ti Patrizia Anceschi e Lucia Maggiolo, con domicilio eletto presso lAvv. Laura Toschi, in Parma, piazzale Arrigo Boito n. 5;

contro

Comune di San Martino in Rio;

per l'annullamento

dell'ordinanza n. 46 del 06 giugno 2008 prot. n. 34354, con la quale il Sindaco del Comune di San Martino ha ordinato ai medesimi la messa in sicurezza degli alberi posti nella loro proprietà sita in ..., con contestuale esecuzione della potatura ed ogni intervento atto a garantire la pubblica e privata incolumità;

 Visti il ricorso e i relativi allegati;

Viste le memorie difensive;

Visti tutti gli atti della causa;

Relatore nell'udienza pubblica del giorno 15 gennaio 2015 il dott. Marco Poppi e uditi per le parti i difensori come specificato nel verbale;

Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.

 FATTO e DIRITTO

Con nota del 28 maggio 2008, il Presidio di San Martino in Rio del Corpo Unico di Polizia Municipale dellAssociazione Comuni Reggio Nord, informava lUfficio tecnico comunale che, a seguito di segnalazione pervenuta da privati, aveva accertato sulla sede stradale della via ..., la presenza di un ramo staccatosi da un albero presente nel terreno posto alla sinistra della stessa via e che detto albero si presentava adagiato perpendicolarmente alla suddetta via impedendo di fatto il transito di veicoli nella corsia sinistra della strada .

Nella medesima giornata, personale tecnico dellAmministrazione comunale effettuava un sopralluogo sul posto rilevando la presenza, sul lato sinistro della via, di una essenza arborea di alto fusto posta ad una distanza inferiore ai limiti minimi di legge dalla quale si era staccata una fronda di notevoli dimensioni che aveva invaso la sede stradale determinando una situazione di pericolo.

Nelloccasione veniva rilevata, altresì, la presenza di ulteriori essenze arboree allineate ai margini della pubblica via impiantate in unarea versante in uno stato di quasi abbandono in relazione alle quali si rendeva necessario procedere a verifica del loro sporto nei confronti della strada comunale e dello stato manutentivo delle stesse al fine di rimuovere/prevenire quanto già successo .

Con ordinanza n. 46 del 6 giugno 2008, adottata ex art. 54 del D. Lgs. n. 267/2000, il Sindaco, sul presupposto della necessità e urgenza di provvedere al ripristino di una situazione di sicurezza e normalità , ordinava ai ricorrenti, proprietari dellarea in questione, di provvedere alla messa in sicurezza degli alberi eseguendo potature e ogni intervento atto a garantire la pubblica e privata incolumità ammonendo che decorso infruttuosamente il temine di 15 giorni assegnato, avrebbe provveduto lAmministrazione a spese dei ricorrenti medesimi.

I ricorrenti, previa presentazione di una istanza di autotutela ai sensi dellart. 21 quinquies della L. n. 241/1990, impugnavano la citata ordinanza, con contestuale domanda risarcitoria, deducendo lomissione della comunicazione di avvio del procedimento, linsussistenza nel caso di specie dei presupposti legittimanti ladozione di provvedimenti contingibili ed urgenti e, infine, il difetto di istruttoria ed eccesso di potere per sviamento.

Allesito della pubblica udienza del 16 gennaio 2015, la causa veniva decisa.

Con il primo motivo di ricorso, i ricorrenti deducono lomissione della comunicazione di avvio del procedimento di cui art. 7 della L. n. 241/1990.

La censura è infondata.

Costituisce, infatti, jus receptum in giurisprudenza che ladozione di una ordinanza avente carattere contingibile ed urgente ai sensi dell'art. 54, D.lg. n. 267 del 2000, non deve essere preceduta dalla comunicazione di avvio del procedimento (TAR Lazio, Roma, Sez. II, 14 maggio 2010, n. 11327; TAR Calabria, Catanzaro, Sez. I, 9 marzo 2012, n. 245; TAR Lazio, Latina, sez. I, 18 marzo 2014, n. 215).

Con il secondo motivo, i ricorrenti deducono la violazione dellart. 54 del D. Lgs. n. 267/2000 in ragione del fatto che, nel caso specie, non sarebbe ravvisabile una situazione di effettivo e concreto pericolo non fronteggiabile con gli ordinari strumenti di amministrazione attiva e che il provvedimento impugnato non sarebbe stato adeguatamente motivato né sarebbe stato preceduto da una compiuta istruttoria.

Il motivo è infondato.

Il collegio rileva che il comma 4 del richiamato art. 54, dispone che il sindaco, quale ufficiale del Governo, adotta con atto motivato provvedimenti, anche contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumità' pubblica e la sicurezza urbana.

Circa i presupposti legittimanti tal tipologia di interventi, la giurisprudenza è unanime nel riconoscere che il potere esercitato in base all'art. 54, del D. Lgv. 18.8.2000 n. 267 presuppone una situazione di pericolo effettivo - da indicare espressamente - avente i caratteri della temporaneità, che non può essere affrontata con nessun altro tipo di provvedimento. In altri termini, tale provvedimento atipico, di natura eccezionale, previsto per fronteggiare gravi pericoli che minacciano l'incolumità dei cittadini, non può essere utilizzato ai fini della cura di esigenze prevedibili e ordinarie e va giustificato dalla sussistenza di situazioni eccezionali ed impreviste, incompatibili con i tempi occorrenti per l'espletamento degli ordinari procedimenti e con l'utilizzo dei provvedimenti tipizzati previsti dall'ordinamento giuridico (TAR puglia, Lecce, sez. I, 9 ottobre 2013, n. 2098).

Sul punto, la giurisprudenza ha avuto modo di affermare ulteriormente che a fronte della comprovata situazione di ulteriore pericolo di aggravamento di danni ad interessi pubblici di assoluta rilevanza (tra cui è da ricomprendere senz'altro l'incolumità pubblica e privata), che, ai sensi dell'art. 54 del D.L. vo n. 267/2000, impone di provvedere con estrema urgenza, soccorre il principio giurisprudenziale per il quale l'esistenza di un'apposita disciplina che regoli, in via ordinaria, determinate situazioni non preclude l'esercizio del potere di ordinanza contingibile ed urgente, quando la necessità di provvedere con efficacia ed immediatezza a tutela del bene pubblico dalla legge indicato sia tanto urgente da non consentire il tempestivo utilizzo dei rimedi ordinari offerti dall'ordinamento (Cfr. Cons. St., Sez. V, 15 aprile 2004 n. 2144) (TAR Campania, Napoli, Sez. V, 3 febbraio 2014, n. 760).

Ciò premesso, non può che evidenziarsi che la situazione rilevata dallAmministrazione, rappresentata dal rischio di possibili cadute sulla pubblica via di essenze arboree, o anche solo di parti di esse, suscettibili di interferire con la circolazione stradale, è ben specificata nel provvedimento impugnato e la serietà di detto rischio è comprovata dal fatto che un simile evento si era già verificato (fatto, come anticipato, accertato dalla polizia Municipale).

Quanto al preteso difetto di istruttoria, deve rilevarsi che ladozione dellordinanza oggetto del presente giudizio è stata preceduta dallaccesso ai luoghi (oltre che dellAssessore ai lavori pubblici) dellIngegnere Responsabile del Settore Patrimonio e Ambiente e del Geometra Responsabile del Settore Assetto e Uso del Territorio, ovvero, di personale dellAmministrazione posto ai vertici delle articolazioni comunali interessate e, quindi, in possesso delle competenze tecniche necessarie per apprezzare correttamente la situazione in atto.

Per quanto precede devono essere respinti tanto il ricorso quanto la domanda risarcitoria.

Non si da luogo a pronunzia sulle spese stante la mancata costituzione dellAmministrazione.

P.Q.M.

Il Tribunale Amministrativo Regionale per l'Emilia Romagna, Sezione staccata di Parma, definitivamente pronunciando sul ricorso, come in epigrafe proposto, lo respinge unitamente alla domanda risarcitoria.

Nulla sulle spese.

Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'Autorità amministrativa.

Così deciso in Parma nella camera di consiglio del giorno 15 gennaio 2015 con l'intervento dei magistrati:

Angela Radesi, Presidente

Laura Marzano, Primo Referendario

Marco Poppi, Primo Referendario, Estensore

DEPOSITATA IN SEGRETERIA

Il 29/01/2015

 

Informat Paper News - lavoroediritti_com

INPS: precisazioni sulla domanda di bonus bebè lavoroediritti_com - Pubblicato 2015.08.06

Al fine di incentivare la natalità e contribuire al sostentamento dei nuovi nati, il Governo, attravesro la Legge di Stabilità 2015 ha istituito il cosiddetto Bonus Bebè 2015. Si tratta, come ben sanno i nostri lettori, di un assegno di importo pari a 960 euro annui erogato mensilmente a decorrere dal

Ag. Entrate: dal 2016 le spese sanitarie nel 730 precompilato lavoroediritti_com - Pubblicato 2015.08.05

Con provvedimento del 31 luglio 2015 pubblicato il 3 agosto 2015 lAgenzia delle Entrate ha disposto che a partire dalla Dichiarazione dei Redditi 2016 per i redditi 2015 saranno automaticamente inserite anche le spese sanitarie nel 730 precompilato . A partire dal 2016, ai fini dellelaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata attraverso il Sistema Tessera Sanitaria, dal 1° marzo di ciascun anno, lAgenzia delle Entrate avrà a disposizione i dati consolidati di: spese sanitarie sostenute nel periodo dimposta precedente; rimborsi effettuati nellanno precedente per prestazioni non erogate o parzialmente erogate, specificando la data nella quale sono stati versati i corrispettivi delle prestazioni non fruite. I dati forniti dal Sistema Tessera Sanitaria saranno quelli relativi alle ricevute di pagamento, alle fatture e agli scontrini fiscali relativi alle spese sanitarie sostenute dal contribuente e dal familiare a carico nellanno dimposta e ai rimborsi erogati. Per ciascuna spesa o rimborso i dati che avrà a disposizione il Fisco tramite il Sistema Tessera Sanitaria saranno: codice fiscale del contribuente o del familiare a carico cui si riferisce la spesa o il rimborso; codice fiscale o partita IVA e cognome e nome o denominazione del soggetto; data del documento fiscale che attesta la spesa; tipologia della spesa; importo della spesa o del rimborso; data del rimborso. Le tipologie di spesa sono le seguenti: ticket per acquisto di farmaci e per prestazioni fruite nellambito del Servizio Sanitario Nazionale; farmaci: spese relative allacquisto di farmaci, anche omeopatici; dispositivi medici con marcatura CE: spese relative allacquisto o affitto di dispositivi medici con marcatura CE; servizi sanitari erogati dalle farmacie: ad esempio test per glicemia o misurazione della pressione; farmaci per uso veterinario; prestazioni sanitarie quali ad esempio lassistenza specialistica ambulatoriale; spese agevolabili solo a particolari condizioni come protesi e assistenza integrativa; altre spese. Opposizione dellassistito a rendere disponibili allAgenzia delle entrate i dati relativi alle spese sanitarie. LAgenzia delle Entrate ha disposto inoltre che ciascun contribuente può esercitare la propria opposizione a rendere disponibili al Fisco, con relativa cancellazione, i dati relativi alle spese sanitarie e ai rimborsi effettuati nellanno precedente per prestazioni parzialmente o completamente non erogate, per lelaborazione della dichiarazione dei redditi 730 precompilato. Per effettuare la comunicazione dellopposizione come sopra indicato vi invitiamo a leggere le istruzioni fornite dallAgenzia delle Entrate contenute nel PDF di seguito allegato. Agenzia delle Entrate: Provvedimento spese sanitarie 31-07-15 » 227,8 KiB - 16 hits - 05/08/15 Provvedimento dell'Agenzia delle Entrate relativo all'inserimento automatico delle spese sanitarie nel 730 precompilato.

Min. Lavoro: Indicatori economici e sul mercato del lavoro lavoroediritti_com - Pubblicato 2015.08.03

Con una nota Flash del 3 agosto il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha analizzato i principali indicatori congiunturali sul mercato del lavoro ed economici nazionali ed internazionali. Lo studio in particolare analizza levoluzione delloccupazione, della disoccupazione e dellofferta di lavoro relativa al primo trimestre 2015, così come risulta dalla Rilevazione continua sulle forze di lavoro, realizzata dallISTAT. Relativamente allo stesso periodo sono stati pubblicati, inoltre, i dati relativi ad altri importanti indicatori del mercato del lavoro: ore lavorate, ore di Cig, incidenza straordinario, retribuzioni contrattuali e effettive, costo del lavoro, ma anche previsioni sul mercato del lavoro, il clima di fiducia delle imprese manifatturiere e delle famiglie. Infine nellanalisi viene riportata la dinamica delleconomia mondiale, dei principali paesi e aree tramite il confronto dei principali indicatori macroeconomici quali il PIL, la produzione industriale, i prezzi, ed elaborati confronti internazionali sullandamento del mercato del lavoro e sulle principali tendenze occupazionali. Nel primo trimestre 2015 prosegue la moderata crescita delleconomia mondiale Nel primo trimestre 2015 prosegue la dinamica di crescita dellattività economica mondiale che rallenta, però, rispetto al trimestre precedente, sia nei paesi emergenti (Russia, Brasile, Cina) che, in parte, nei paesi avanzati (Stati Uniti e Regno Unito) mentre in Europa si va lentamente consolidando la ripresa, seppure gravata dallincognita relativa agli sviluppi della crisi greca. Il commercio mondiale ha mostrato un rallentamento (-6% in ragione danno) legato alla contrazione degli scambi , più marcata nelle economie emergenti mentre linflazione al consumo è rimasta contenuta, in linea con landamento dei prezzi delle materie prime e con il prezzo dei corsi petroliferi che si è mantenuto moderato per il persistere di un eccesso di offerta. La crescita rallenta nei paesi emergenti e negli Stati Uniti mentre in Europa si consolida su livelli contenuti Negli Stati Uniti la decelerazione del prodotto (-0,2% congiunturale da 0,5% del quarto trimestre) è stata causata della frenata degli investimenti e delle esportazioni, ma i fondamentali economici si sono mantenuti nel complesso sostanzialmente solidi mentre nei paesi emergenti i segnali di rallentamento sono più persistenti e meno legati a fattori temporanei: in Cina il PIL ha registrato il valore più basso degli ultimi sei anni (7% nel primo e secondo trimestre) legato anche a problemi di instabilità finanziaria che hanno richiesto ladozione di misure di stimolo. Nellarea euro nel primo trimestre del 2015 il PIL è aumentato allo stesso ritmo dellultimo trimestre dello scorso anno (0,4 % rispetto al periodo precedente), sostenuto dai consumi delle famiglie e dalle imprese. In Francia lattività economica è tornata a crescere (0,6% congiunturale), sospinta dal rafforzarsi della spesa delle famiglie e dallattenuazione del calo degli investimenti, così come in Italia, mentre ha rallentato in Germania (0,3 % da 0,7% del quarto trimestre 2014), dove laumento delle importazioni è stato più elevato di quello delle esportazioni. Al di fuori dellarea, anche il Regno Unito rallenta (il Pil passa da 0,6% a 0,3%). Continua a leggere la nota flash del Ministero del Lavoro Indicatori congiunturali economici e sul mercato del lavoro » 1,1 MiB - 1 hits - 03/08/15 Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali pubblica la Nota Flash, relativa ai principali indicatori congiunturali sul mercato del lavoro ed economici nazionali ed internazionali.

Il part-time dopo il Jobs Act lavoroediritti_com - Pubblicato 2015.07.31

Con il Decreto Legislativo numero 81 del 15 giugno 2015, Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, in attuazione della Legge delega 183 del 2014 c. d. Jobs Act anche il contratto part-time o a tempo parziale ha subito dei ritocchi, in questa piccola guida vedremo cosa è cambiato rispetto alla precedente versione. Il nuovo part-time è regolato, come detto sopra, dal D. lgs 81/2015, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 giugno e entrato in vigore il 25 giugno scorsi, che ne disciplina il funzionamento al capo II sezione I articoli dal 4 al 12. Forma e contenuti del contratto di lavoro a tempo parziale Il contratto di lavoro part-time o a tempo parziale dovrà avere necessariamente forma scritta ai fini della prova. Allinterno del contratto dovranno obbligatoriamente essere indicati: durata della prestazione lavorativa, ovvero le ore di lavoro nellarco della giornata; la collocazione temporale dellorario con riferimento al giorno, alla settimana, al mese e allanno. Il Decreto stabilisce comunque che dove il lavoro è organizzato in più turni, il contratto individuale può rinviare a turni programmati di lavoro articolati su fasce orarie prestabilite. Non vi è quindi una netta distinzione formale fra part-time orizzontale, verticale e misto, ma la prestazione è articolata in base a quanto scritto nel contratto individuale. Lavoro supplementare, lavoro straordinario, clausole elastiche Lavoro supplementare Come già avveniva in precedenza, si da ampia importanza al lavoro supplementare, al lavoro straordinario e alle clausole elastiche, dando al datore di lavoro la facoltà di richiedere, nel rispetto della contrattazione collettiva, entro i limiti dellorario normale di lavoro, di cui allarticolo 3 del decreto legislativo n. 66 del 2003, ovvero 8 ore giornaliere e 40 settimanali, lo svolgimento di prestazioni supplementari, intendendosi per tali quelle svolte oltre lorario concordato fra le parti ai sensi dellarticolo 5, comma 2, anche in relazione alle giornate, alle settimane o ai mesi. La nuova normativa stabilisce inoltre che, nel caso in cui il lavoro supplementare non sia previsto dal CCNL di riferimento, il datore di lavoro può richiedere al lavoratore lo svolgimento di prestazioni di lavoro supplementare in misura non superiore al 25 % delle ore di lavoro settimanali concordate. Ad esempio per un part-time di 20 ore settimanali il limite delle ore supplementari sarà 5. In questo caso il lavoro supplementare sarà retribuito con una maggiorazione del 15 % della retribuzione oraria globale di fatto, comprensiva dellincidenza della retribuzione delle ore supplementari sugli istituti retributivi indiretti e differiti. Sempre in questa ipotesi, ovvero ove il CCNL non regoli il lavoro supplementare, il lavoratore potrà rifiutare lo svolgimento del lavoro supplementare ove giustificato da comprovate esigenze lavorative, di salute, familiari o di formazione professionale. Lavoro straordinario Il Decreto stabilisce inoltre che nel part-time è consentito lo svolgimento di prestazioni di lavoro straordinario, così come definito dallarticolo 1, comma 2, lettera c), del D. lgs n. 66 del 2003, ovvero oltre le ore normali di lavoro ossia 8 ore giornaliere e 40 settimanali (in base comunque al CCNL). Clausole elastiche Quando queste sono espressamente disciplinate dal CCNL, datore di lavoro e lavoratore possono pattuire, per iscritto, clausole elastiche relative alla variazione della collocazione temporale della prestazione lavorativa ovvero relative alla variazione in aumento della sua durata. Queste variazioni dovranno comunque essere comunicate al lavoratore con almeno 2 giorni di anticipo e sempre nel rispetto del CCNL dovranno essere previste apposite compensazioni. Nel caso in cui le clausole elastiche non siano regolamentate dal CCNL queste potranno essere inserite nel contratto individuale, ma solo avanti alle commissioni di certificazione, con facoltà del lavoratore di farsi assistere da un rappresentante dellassociazione sindacale cui aderisce o conferisce mandato o da un avvocato o da un consulente del lavoro. Trasformazione del rapporto Su accordo delle parti risultante da atto scritto è ammessa la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale e viceversa. Il rifiuto del lavoratore di trasformare il rapporto di lavoro da part-time a tempo pieno o viceversa non costituisce giustificato motivo di licenziamento. In questo ambito viene introdotta una importante tutela dei lavoratori sia del settore pubblico che privato. Nel caso in cui essi siano affetti da patologie oncologiche nonché da gravi patologie cronico-degenerative ingravescenti, per i quali residui una ridotta capacità lavorativa, eventualmente anche a causa degli effetti invalidanti di terapie salvavita, hanno diritto alla trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in lavoro a tempo parziale. A richiesta del lavoratore il rapporto di lavoro a tempo parziale è trasformato nuovamente in rapporto di lavoro a tempo pieno. Ulteriore novità riguarda la possibilità per il lavoratore di chiedere, per una sola volta, al posto del congedo parentale, la trasformazione del rapporto di lavoro a tempo pieno in rapporto a tempo parziale, purché con una riduzione dorario non superiore al 50 per cento. Il datore di lavoro è tenuto a dar corso alla trasformazione entro quindici giorni dalla richiesta. Il decreto infine introduce la priorità per il lavoratore o la lavoratrice riguardo la richiesta di trasformazione in part-time del contratto di lavoro a tempo pieno per esigenze legate alla presenza in famiglia di un figlio convivente di età non superiore a tredici anni o di un figlio convivente portatore di handicap. Sanzioni In mancanza del contratto scritto o qualora nel contratto scritto non sia determinata la durata della prestazione lavorativa, su domanda del lavoratore è dichiarata la sussistenza fra le parti di un rapporto di lavoro a tempo pieno. In caso di svolgimento di prestazioni in esecuzione di clausole elastiche senza il rispetto delle condizioni, delle modalità e dei limiti previsti dalla legge o dal CCNL il lavoratore, in aggiunta alla retribuzione dovuta, ha diritto a unulteriore somma a titolo di risarcimento del danno. Trattamento del lavoratore a tempo parziale, criteri di computo dei lavoratori a tempo parziale, la disciplina previdenziale e lavoro a tempo parziale nelle amministrazioni pubbliche Il Decreto Legislativo 81/2015 va a disciplinare infine anche il trattamento del lavoratore a tempo parziale, i criteri di computo dei lavoratori a tempo parziale, la disciplina previdenziale e il lavoro a tempo parziale nelle amministrazioni pubbliche. Vi rimandiamo alla lettura del testo del decreto per una più attenta analisi delle novità sopra enunciate. D. Lgs 81/2015 - Contratto part-time » 87,2 KiB - 38 hits - 31/07/15 Decreto Legislativo numero 81 del 15 giugno 2015, disciplina del Part-Time

 

NASpI, chiarimenti dall’INPS sulla nuova disoccupazione lavoroediritti_com - Pubblicato 2015.07.30

Con la Circolare numero 142 del 29 luglio 2015 lINPS fornisce ulteriori chiarimenti sulla Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per lImpiego (NASpI) introdotta con il decreto legislativo n. 22 del 2015 in attuazione della Legge 183/2014 c. d. Jobs Act. LINPS precisa che a seguito della pubblicazione della circolare n. 94 del 12 maggio 2015 in materia di indennità di disoccupazione NASpI, si è reso necessario fornire chiarimenti di carattere amministrativo-operativo su aspetti specifici non espressamente disciplinati dalla normativa, ma che possono avere incidenza sulla prestazione. Leggi anche: Indennità di disoccupazione NASpI, la Circolare dellINPS Con loccasione lINPS fornisce, tra laltro, elementi utili allinterpretazione del paragrafo 2.5 punto 4) della circolare n. 94 del 2015 in ordine al quale sono state segnalate incertezze circa gli effetti sul calcolo della durata della NASpI. La circolare è molto importante in quanto chiarisce tutti quegli aspetti legati soprattutto ai requisiti delle 13 settimane di contribuzione negli ultimi 4 anni, le 30 giornate di lavoro negli ultimi 12 mesi, il procedimento di calcolo della durata e dellimporto della prestazione e tanto altro ancora. Qui di seguito mi limito a fornire il sommario della Circolare di cui allego il testo a fondo pagina per una più attenta lettura. SOMMARIO: Premessa Effetti sullindennità NASpI in caso di rifiuto alle proposte di lavoro o di trasferimento del lavoratore. Licenziamento con accettazione dellofferta di conciliazione di cui allart. 6 del D.Lgs. n. 23 del 2015 e licenziamento disciplinare. Requisito contributivo: almeno tredici settimane di contribuzione contro la disoccupazione nei quattro anni precedenti linizio del periodo di disoccupazione. 4.1. Meccanismo di neutralizzazione. 4.2. Neutralizzazione aspettativa sindacale ex art. 31 della Legge n. 300 del 1970. 4.3. Neutralizzazione dei periodi di CIG in deroga. 4.4. Neutralizzazione dei periodi di lavoro allestero in Paesi non convenzionati. Requisito lavorativo: trenta giornate di lavoro effettivo, a prescindere dal minimale contributivo, nei dodici mesi che precedono linizio del periodo di disoccupazione. 5.1. Perfezionamento del requisito delle 30 giornate di effettivo lavoro per i lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari. 5.2. Eventi che consentono neutralizzazione ai fini della ricerca delle trenta giornate di lavoro effettivo. 5.2.a. Aspettativa sindacale ex art. 31 della legge n. 300 del 1970 e Cig in deroga. 5.2.b. Malattia integrata dal datore di lavoro. Durata. Procedimento di calcolo. Ulteriori precisazioni. Domanda di indennità di mobilità o di indennità di disoccupazione NASpI. Servizio Civile Nazionale e indennità di disoccupazione NASpI. 8.1 Premessa ed evoluzione del quadro normativo. 8.2 Disciplina dei rapporti fra indennità di disoccupazione NASpI e Servizio Civile nazionale. Nuova attività lavorativa in corso di prestazione. 9.1.Effetti del lavoro occasionale accessorio sullindennità NASpI. 9.2 Effetti del lavoro intermittente sullindennità NASpI. 9.3 Effetti del lavoro allestero sullindennità NASpI. Espletamento di cariche pubbliche elettive e non elettive in corso di prestazione. 11. Precisazioni alla circolare INPS n. 180 del 2014. Precisazioni alla circolare INPS n. 180 del 2014. Circolare INPS numero 142 del 29-07-2015 » 220,0 KiB - 14 hits - 30/07/15 Chiarimenti su Nuova prestazione di Assicurazione Sociale per lImpiego (NASpI).

 

Min. Lavoro: risultati I° semestre 2015 dell’attività ispettiva lavoroediritti_com - Pubblicato 2015.07.29

Con un comunicato stampa del 28 luglio la Direzione generale per lAttività Ispettiva ha reso noti i risultati dellattività ispettiva di vigilanza svolta I° semestre 2015. I risultati conseguiti nel I° semestre confermano, a detta della Direzione generale per lAttività Ispettiva, una costante ed incisiva azione ispettiva, che sullintero territorio nazionale ha registrato 75.890 accessi ispettivi, cui vanno aggiunti 3.882 accertamenti in materia di Cassa Integrazione Straordinaria, di Cassa Integrazione in deroga, di Contratti di Solidarietà e di Patronati. Nel corso del I° semestre del 2015 si sono registrati illeciti a carico di 40.449 aziende, con un tasso di irregolarità di circa il 59% delle imprese ispezionate, rispetto allo stesso periodo dellanno precedente si è avuto un sensibile aumento. Più nel dettaglio, in occasione delle verifiche ispettive: sono stati registrati limpiego di 18.215 lavoratori in nero sono state sospese 3.873 aziende per lutilizzo di personale non dichiarato in misura pari o superiore al 20% di quello presente al momento dellaccesso; sono stati accertati fenomeni interpositori e appalti illeciti (3.416 lavoratori); si è avuta la riqualificazione di rapporti di lavoro fittizi (3.834). sono state contestate numerose infrazioni in materia di orario di lavoro (4.499) 13.330 violazioni prevenzionistiche riscontrate. La Direzione generale per lAttività Ispettiva del Ministero del Lavoro segnala, altresì, il notevole incremento delle irregolarità, di natura penale, relative alla tutela delle lavoratrici madri e allimpiego di lavoratori extracomunitari clandestini. Vigilanza INPS/INAIL Per quanto concerne lattività degli Istituti, i numeri sono: INPS 20.718 imprese ispezionate, di cui 17.268 irregolari. LIstituto ha inoltre accertato la presenza di 9.481 lavoratori in nero ed una contribuzione non versata pari ad euro 484.323.372. LINAIL ha invece effettuato 10.241 ispezioni, di cui 9.019 hanno evidenziato delle irregolarità. I lavoratori in nero accertati sono stati 3.698 mentre i premi non versati ammontano ad euro 45.477.238. Vigilanze straordinarie La Direzione generale per lAttività Ispettiva del Ministero del Lavoro segnala inoltre: un potenziamento dellattività di vigilanza nei luoghi di maggior concentrazione turistica tra i quali si segnalano la riviera romagnola, ligure, il Salento, il Cilento e la Costa Smeralda al fine di garantire un adeguato livello di tutele nei confronti dei lavoratori impiegati in attività stagionali e di scongiurare possibili fenomeni di dumping. massima lattenzione del personale ispettivo su specifici comportamenti elusivi della disciplina in materia di somministrazione transnazionale di lavoro (i cosiddetti contratti romeni) e di ricorso allesonero contributivo previsto dalla L. n. 190/2014 (legge di stabilità, che prevede lesonero triennale dal versamento dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro che attivano nuove assunzioni a tempo indeterminato nel corso del 2015). Sul punto la Direzione generale per lAttività Ispettiva aveva infatti già fornito indicazioni al personale ispettivo, rispettivamente, con circ. n. 14/2015 e lettera circolare del 17 giugno 2015. Fonte: www.lavoro.gov.it

 

Informat Paper News - lavoro_gov_it

Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16

217 14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8 9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867 11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778 Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0 9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968 8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893 11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840 Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66 15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 … … … … … … Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179 6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia 242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9 5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494 9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647 Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9 31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532 3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588 10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU % nulli mediana media (escl.

Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16

Studi e Statistiche



Testo Allegato

14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1° gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma, che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): " Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni, università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e 35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre di esercizio delle nuove regole.

Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato (o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE. Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o accademico.

Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa 3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.

Questo report è a cura della Direzione generale per linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura, al di là della partenza «lenta» di gennaio mese in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620 mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma della stagionalità riscontrata anche negli anni precedenti.

A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello 0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le informazioni già possedute negli archivi dellINPS e dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal regolamento in 10 giorni lavorativi.

Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es., socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari (ad es., presenza di persone con disabilità o genitori naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio (nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20% delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo (anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014). Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il 76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno precedente.

Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale nasconde andamenti molto diversi a livello locale.

I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015 (figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media «regionale» è di oltre 6 punti superiore a quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al 65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del 16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014 (figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il 14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.

La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi, superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e 27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il 6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate, prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate; dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi definito livello essenziale.

Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria 13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo 15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7 Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8 Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si tratta di una distribuzione troncata (cioè, è più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU «rettificate» (o che, per una qualche irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di luglio.

* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE, presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha fissato in due settimane, dal momento della presentazione della DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento, collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana, indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già commentato.

ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non è possibile il viceversa, per cui non si è potuto fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e 2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU può essere anche molto diverso da quello calcolato con le medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per lemersione di valori precedentemente non dichiarati.

In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la distribuzione si stia «spostando» verso destra, con lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione: obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che qualitativamente le popolazioni rimangano simili.

ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3 15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi. Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime, solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli) non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove regole.

Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0 erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si avvicinino (la crescita della media è cioè minore rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si verifica il citato «spostamento» verso destra della distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro (difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro (cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni erogate localmente, pertanto, è più prudente affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori agli estremi.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana 6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a 8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il 40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media: 7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro. Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%), Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in Campania e Sicilia.

* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione sarà fornita successivamente.

ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione, nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima questione da indagare è comè variato il peso relativo di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi principali della riforma una maggiore valorizzazione della componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa, con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno esaminate più avanti (ad es., il trattamento della disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero anno.

Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito). Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati eclatanti in termini di emersione.

Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del 2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro) e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%, sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3° trimestre). Il trend è ancora più evidente se osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.

ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile 0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una notevole variabilità nella distribuzione territoriale del patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%. In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e circa il 60% del Centro.

Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE, dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i controlli sulle DSU precedentemente presentate.

Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche, dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno (prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità, contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20% da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.

Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno strumento molto potente per migliorare la gestione, la programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi. Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa attività decolli anche al fine di far funzionare efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima fruizione della prestazione potendosi così adoperare per recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.

ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come già notato per la popolazione complessiva, si osserva un certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro, in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti è il probabile effetto della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.

Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è più basso del vecchio è pari alla metà della popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente invariata e si osserva un più limitato incremento della media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva (probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per la popolazione senza minorenni.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana 6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità Gli effetti della riforma sui nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la distribuzione è visibilmente modificata per effetto dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano, passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione; sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34% dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte più «ricca» della popolazione avviene il contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il 6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con disabilità o non autosufficienti è tre punti in più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli evidenziati nei dati.

Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in presenza di una persona con disabilità: non più una maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione anziana non autosufficiente.

ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5 16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%). Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei valori ISEE più elevati.

Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con disabili. In altri termini, la probabilità di annullare lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.

Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento che qui possiamo evidenziare.

* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID). Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce** 48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD 9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0 ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl. 1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544 1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile 11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del diverso trattamento delle persone con disabilità possono essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole (cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi (con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque, in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE ibrido.

Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è ora più evidente, seppure in misura non così a larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre (in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE più bassi, verso i quali nello specifico della disabilità le nuove regole sono particolarmente più favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore (dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e, quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con disabilità, risulta invece meno favorevole per poco più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale dellISEE post- riforma.

** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1% outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1° quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903 13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura (presenza di persone con disabilità o minorenni) già affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.

Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione (lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari mutamenti nella composizione (le «fette» di torta rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la «fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili è abbondantemente più che doppia.

Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione. La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i soli nuclei senza carichi familiari.

ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio universitario erano presentate, a causa della scarsa numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui considerato si può contare su un campione di ben maggiori dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.

Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente si coglie anche visivamente dal confronto con le altre distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.

Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000 euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione. Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi dellISEE si osservava la medesima «forma» della distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000 rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000 6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre 18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione complessiva: poco più del 6% nel caso della media, più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece, rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri (meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo dellindicatore.

La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report, i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si presentano in misura più contenuta rispetto a quanto appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e lo è sempre stata. Non è compito di questo report interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza di una popolazione più «ricca», un ISEE più selettivo come richiesto dal legislatore non potrà che avere un impatto maggiore.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4 2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana 15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.

Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio, quelli sopra il viceversa.

E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si consideri la generalità della popolazione, i nuclei con minorenni, i nuclei con persone disabilità o non autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle persone con disabilità, invece, è evidente la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del grafico, relativa alla parte più «ricca» della popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale operato dalla maggior valorizzazione della componente patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto uniforme.

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o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500 osservazioni.

Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065 10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374 Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1 & & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0 7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992 8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & & & Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14 14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & & & & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848 13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748 Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217 14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8 9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867 11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778 Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0 9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968 8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893 11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840 Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66 15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & & & & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179 6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia 242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9 5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494 9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647 Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9 31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532 3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588 10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU % nulli mediana media (escl. outliers)

Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16

Studi e Statistiche



Testo Allegato

14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1° gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma, che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): " Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni, università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e 35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre di esercizio delle nuove regole.

Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato (o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE. Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o accademico.

Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa 3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.

Questo report è a cura della Direzione generale per linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura, al di là della partenza «lenta» di gennaio mese in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620 mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma della stagionalità riscontrata anche negli anni precedenti.

A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello 0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le informazioni già possedute negli archivi dellINPS e dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal regolamento in 10 giorni lavorativi.

Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es., socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari (ad es., presenza di persone con disabilità o genitori naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio (nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20% delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo (anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014). Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il 76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno precedente.

Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale nasconde andamenti molto diversi a livello locale.

I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015 (figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media «regionale» è di oltre 6 punti superiore a quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al 65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del 16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014 (figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il 14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.

La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi, superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e 27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il 6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate, prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate; dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi definito livello essenziale.

Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria 13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo 15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7 Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8 Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si tratta di una distribuzione troncata (cioè, è più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU «rettificate» (o che, per una qualche irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di luglio.

* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE, presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha fissato in due settimane, dal momento della presentazione della DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento, collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana, indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già commentato.

ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non è possibile il viceversa, per cui non si è potuto fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e 2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU può essere anche molto diverso da quello calcolato con le medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per lemersione di valori precedentemente non dichiarati.

In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la distribuzione si stia «spostando» verso destra, con lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione: obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che qualitativamente le popolazioni rimangano simili.

ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3 15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi. Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime, solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli) non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove regole.

Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0 erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si avvicinino (la crescita della media è cioè minore rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si verifica il citato «spostamento» verso destra della distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro (difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro (cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni erogate localmente, pertanto, è più prudente affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori agli estremi.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana 6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a 8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il 40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media: 7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro. Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%), Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in Campania e Sicilia.

* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione sarà fornita successivamente.

ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione, nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima questione da indagare è comè variato il peso relativo di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi principali della riforma una maggiore valorizzazione della componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa, con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno esaminate più avanti (ad es., il trattamento della disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero anno.

Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito). Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati eclatanti in termini di emersione.

Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del 2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro) e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%, sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3° trimestre). Il trend è ancora più evidente se osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.

ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile 0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una notevole variabilità nella distribuzione territoriale del patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%. In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e circa il 60% del Centro.

Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE, dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i controlli sulle DSU precedentemente presentate.

Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche, dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno (prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità, contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20% da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.

Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno strumento molto potente per migliorare la gestione, la programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi. Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa attività decolli anche al fine di far funzionare efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima fruizione della prestazione potendosi così adoperare per recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.

ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come già notato per la popolazione complessiva, si osserva un certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro, in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti è il probabile effetto della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.

Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è più basso del vecchio è pari alla metà della popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente invariata e si osserva un più limitato incremento della media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva (probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per la popolazione senza minorenni.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana 6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità Gli effetti della riforma sui nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la distribuzione è visibilmente modificata per effetto dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano, passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione; sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34% dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte più «ricca» della popolazione avviene il contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il 6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con disabilità o non autosufficienti è tre punti in più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli evidenziati nei dati.

Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in presenza di una persona con disabilità: non più una maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione anziana non autosufficiente.

ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5 16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%). Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei valori ISEE più elevati.

Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con disabili. In altri termini, la probabilità di annullare lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.

Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento che qui possiamo evidenziare.

* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID). Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce** 48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD 9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0 ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl. 1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544 1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile 11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del diverso trattamento delle persone con disabilità possono essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole (cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi (con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque, in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE ibrido.

Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è ora più evidente, seppure in misura non così a larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre (in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE più bassi, verso i quali nello specifico della disabilità le nuove regole sono particolarmente più favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore (dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e, quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con disabilità, risulta invece meno favorevole per poco più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale dellISEE post- riforma.

** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1% outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1° quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903 13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura (presenza di persone con disabilità o minorenni) già affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.

Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione (lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari mutamenti nella composizione (le «fette» di torta rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la «fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili è abbondantemente più che doppia.

Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione. La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i soli nuclei senza carichi familiari.

ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio universitario erano presentate, a causa della scarsa numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui considerato si può contare su un campione di ben maggiori dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.

Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente si coglie anche visivamente dal confronto con le altre distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.

Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000 euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione. Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi dellISEE si osservava la medesima «forma» della distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000 rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000 6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre 18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione complessiva: poco più del 6% nel caso della media, più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece, rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri (meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo dellindicatore.

La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report, i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si presentano in misura più contenuta rispetto a quanto appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e lo è sempre stata. Non è compito di questo report interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza di una popolazione più «ricca», un ISEE più selettivo come richiesto dal legislatore non potrà che avere un impatto maggiore.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4 2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana 15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.

Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio, quelli sopra il viceversa.

E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si consideri la generalità della popolazione, i nuclei con minorenni, i nuclei con persone disabilità o non autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle persone con disabilità, invece, è evidente la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del grafico, relativa alla parte più «ricca» della popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale operato dalla maggior valorizzazione della componente patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto uniforme.

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o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500 osservazioni.

Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065 10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374 Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1 & & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0 7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992 8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & & & Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14 14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & & & & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848 13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748 Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217 14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8 9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867 11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778 Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0 9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968 8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893 11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840 Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66 15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & & & & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179 6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia 242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9 5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494 9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647 Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9 31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532 3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588 10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU % nulli mediana media (escl. outliers)

Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16

Studi e Statistiche



Testo Allegato

14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1° gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma, che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): " Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni, università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e 35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre di esercizio delle nuove regole.

Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato (o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE. Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o accademico.

Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa 3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.

Questo report è a cura della Direzione generale per linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura, al di là della partenza «lenta» di gennaio mese in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620 mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma della stagionalità riscontrata anche negli anni precedenti.

A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello 0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le informazioni già possedute negli archivi dellINPS e dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal regolamento in 10 giorni lavorativi.

Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es., socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari (ad es., presenza di persone con disabilità o genitori naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio (nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20% delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo (anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014). Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il 76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno precedente.

Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale nasconde andamenti molto diversi a livello locale.

I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015 (figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media «regionale» è di oltre 6 punti superiore a quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al 65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del 16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014 (figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il 14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.

La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi, superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e 27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il 6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate, prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate; dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi definito livello essenziale.

Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria 13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo 15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7 Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8 Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si tratta di una distribuzione troncata (cioè, è più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU «rettificate» (o che, per una qualche irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di luglio.

* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE, presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha fissato in due settimane, dal momento della presentazione della DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento, collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana, indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già commentato.

ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non è possibile il viceversa, per cui non si è potuto fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e 2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU può essere anche molto diverso da quello calcolato con le medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per lemersione di valori precedentemente non dichiarati.

In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la distribuzione si stia «spostando» verso destra, con lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione: obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che qualitativamente le popolazioni rimangano simili.

ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3 15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi. Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime, solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli) non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove regole.

Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0 erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si avvicinino (la crescita della media è cioè minore rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si verifica il citato «spostamento» verso destra della distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro (difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro (cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni erogate localmente, pertanto, è più prudente affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori agli estremi.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana 6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a 8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il 40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media: 7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro. Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%), Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in Campania e Sicilia.

* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione sarà fornita successivamente.

ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione, nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima questione da indagare è comè variato il peso relativo di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi principali della riforma una maggiore valorizzazione della componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa, con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno esaminate più avanti (ad es., il trattamento della disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero anno.

Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito). Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati eclatanti in termini di emersione.

Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del 2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro) e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%, sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3° trimestre). Il trend è ancora più evidente se osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.

ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile 0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una notevole variabilità nella distribuzione territoriale del patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%. In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e circa il 60% del Centro.

Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE, dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i controlli sulle DSU precedentemente presentate.

Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche, dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno (prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità, contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20% da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.

Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno strumento molto potente per migliorare la gestione, la programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi. Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa attività decolli anche al fine di far funzionare efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima fruizione della prestazione potendosi così adoperare per recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.

ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come già notato per la popolazione complessiva, si osserva un certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro, in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti è il probabile effetto della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.

Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è più basso del vecchio è pari alla metà della popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente invariata e si osserva un più limitato incremento della media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva (probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per la popolazione senza minorenni.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana 6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità Gli effetti della riforma sui nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la distribuzione è visibilmente modificata per effetto dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano, passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione; sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34% dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte più «ricca» della popolazione avviene il contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il 6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con disabilità o non autosufficienti è tre punti in più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli evidenziati nei dati.

Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in presenza di una persona con disabilità: non più una maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione anziana non autosufficiente.

ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5 16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%). Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei valori ISEE più elevati.

Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con disabili. In altri termini, la probabilità di annullare lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.

Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento che qui possiamo evidenziare.

* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID). Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce** 48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD 9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0 ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl. 1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544 1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile 11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del diverso trattamento delle persone con disabilità possono essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole (cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi (con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque, in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE ibrido.

Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è ora più evidente, seppure in misura non così a larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre (in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE più bassi, verso i quali nello specifico della disabilità le nuove regole sono particolarmente più favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore (dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e, quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con disabilità, risulta invece meno favorevole per poco più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale dellISEE post- riforma.

** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1% outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1° quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903 13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura (presenza di persone con disabilità o minorenni) già affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.

Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione (lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari mutamenti nella composizione (le «fette» di torta rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la «fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili è abbondantemente più che doppia.

Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione. La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i soli nuclei senza carichi familiari.

ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio universitario erano presentate, a causa della scarsa numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui considerato si può contare su un campione di ben maggiori dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.

Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente si coglie anche visivamente dal confronto con le altre distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.

Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000 euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione. Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi dellISEE si osservava la medesima «forma» della distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000 rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000 6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre 18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione complessiva: poco più del 6% nel caso della media, più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece, rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri (meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo dellindicatore.

La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report, i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si presentano in misura più contenuta rispetto a quanto appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e lo è sempre stata. Non è compito di questo report interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza di una popolazione più «ricca», un ISEE più selettivo come richiesto dal legislatore non potrà che avere un impatto maggiore.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4 2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana 15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.

Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio, quelli sopra il viceversa.

E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si consideri la generalità della popolazione, i nuclei con minorenni, i nuclei con persone disabilità o non autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle persone con disabilità, invece, è evidente la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del grafico, relativa alla parte più «ricca» della popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale operato dalla maggior valorizzazione della componente patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto uniforme.

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o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500 osservazioni.

Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065 10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374 Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1 & & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0 7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992 8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & & & Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14 14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & & & & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848 13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748 Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217 14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8 9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867 11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778 Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0 9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968 8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893 11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840 Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66 15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & & & & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179 6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia 242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9 5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494 9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647 Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9 31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532 3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588 10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU % nulli mediana media (escl. outliers)

Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16

Studi e Statistiche



Testo Allegato

14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1° gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma, che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): " Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni, università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e 35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre di esercizio delle nuove regole.

Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato (o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE. Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o accademico.

Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa 3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.

Questo report è a cura della Direzione generale per linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura, al di là della partenza «lenta» di gennaio mese in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620 mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma della stagionalità riscontrata anche negli anni precedenti.

A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello 0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le informazioni già possedute negli archivi dellINPS e dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal regolamento in 10 giorni lavorativi.

Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es., socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari (ad es., presenza di persone con disabilità o genitori naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio (nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20% delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo (anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014). Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il 76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno precedente.

Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale nasconde andamenti molto diversi a livello locale.

I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015 (figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media «regionale» è di oltre 6 punti superiore a quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al 65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del 16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014 (figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il 14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.

La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi, superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e 27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il 6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate, prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate; dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi definito livello essenziale.

Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria 13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo 15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7 Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8 Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si tratta di una distribuzione troncata (cioè, è più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU «rettificate» (o che, per una qualche irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di luglio.

* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE, presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha fissato in due settimane, dal momento della presentazione della DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento, collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana, indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già commentato.

ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non è possibile il viceversa, per cui non si è potuto fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e 2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU può essere anche molto diverso da quello calcolato con le medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per lemersione di valori precedentemente non dichiarati.

In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la distribuzione si stia «spostando» verso destra, con lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione: obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che qualitativamente le popolazioni rimangano simili.

ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3 15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi. Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime, solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli) non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove regole.

Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0 erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si avvicinino (la crescita della media è cioè minore rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si verifica il citato «spostamento» verso destra della distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro (difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro (cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni erogate localmente, pertanto, è più prudente affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori agli estremi.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana 6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a 8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il 40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media: 7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro. Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%), Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in Campania e Sicilia.

* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione sarà fornita successivamente.

ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione, nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima questione da indagare è comè variato il peso relativo di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi principali della riforma una maggiore valorizzazione della componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa, con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno esaminate più avanti (ad es., il trattamento della disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero anno.

Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito). Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati eclatanti in termini di emersione.

Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del 2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro) e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%, sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3° trimestre). Il trend è ancora più evidente se osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.

ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile 0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una notevole variabilità nella distribuzione territoriale del patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%. In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e circa il 60% del Centro.

Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE, dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i controlli sulle DSU precedentemente presentate.

Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche, dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno (prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità, contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20% da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.

Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno strumento molto potente per migliorare la gestione, la programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi. Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa attività decolli anche al fine di far funzionare efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima fruizione della prestazione potendosi così adoperare per recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.

ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come già notato per la popolazione complessiva, si osserva un certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro, in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti è il probabile effetto della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.

Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è più basso del vecchio è pari alla metà della popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente invariata e si osserva un più limitato incremento della media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva (probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per la popolazione senza minorenni.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana 6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità Gli effetti della riforma sui nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la distribuzione è visibilmente modificata per effetto dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano, passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione; sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34% dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte più «ricca» della popolazione avviene il contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il 6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con disabilità o non autosufficienti è tre punti in più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli evidenziati nei dati.

Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in presenza di una persona con disabilità: non più una maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione anziana non autosufficiente.

ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5 16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%). Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei valori ISEE più elevati.

Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con disabili. In altri termini, la probabilità di annullare lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.

Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento che qui possiamo evidenziare.

* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID). Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce** 48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD 9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0 ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl. 1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544 1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile 11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del diverso trattamento delle persone con disabilità possono essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole (cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi (con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque, in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE ibrido.

Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è ora più evidente, seppure in misura non così a larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre (in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE più bassi, verso i quali nello specifico della disabilità le nuove regole sono particolarmente più favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore (dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e, quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con disabilità, risulta invece meno favorevole per poco più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale dellISEE post- riforma.

** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1% outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1° quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903 13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura (presenza di persone con disabilità o minorenni) già affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.

Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione (lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari mutamenti nella composizione (le «fette» di torta rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la «fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili è abbondantemente più che doppia.

Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione. La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i soli nuclei senza carichi familiari.

ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio universitario erano presentate, a causa della scarsa numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui considerato si può contare su un campione di ben maggiori dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.

Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente si coglie anche visivamente dal confronto con le altre distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.

Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000 euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione. Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi dellISEE si osservava la medesima «forma» della distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000 rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000 6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre 18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione complessiva: poco più del 6% nel caso della media, più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece, rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri (meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo dellindicatore.

La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report, i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si presentano in misura più contenuta rispetto a quanto appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e lo è sempre stata. Non è compito di questo report interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza di una popolazione più «ricca», un ISEE più selettivo come richiesto dal legislatore non potrà che avere un impatto maggiore.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4 2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana 15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.

Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio, quelli sopra il viceversa.

E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si consideri la generalità della popolazione, i nuclei con minorenni, i nuclei con persone disabilità o non autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle persone con disabilità, invece, è evidente la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del grafico, relativa alla parte più «ricca» della popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale operato dalla maggior valorizzazione della componente patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto uniforme.

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o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500 osservazioni.

Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065 10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374 Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1 & & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0 7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992 8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & & & Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14 14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & & & & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848 13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748 Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217 14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8 9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867 11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778 Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0 9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968 8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893 11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840 Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66 15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & & & & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179 6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia 242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9 5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494 9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647 Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9 31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532 3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588 10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU % nulli mediana media (escl. outliers)

Pubblicato il Quaderno della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Quaderni della Ricerca Sociale flash 36 - Monitoraggio al terzo trimestre 2015 lavoro_gov_it - Pubblicato 2016.02.16

Studi e Statistiche



Testo Allegato

14 gennaio 2016 DIREZIONE GENERALE PER
LINCLUSIONE E LE POLITICHE SOCIALI flash 36 IL NUOVO ISEE
Monitoraggio al terzo trimestre 2015 Il nuovo ISEE Il 1° gennaio 2015 è entrato in vigore il nuovo ISEE. Molte sono state le innovazioni introdotte sia dal punto di vista delle regole di calcolo dellindicatore che di carattere procedurale. La riforma, che ha avuto un lungo processo di gestazione a cavallo degli ultimi tre governi, aveva sostanzialmente i seguenti obiettivi, come specificati nel Decreto Salva Italia (art. 5, DL 201/2011): " Miglioramento della selettività dellindicatore, valorizzando maggiormente la componente patrimoniale " Introduzione di una nozione di reddito disponibile, includendo anche le somme esenti da imposta " Considerazione dei carichi familiari (famiglie con minorenni e con persone con disabilità) " Differenziazione dellindicatore per diverse prestazioni (minorenni, università, socio-sanitarie) " Rafforzamento del sistema dei controlli Sono, pertanto, soprattutto questi gli obiettivi del monitoraggio che si sta conducendo trimestralmente (si vedano i report già pubblicati in Quaderno della ricerca sociale 33 e 35). Qui si fornisce un aggiornamento relativo al terzo trimestre di esercizio delle nuove regole.

Come già nei primi report, oltre al monitoraggio degli obiettivi della riforma, si presentano confronti relativi alle distribuzioni del vecchio e del nuovo ISEE. Si intende così fornire un servizio di orientamento quantitativo alle migliaia di enti erogatori di prestazioni sociali agevolate che hanno rinnovato (o stanno rinnovando) i regolamenti che disciplinano lerogazione condizionata alla prova dei mezzi. Il confronto è operato solo sulle «regole» di calcolo, al netto delleventuale emersione di valori precedentemente non dichiarati, emersione che appare comunque significativa sulla base delle prime evidenze, come si continua a dar conto in questo report. Nei monitoraggi precedenti si è precisato che bisogna attendere la fine dellanno perché la popolazione qui considerata possa essere pienamente rappresentativa del complesso e variegato mondo di chi sottoscrive una dichiarazione sostitutiva unica (DSU) a fini ISEE. Alcune prestazioni, infatti, presentano una accentuata stagionalità (asili nido, mense scolastiche, diritto allo studio universitario) legata allavvio dellanno scolastico o accademico.

Con laggiornamento al terzo trimestre, comunque, una parte consistente di questo flusso stagionale (quello relativo al mese di settembre) è stata acquisita dal sistema, in particolare con riferimento agli universitari. Pertanto, per quanto debba essere mantenuta cautela nella lettura dei dati, ci si avvicina sempre più alluniverso di riferimento e le dichiarazioni della prima parte dellanno periodo in cui si concentrano DSU con valori ISEE più bassi della media tendono ad essere compensate da quelle relative a prestazioni le universitarie in primis a cui si accede pur avendo valori ISEE più alti. Ad ogni modo, il numero di dichiarazioni acquisite dal sistema al 30 settembre circa 3 milioni e mezzo è tale da far considerare il confronto tra vecchio e nuovo sempre più affidabile e significativo.

Questo report è a cura della Direzione generale per linclusione e le politiche sociali del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 75.000 DSU). Il report non è lunico prodotto della DG in questo primo anno di nuovo ISEE. Alla fine del 2015 sono stati aggiornati i modelli di dichiarazione e le istruzioni, per operare quellordinaria manutenzione che con il «vecchio» ISEE era stata problematica e che invece si era voluta assicurare al nuovo indicatore. Laggiornamento serve, in particolare, a chiarire dubbi interpretativi relativi alla nuova disciplina, consolidando il lavoro che in corso danno si presenta sul sito del Ministero e dellINPS pubblicando risposte alle FAQ raccolte dalla consulta dei CAF. Lufficio competente della Direzione, riorganizzato in occasione della riforma, opera in continuo coordinamento con le strutture dellINPS (DC prestazioni a sostegno del reddito e DC sistemi informativi), cui è affidato il maggior carico nellattuazione, e con quelle dellAgenzia delle entrate (DC gestione tributi, DC accertamento, DC tecnologie e innovazione), grazie alle quali si è potuto operare il rafforzamento dei controlli previsto dalla norma. Si segnala, infine, che è pienamente operativo il Comitato consultivo previsto dal nuovo regolamento ISEE, che riunisce i diversi livelli di governo e i principali stakeholders. I flussi di DSU Al 30 settembre le DSU presentate sono state poco meno di 3,5 milioni. Come si evidenzia in figura, al di là della partenza «lenta» di gennaio mese in cui, insieme a quello di agosto, viene comunque storicamente presentato il minor numero di DSU il sistema ha cominciato ad acquisire un notevole flusso di dichiarazioni già da febbraio, attestandosi sopra le 80 mila a settimana. Nei messi successivi, tranne agosto, il flusso settimanale è stato quasi sempre superiore a 100 mila DSU, con picchi settimanali in marzo/aprile superiori a 120 mila. A settembre si è comunque registrato il flusso di acquisizione più alto: oltre 620 mila dichiarazioni, circa 145 mila in media a settimana, a conferma della stagionalità riscontrata anche negli anni precedenti.

A posteriori può quindi dirsi che la familiarizzazione con le nuove regole è stata relativamente rapida. Lo scarso afflusso di gennaio, peraltro, è stato fondamentalmente dovuto al ritardato rinnovo della convenzione che lega lINPS ai CAF per lacquisizione delle DSU: i CAF, infatti, rappresentano il canale quasi totalitario, seppur non esclusivo, di presentazione della dichiarazione ISEE. Si sottolinea che comunque è possibile per il cittadino presentare direttamente on-line la propria dichiarazione, con una procedura assistita predisposta da INPS: le DSU presentate con questa modalità sono nel periodo osservato oltre 70 mila, il 2,1% del totale. Marginale il numero di DSU presentate direttamente allente erogatore: 23 mila, meno dello 0,7%. Nella prima parte di questo report si esamina la capacità del sistema di reggere le profonde innovazioni procedurali introdotte con la riforma. In particolare, la DSU è oggi una dichiarazione post-compilata, nel senso che le informazioni già possedute negli archivi dellINPS e dellAgenzia delle entrate vengono direttamente rilevate e non richieste al cittadino ai fini del rilascio dellISEE. Ciò comporta un lasso di tempo tra il momento della presentazione della DSU e il momento dellattestazione dellindicatore, fissato dal regolamento in 10 giorni lavorativi.

Laltra grossa innovazione è rappresentata dalla modularità della dichiarazione. Per la maggior parte delle famiglie/prestazioni è disponibile una dichiarazione semplificata (DSU MINI). Ma per alcune prestazioni (ad es., socio-sanitarie, universitarie) o per alcune tipologie familiari (ad es., presenza di persone con disabilità o genitori naturali non conviventi) è necessario compilare moduli ad hoc. I flussi di DSU: il confronto con il 2014 Nel confronto tra i primi tre trimestri del 2015 ed il medesimo periodo del 2014, la distribuzione temporale dei flussi di DSU acquisite appare avere un profilo diverso: oltre al dato già commentato di gennaio (nel primo mese nel 2015 è stato presentato solo il 20% delle DSU rispetto allanno prima), si osserva un picco in marzo (anticipato rispetto al 2014 per effetto probabilmente delle code di DSU della primissima parte dellanno) a cui segue un numero più basso di DSU presentate nel 2° trimestre (il 70% di DSU rispetto al 2° trimestre dellanno prima) e successivamente un discreto recupero nel 3° trimestre (79% rispetto al 2014). Particolarmente significativo il dato di settembre, con il 40% in più di DSU rispetto ai mesi precedenti, anche escludendo i tre mesi «anomali» di gennaio, febbraio e agosto (il 76% in più se consideriamo anche questi mesi): unaccentuata stagionalità, in linea comunque con i dati dellanno precedente.

Complessivamente, nel dato aggregato nazionale, le DSU presentate nei primi nove mesi del 2015 sono state il 75% di quelle nello stesso periodo dellanno prima. In sostanza, quindi, dopo lavvio accidentato di gennaio, nel periodo successivo si è recuperato il tempo perduto, con un assestamento nella seconda parte del semestre su volumi inferiori di un quarto rispetto a quelli dellanno scorso ed un recupero nel 3° trimestre. Va comunque notato che la popolazione ISEE ha una distribuzione territoriale molto eterogenea e quindi il dato medio nazionale nasconde andamenti molto diversi a livello locale.

I flussi di DSU e la popolazione ISEE: il confronto tra Regioni Su base regionale, effettivamente, il confronto tra 2014 e 2015 (figura a sin.) evidenzia una notevole variabilità di andamenti. Si passa da un volume pari al 120% delle DSU dellanno prima in Friuli Venezia Giulia al 57% in Campania. La media «regionale» è di oltre 6 punti superiore a quella nazionale, collocandosi all82%. Le regioni sotto la media nazionale sono nove: tutte quelle del Mezzogiorno, eccetto Basilicata e Sardegna, più la Val dAosta. Se nel Nord nei primi nove mesi del 2015 si sono presentate il 90% delle DSU dello stesso periodo del 2014, nel Mezzogiorno questa quota scende al 65%. Dal punto di vista della popolazione coperta da dichiarazione ISEE nei primi nove mesi del 2015, si tratta su scala nazionale del 16,7% della popolazione residente a fronte del 22,6% nel 2014 (figura a dx). Ma in questo caso il confronto a livello regionale evidenzia come con il Nuovo ISEE il Mezzogiorno si sia avvicinato al Centro-Nord e la popolazione ISEE sia oggi distribuita territorialmente in maniera più uniforme: nel Centro-Nord il 14% dei residenti ha presentato una DSU nei primi nove mesi dellanno a fronte del 22% nel Mezzogiorno; nel 2014 il dato era di poco superiore nel Centro-Nord (17%) a fronte del 34% nel Mezzogiorno, in cui pertanto si osserva una riduzione di circa un terzo. Limpressione è che con il Nuovo ISEE in alcune regioni del Mezzogiorno si stia riducendo lanomalia di un elevatissimo numero di DSU presentate in presenza di una spesa sociale molto bassa; sembra cioè che la DSU venga più spesso presentata solo quando serve cioè a fronte della effettiva richiesta di prestazioni sociali agevolate.

La popolazione ISEE Ad ogni modo al terzo trimestre tutte le regioni (con una eccezione) hanno una incidenza della popolazione ISEE superiore al 10% e, in più di metà dei casi, superiore al 15%. Nel Mezzogiorno le regioni hanno tutte una incidenza del 20% o superiore e, in particolare, quelle a maggiore incidenza nel 2014 Campania, Calabria e Sicilia nonostante la forte contrazione, sono superate solo da Basilicata e Sardegna (24 e 27%). Tra le regioni ad elevata copertura della popolazione ISEE compare per la prima volta anche una regione del Nord il Friuli Venezia Giulia con oltre il 20% di individui coperti da DSU presentata nei primi nove mesi del 2015. Peculiare permane la situazione delle province autonome di Trento e Bolzano (con solo il 6% della popolazione residente che ha presentato una DSU nei primi nove mesi): notoriamente le Province autonome si erano dotate, prima della riforma, di strumenti propri diversi dallISEE per la selezioni dei beneficiari di prestazioni sociali agevolate; dovranno pertanto gestire una transizione verso lindicatore oggi definito livello essenziale.

Trentino A.A. 6,3 Veneto 10,7 Lombardia 12,4 Liguria 12,5 Umbria 13,0 Molise 13,1 Marche 13,4 Piemonte 13,7 Emilia-Rom. 14,3 Abruzzo 15,4 V. d'Aosta 16,1 Toscana 17,5 Lazio 17,5 Puglia 19,7 Friuli-V.G. 21,5 Sicilia 22,3 Campania 22,5 Calabria 23,8 Basilicata 24,0 Sardegna 27,2 Italia 16,7 % popolazione residente con dichiarazione ISEE I tempi di rilascio dellattestazione e gli errori nella compilazione Ad indicare che il processo di accesso al Nuovo ISEE è andato migliorando nel corso dei mesi si illustra anche un indicatore del numero di DSU riferite allo stesso nucleo familiare presentate a fronte di una dichiarazione già acquisita nel sistema. In presenza di una disciplina radicalmente modificata con lanno nuovo, era da attendersi, almeno nei primi mesi, la presenza di DSU destinate ad essere rettificate o sostituite con nuova dichiarazione. Rispetto al precedente report, abbiamo distinto queste due fattispecie.* In figura sono indicate le duplicazioni vere e proprie, ossia le DSU che sono state annullate da una nuova dichiarazione da parte dallo stesso nucleo familiare: queste sono andate riducendosi dal 12% del mese di gennaio a meno del 2% di settembre. Pur tenendo conto che si tratta di una distribuzione troncata (cioè, è più probabile che le duplicazioni delle DSU di settembre arrivino più avanti nellanno), appare al momento un segno evidente di una maggiore dimestichezza con le nuove regole acquisita nel corso soprattutto dei primi mesi (a marzo lindicatore è già sostanzialmente dimezzato). Quanto alle DSU «rettificate» (o che, per una qualche irregolarità, non hanno dato corso ad attestazione) sono passate dal 5,5% a inizio anno a meno dell1% già dal mese di luglio.

* Rispetto alle versioni precedenti, il campione di DSU gennaio-settembre fornito dallINPS non comprende le DSU rettificate, annullate o ricalcolate. Per tale motivo alcuni dati qui presentati possono non essere coerenti con quanto rappresentato nei precedenti report, in particolare il dato sulla % di duplicazioni (che nel precedente report includeva anche le rettifiche). Prima di passare allesame delle distribuzioni ISEE, presentiamo qui, come nei precedenti report, alcuni indicatori di funzionamento della «macchina». Il regolamento ISEE ha fissato in due settimane, dal momento della presentazione della DSU, il tempo di rilascio dellattestazione dellindicatore da parte dellINPS (si tratta di dieci giorni lavorativi, di cui 4 per i CAF o altro ente che acquisisce la DSU, 4 per linterscambio dati tra lINPS e lAgenzia delle entrate e 2 per il rilascio dellattestazione da parte di INPS). Già da metà febbraio il sistema è stato in grado di rilasciare stabilmente le attestazioni nei tempi previsti. La tendenza è comunque a rilasciare lattestazione in tempi molto più veloci di quelli previsti dal regolamento. I tempi medi e mediani di rilascio, infatti, sono calati fino a meno di un terzo di quanto previsto dal regolamento, collocandosi nei mesi estivi a ridosso dei 4 giorni. Inoltre, la media è andata nei mesi avvicinandosi alla mediana, indicando anche una consistente riduzione delle code. Nel mese di settembre si osserva tuttavia un lieve allungamento dei tempi di rilascio dellattestazione circa 1,5 giorni in media dovuto al notevole incremento delle DSU presentate ai CAF, già commentato.

ISEE pre e post riforma: le distribuzioni Passando al confronto distributivo tra il nuovo e il vecchio ISEE (in tabella la distribuzione per classi; in figura, la frequenza cumulata), va precisato che il nuovo è lindicatore effettivamente rilasciato in questi primi mesi dellanno, il vecchio è lindicatore calcolato con le vecchie regole sulle nuove dichiarazioni. Le informazioni necessarie a calcolare il vecchio ISEE, infatti, sono tutte contenute nel nuovo (con ununica rilevante eccezione, relativa alle prestazioni socio-sanitarie quando si presenta il nucleo familiare ristretto): è pertanto possibile calcolare per quasi tutte le dichiarazioni presentate col nuovo sistema anche il vecchio ISEE (si noti che non è possibile il viceversa, per cui non si è potuto fornire dati di questo tipo prima dellentrata in vigore delle nuove regole). Va sottolineato che non si tratta del confronto tra 2014 e 2015: lISEE calcolato con le vecchie regole sulle nuove DSU può essere anche molto diverso da quello calcolato con le medesime regole sulle DSU presentate nel 2014, ad esempio per lemersione di valori precedentemente non dichiarati.

In via generale (cioè per lISEE ordinario e per la popolazione nel complesso), le distribuzioni del nuovo ISEE appaiono molto simili a quelle che si sarebbero ottenute ricalcolando lISEE con le vecchie regole sulle stesse dichiarazioni. In altri termini, ad ogni data soglia di ISEE, come si può osservare in tabella, la popolazione che si colloca al di sotto con il Nuovo ISEE non è molto diversa da quella che vi si sarebbe collocata con il Vecchio ISEE: le differenze sono sempre nellordine del + o - 1%. E ciò nonostante la distribuzione si stia «spostando» verso destra, con lafflusso nel terzo trimestre di valori ISEE più elevati che nei mesi precedenti (tipicamente connessi alla richiesta di prestazioni universitarie). Tanto rumore per nulla? Attenzione: obiettivo dichiarato del Governo non era aumentare lISEE, ma migliorarne lequità. Non deve stupire pertanto la verosimiglianza delle distribuzioni, che è anzi un effetto desiderato della riforma. Se per classi di ISEE non vi sono grosse variazioni quantitative, ciò non implica in alcun modo che qualitativamente le popolazioni rimangano simili.

ORDINARIO
ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 10,8 11,5 0-3.000 16,3 15,1
3.000-6.000 17,0 17,6
6.000-9.000 16,0 15,3
9.000-12.000 10,2 9,7
12.000-15.000 7,3 7,3
15.000-20.000 8,5 8,4
20.000-25.000 5,4 5,3
25.000-30.000 3,2 3,3
Oltre 30.000 5,4 6,5 Totale 100,0 100,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi Effettivamente gli ordinamenti risultano notevolmente modificati dalle nuove regole. Il nuovo ISEE è infatti più favorevole per quasi la metà dei nuclei familiari (47%), mentre è meno favorevole nel 42% dei casi. Quindi, pur rimanendo le distribuzioni sostanzialmente le medesime, solo in un caso su nove (due terzi dei quali riguardano ISEE nulli) non si osservano variazioni nel passaggio dalle vecchie alle nuove regole.

Si presentano qui anche alcune statistiche di sintesi delle distribuzioni ISEE. Rispetto al primo semestre, le differenze più rilevanti riguardano gli ISEE nulli: come è stato già rilevato, infatti, nella prima parte dellanno tendono a concentrarsi valori ISEE più bassi di quelli che si registreranno sullintero anno. Se nel primo trimestre gli ISEE=0 erano oltre il 17%, ridotti al 14% nel primo semestre, nel periodo qui considerato si collocano all11,5%. La quota di ISEE nulli resta comunque elevata: è in particolare una conseguenza, come si vedrà oltre, del trattamento più favorevole riservato alle persone con disabilità. Quanto al confronto tra il nuovo e il vecchio, media e mediana crescono entrambe, anche se in misura contenuta (rispettivamente +5,3 e +2,9%). Rispetto alle precedenti rilevazioni, va notato come i due tassi di crescita si avvicinino (la crescita della media è cioè minore rispetto a quanto precedentemente rilevato, mentre quella della mediana maggiore; nel primo trimestre la differenza tra i due tassi di crescita era quasi di dieci punti, al terzo trimestre è di due punti e mezzo). E leffetto delle modalità con cui si verifica il citato «spostamento» verso destra della distribuzione e del differente impatto delle nuove regole a diversi livelli di ISEE (in particolare, come detto, con lafflusso degli universitari nel terzo trimestre, gli ISEE alti pesano di più). In termini assoluti, pur essendo necessaria una certa cautela nellanalisi per le ragioni su esposte, si noti quanto i valori della media dipendano dalla popolazione di riferimento: ad esempio, se si considerano solo gli ISEE inferiori a 30.000 euro (difficile che vi siano prestazioni sociali agevolate con soglie superiori a tale ammontare), la media cala di circa 1.400 euro (cioè il 14% in meno). Nelle scelte sulle prestazioni erogate localmente, pertanto, è più prudente affidarsi ad indicatori di sintesi come la mediana o altri riferiti alla popolazione di interesse che non risentano degli alti valori agli estremi.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 10,8 11,5 media (escl. 1% outliers) 9.477 9.984 media (per isee<30.000) 8.146 8.586 1° quartile 2.546 2.711 mediana 6.875 7.075 3° quartile 13.872 14.298Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 46,7 di cui si annulla 4,3 Stabile* 11,3 di cui rimane nullo 7,2 Aumenta 42,0 ISEE pre e post riforma: le statistiche di sintesi regionali Come già nel precedente report presentiamo le statistiche di sintesi a livello regionale e per le città con oltre 300 mila abitanti (per i valori puntuali si veda lallegato in coda)*. Le differenze tra Centro-Nord e Mezzogiorno sono evidenti: la mediana nel Mezzogiorno è inferiore a 5.800 euro mentre nel Centro-Nord è superiore a 8.000 euro; la media nel Mezzogiorno è di 8.200 euro a fronte di oltre 11.000 euro nel Centro-Nord. Si tratta di circa il 40% in più per entrambi gli indicatori. Il valore minimo della mediana si osserva in Sicilia meno di 5.000 euro il massimo in Friuli Venezia Giulia quasi 12.000 euro;
nelle stesse due regioni, anche il minimo e il massimo della media: 7.000 euro in Sicilia, quasi 14.000 in Friuli a pari merito con la Toscana. Analoghe differenze si riscontrano tra le grandi città del Centro-Nord e quelle del Mezzogiorno: a Firenze la mediana è superiore a 12.000 euro, seguono Roma e Bologna con 9.600 e 8.900 euro, poi Genova e Torino con 7.400 euro, a fronte di mediane di Catania e Palermo pari a 2.600 e 3.800 euro. Significative anche le differenze nelle quote di ISEE nulli, da meno del 10% in Lombardia, Veneto, Friuli V.G. (meno del 5%), Emilia Romagna, Toscana e Marche a valori superiori al 15% in Campania e Sicilia.

* Non si presentano i dati per le tre regioni in cui sono presenti meno di 500 osservazioni campionarie, per le quali linformazione sarà fornita successivamente.

ISEE pre e post riforma: la componente patrimoniale Per esaminare le ragioni dei movimenti tra vecchio e nuovo, essendo lISEE una combinazione lineare di redditi e patrimoni (per la precisione, nellISEE ai redditi si somma il 20% dei patrimoni), la prima questione da indagare è comè variato il peso relativo di queste due componenti nellindicatore. Si ricordi, a tal proposito, che il legislatore ha previsto come uno degli obiettivi principali della riforma una maggiore valorizzazione della componente patrimoniale al fine di migliorare la selettività dellISEE. Nel regolamento attuativo si è scelto di mantenere inalterata la formula (ai redditi, cioè, si continua a sommare il 20% dei patrimoni), a fronte però della piena considerazione nellISEE delle nuove regole di valorizzazione del patrimonio immobiliare a fini fiscali, e cioè valori IMU e non più ICI. Resta il regime di favore per la prima casa, con labbattimento di un terzo dei valori IMU eccedenti la franchigia, a cui si somma, in caso di mutuo, labbattimento per il debito residuo (operazione non ammessa con le vecchie regole). E stato leggermente modificato il regime delle franchigie sia per gli immobili che per il patrimonio mobiliare. Infine, su conti correnti e depositi è stata prevista la dichiarazione della giacenza media, quando superiore al saldo al 31.12. Leffetto di tali innovazioni sul peso effettivo del patrimonio nella costruzione dellISEE è di un incremento di quasi il 50%, passando da un settimo del valore dellindicatore (13,5%) a un quinto (19,5%). Si noti peraltro che, essendo il dato qui presentato calcolato sulle medesime dichiarazioni, non si considera leffetto di emersione del patrimonio mobiliare di cui si dirà dopo. Alla luce di tale evidenza sembra quindi che la presenza o meno del patrimonio sia una delle ragioni principali degli spostamenti nellordinamento della popolazione in base allISEE. Altre variabili saranno esaminate più avanti (ad es., il trattamento della disabilità), ma comunque sul tema bisognerà tornare con analisi più fini, con lanalisi dei dati sullintero anno.

Patrimonio mobiliare: prime considerazioni Nella valutazione della componente patrimoniale, discorso a parte merita il patrimonio mobiliare (cioè conti correnti e libretti di deposito). Già dopo lannuncio della riforma, nel triennio 2012-14 , si era cominciata a ridurre la quota di sottodichiarazioni (da circa l80% a meno del 70% quelle con patrimonio mobiliare nullo): era stato infatti previsto che i dati comunicati dagli intermediari finanziari allAgenzia delle entrate per la lotta allevasione potessero essere utilizzati anche per i controlli ISEE. Ma leffettiva implementazione delle nuove regole ha risultati eclatanti in termini di emersione.

Confrontando i primi nove mesi del 2014 con lo stesso periodo del 2015 si osserva un abbattimento di oltre tre quarti delle DSU con patrimonio nullo (dal 69,4 al 16,0%). Allo stesso tempo il valore medio è più che doppio (da 5.600 a quasi 12.000 euro) e il valore del terzo quartile (quello cioè che individua il quarto di popolazione con valori più alti) di 7 volte superiore (da 1.500 a oltre 10.000 euro). Gli andamenti già rilevati nei precedenti report sono quindi non solo confermati, ma addirittura più accentuati: se le DSU con patrimonio mobiliare nullo erano rispettivamente il 24 ed il 16% nel primo e nel secondo trimestre, nel terzo trimestre si scende sotto il 12%, sia per una maggiore correttezza nei comportamenti sia per una diversa composizione della popolazione ISEE (la più volte citata presenza di nuclei familiari con universitari nel 3° trimestre). Il trend è ancora più evidente se osserviamo il profilo per mese di sottoscrizione delle quote di DSU con patrimonio mobiliare nullo: si passa da quasi metà delle DSU a gennaio a una su nove ad agosto e settembre.

ISEE
2014
ISEE
2015
% nulli 69,4 16,0 media (esc. 1% out) 5.600 11.753 1° quartile 0 135 mediana 0 1.929 3° quartile 1.500 10.338 Patrimonio mobiliare: prime considerazioni/2 A livello regionale, i risultati in termini di emersione sono evidenti in tutto il paese e, in termini assoluti, visibilmente maggiori nel Mezzogiorno, dove la popolazione con patrimonio mobiliare nullo si è ridotta di oltre 60 punti percentuali. Ma nonostante ciò, permane una notevole variabilità nella distribuzione territoriale del patrimonio mobiliare. Se nel Centro e nel Nord le DSU con patrimonio mobiliare nullo sono in media pari al 10 ed al 13% del totale delle DSU presentate, nel Mezzogiorno si raggiunge il 22%. In particolare, si passa da una quota di DSU con patrimonio mobiliare nullo pari al 6% in Friuli Venezia Giulia a quasi un quarto del totale delle dichiarazioni in Calabria e Sicilia e prossima al 30% in Campania. Lestrema variabilità territoriale caratterizzava anche il vecchio ISEE: negli ultimi anni di esercizio, seppure su valori inferiori che negli anni precedenti, comunque nel Mezzogiorno circa il 90% delle DSU aveva patrimonio mobiliare nullo a fronte di meno del 45% nel Nord e circa il 60% del Centro.

Ad ogni modo larea della mancata dichiarazione, presumibilmente ancora presente, è comunque destinata a estinguersi in breve tempo: già dal mese di ottobre, i dati non dichiarati sono evidenziati al cittadino al momento della richiesta dellISEE, dandogli la possibilità di rettificare la DSU. Se ne darà conto nel prossimo report. Restano comunque fermi i controlli sulle DSU precedentemente presentate.

Le diverse popolazioni ISEE Nel seguito di questo report ci si concentrerà sulle diverse popolazioni ISEE. Le prestazioni a cui si accede attraverso una prova dei mezzi effettuata mediante lISEE sono molteplici: dagli asili nido alle mense scolastiche, dalluniversità ai contributi economici per il contrasto alla povertà, dalle prestazioni socio-sanitarie agli sconti tariffari e così via. Alcune di queste prestazioni si distribuiscono più o meno equamente nel corso dellanno (prestazioni socio-sanitarie, bonus gas ed elettricità, contributi economici), mentre altre sono tipicamente stagionali (le prestazioni scolastiche e per il diritto allo studio). Il 50% delle DSU proviene da nuclei familiari con minorenni, mentre circa il 20% da quelli con persone disabili. Uno su tre è il numero dei nuclei che non presentano questi particolari carichi familiari.

Quanto alle DSU degli universitari, di cui già si è detto, piuttosto esigue per tutto il primo semestre, cominciano a manifestarsi nel periodo estivo per poi esplodere nel mese di settembre con lavvio del ciclo di domande per il diritto allo studio legate al nuovo anno accademico: oltre 220 mila DSU nel mese di settembre, pari al 36% del totale. Le quota di DSU di universitari passa così dal 7% del totale nel primo semestre al 15,2% nel periodo qui analizzato; sarà proprio a causa di questo sbilanciamento nella popolazione ISEE che si osserverà una riduzione degli ISEE nulli ed un aumento dei valori medi e mediani dellISEE rispetto a quanto presentato nel precedente report. Per mettere tali nuclei in relazione con le prestazioni richieste bisognerà attendere il popolamento della banca dati prestazioni sociali agevolate, attivata dallINPS in primavera come sezione del sistema informativo sui servizi sociali, che gli enti erogatori sono tenuti ad alimentare. E uno strumento molto potente per migliorare la gestione, la programmazione, il monitoraggio e la valutazione degli interventi. Ma al momento in cui si scrive sono poco più di 200 i Comuni che hanno inserito dati sulle prestazioni sociali agevolate da essi erogate. E fondamentale che nei prossimi mesi questa attività decolli anche al fine di far funzionare efficacemente il sistema dei controlli ISEE ex- post. In caso di dichiarazione mendace, infatti, lente erogatore che ha alimentato la banca dati verrebbe immediatamente a conoscenza dellillegittima fruizione della prestazione potendosi così adoperare per recuperare lindebito e irrogare le previste sanzioni.

ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni Nel caso dei nuclei familiari con minorenni le distribuzioni tra vecchio e nuovo ISEE sono sostanzialmente indistinguibili, ancora più che per la popolazione complessiva (che ne è chiaramente influenzata essendo le DSU con minorenni più di metà del totale). Per ogni data soglia ISEE in figura, la popolazione che si colloca al di sotto al netto di pochi decimi di punto è la stessa che si tratti delle vecchie o delle nuove regole di calcolo. Rispetto al periodo precedentemente analizzato, come già notato per la popolazione complessiva, si osserva un certo riequilibrio, con valori ISEE più alti che affluiscono in banca dati col passare dei mesi: ad esempio, i nuclei familiari con minorenni con un ISEE inferiore a 3.000 euro passano da quasi il 40% del primo trimestre a circa il 27%. Le uniche significative differenze rispetto alla distribuzione della popolazione ISEE complessiva sono agli estremi, essendovi un numero relativamente inferiore di nuclei con ISEE nullo o con ISEE sopra i 30.000 euro, in entrambi i casi circa due punti percentuali in meno. Per gli ISEE nulli si rimanda allanalisi specifica oltre (in cui emergerà il particolare favore voluto dalla norma per le persone con disabilità), mentre per gli ISEE più alti è il probabile effetto della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori. Resta comunque la cautela nellanalisi perché nellultimo trimestre (in particolare nel mese di ottobre) si osserva storicamente un flusso elevato di DSU con minori per la richiesta di prestazioni scolastiche (es. mensa). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 9,5 9,7 0-3.000 18,0 17,3
3.000-6.000 18,8 19,7
6.000-9.000 15,9 15,7
9.000-12.000 10,2 10,0
12.000-15.000 7,1 7,3
15.000-20.000 8,4 8,1
20.000-25.000 5,4 5,0
25.000-30.000 3,0 2,9
Oltre 30.000 3,6 4,2 Total 100,0 100,0 Come nel caso della popolazione complessiva, a fronte di una distribuzione sostanzialmente immutata, anche tra i nuclei familiari con minorenni ci sono molti movimenti nellordinamento.

Infatti, la quota di famiglie per le quali lISEE nuovo è più basso del vecchio è pari alla metà della popolazione (8 punti percentuali in più rispetto ai nuclei senza minori), mentre la quota di nuclei con ISEE nuovo più alto del vecchio è appena inferiore al 40% (7 p.p. in meno rispetto ai nuclei senza minori). La mediana rimane sostanzialmente invariata e si osserva un più limitato incremento della media rispetto a quanto registrato per la popolazione complessiva (probabile effetto, come già osservato, della maggiorazione della scala di equivalenza per genitori entrambi lavoratori, quindi in riduzione dei redditi più elevati): lincremento è infatti inferiore al 2%, a fronte di un incremento pari al 10% per la popolazione senza minorenni.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con minorenni/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 9,5 9,7 media (escl. 1% outliers)** 8.974 9.135 media (per isee<30.000) 8.033 8.173 1° quartile 2.544 2.672 mediana 6.591 6.539 3° quartile 12.984 12.938Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 50,1 di cui si annulla 3,4 Stabile* 10,9 di cui rimane nullo 6,4 Aumenta 39,0 ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità Gli effetti della riforma sui nuclei di persone con disabilità o non autosufficienti sono molto diversi che sulla popolazione complessiva o sui nuclei con minori. Nel caso dei disabili, la distribuzione è visibilmente modificata per effetto dellintroduzione delle nuove regole, con lazzeramento e la sostanziale riduzione dellISEE per una consistente quota della popolazione. Gli ISEE nulli, infatti, più che raddoppiano, passando da meno dell8% a più del 17% della popolazione; sotto i 3.000 euro si concentra con le nuove regole circa il 34% dei nuclei con persone con disabilità a fronte del 25% che si sarebbe avuto con le vecchie regole. Viceversa per la parte più «ricca» della popolazione avviene il contrario: oltre i 30.000 euro di ISEE (dove oggi si concentra il 6,3% della popolazione) la quota di nuclei con persone con disabilità o non autosufficienti è tre punti in più con le nuove regole rispetto alle vecchie (con le quali sarebbe stata del 3,3%). Va comunque sottolineato che lISEE pre-riforma è qui sottostimato perché, per tutti coloro che hanno optato per un nucleo ristretto (operazione non possibile con le vecchie regole), il vecchio ISEE è calcolato su un nucleo familiare incompleto (si tratta del l11% dei nuclei con disabili nel periodo analizzato). Quindi i vantaggi (non solo nella parte bassa della distribuzione) legati allintroduzione delle nuove regole sono significativamente maggiori di quelli evidenziati nei dati.

Leffetto sulla parte bassa della distribuzione dei redditi è chiaramente dovuto alle nuove modalità di calcolo in presenza di una persona con disabilità: non più una maggiorazione della scala di equivalenza, come accadeva prima, ma un sistema di franchigie e detrazioni di spese, operazione chiaramente più favorevole per i redditi bassi e che più che compensa linclusione dei trattamenti esenti prevista dal legislatore (tanto da azzerare lISEE a oltre un sesto dei nuclei). Leffetto sulla parte alta della distribuzione è invece solo parzialmente dovuto al venir meno della maggiorazione della scala di equivalenza, dovendosi anche tener conto della diversa rilevanza del patrimonio, già evidenziata in via generale e dimpatto significativo soprattutto per la popolazione anziana non autosufficiente.

ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 7,7 17,4 0-3.000 17,5 16,3
3.000-6.000 21,7 15,3
6.000-9.000 17,5 13,0
9.000-12.000 11,6 9,2
12.000-15.000 7,3 7,1
15.000-20.000 7,4 7,6
20.000-25.000 3,6 4,8
25.000-30.000 2,2 3,0
Oltre 30.000 3,3 6,3 Total 100,0 100,0 Leffetto delle nuove regole è evidente anche sui movimenti nellordinamento. A trarre vantaggio dal nuovo ISEE è infatti quasi la metà dei nuclei familiari, il 5% in più di quelli che invece sarebbero stati favoriti dalle vecchie regole (48,7% vs. 44,0%). Rispetto alla popolazione complessiva, invece si riduce sensibilmente larea di chi rimane stabile (7,4%). Quanto alle statistiche di sintesi, gli effetti distributivi prima commentati si manifestano sia sulla mediana, che si riduce del 4% e, in particolare, sul primo quartile, con una riduzione del 50%: si ricordi che nella popolazione complessiva il primo quartile e la mediana aumentano. La media invece cresce, più che nella popolazione complessiva (+12%), ma sostanzialmente per effetto dei valori ISEE più elevati.

Come già osservato, ad ogni modo, questi dati sottostimano significativamente lISEE calcolato con le vecchie regole, quando il nucleo ridotto non era possibile. Dato il significativo numero di queste dichiarazioni (l11,4%) è presumibile che calcolando correttamente il vecchio ISEE osserveremmo con il passaggio al nuovo regime un minor incremento, se non una riduzione anche nei valori medi. Significativo in particolare il numero di ISEE nulli per via del nucleo ridotto: il 2,6% del totale, un quinto del totale degli ISEE che si annullano a fronte di più di un decimo di DSU con nucleo ridotto rispetto al totale delle DSU con disabili. In altri termini, la probabilità di annullare lISEE è più che doppia con lISEE ridotto.

Ma vi è pure un effetto patrimonio, anchesso già commentato, che è di natura trasversale e indipendente dal mutamento delle regole relative alla disabilità, mutamento che qui possiamo evidenziare.

* LISEE pre-riforma è sottostimato in queste elaborazioni per tutti i nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID). Per questi, infatti, lISEE pre-riforma andrebbe calcolato sul nucleo allargato, non disponibile ** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/2 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce** 48,7 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,3 - mod. ORD 9,6 - mod. RID 2,6 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 5,1 Aumenta 44,0 ISEE pre riforma* ISEE post riforma % nulli 7,7 17,4 media (escl. 1% outliers) 8.325 9.322 media (per isee<30.000) 7.600 8.544 1° quartile 2.960 1.483 mediana 6.476 6.217 3° quartile 11.604 13.452 Nellanalisi della nuova disciplina, gli effetti del diverso trattamento delle persone con disabilità possono essere isolati da quelli delle modifiche operate con riferimento alla componente patrimoniale modifiche di natura generale e trasversale a tutti i gruppi di popolazione. Per far ciò è necessario confrontare il nuovo ISEE con un ISEE ibrido in cui la parte patrimoniale si calcola con le nuove regole (cioè si prende lISP vigente), mentre si calcola con le vecchie regole solo la parte reddituale (ISR pre-riforma) e la scala di equivalenza. Infatti, come già evidenziato, le modifiche nel nuovo ISEE con riferimento alle persone con disabilità non agiscono sui patrimoni, ma solo sui redditi (con lintroduzione dei trattamenti esenti, da un lato, e di franchigie e detrazioni di spesa, dallaltro) e sulla scala di equivalenza (con leliminazione della maggiorazione della scala di equivalenza, pari nella vecchia disciplina a 0,5). Resta comunque, in caso di nucleo ristretto, la sottostima anche dellISEE ibrido.

Operando tale confronto, il favore della nuova disciplina è ora più evidente, seppure in misura non così a larghissimo spettro come per le DSU presentate nel primo semestre (in cui, come più volte detto, si concentrano ISEE più bassi, verso i quali nello specifico della disabilità le nuove regole sono particolarmente più favorevoli). Non solo la mediana è sensibilmente inferiore (dell11%), ma anche la media rimane sostanzialmente stabile (e, quindi, molto probabilmente, senza la sottostima dellISEE pre-riforma, si ridurrebbe). Infine, il nuovo ISEE è più favorevole per il 55% dei nuclei di persone con disabilità, risulta invece meno favorevole per poco più del 35% e resta stabile per l8% di essi * LISEE ibrido è costruito utilizzando lindicatore reddituale e la scala di equivalenza dellISEE pre-riforma e lindicatore patrimoniale dellISEE post- riforma.

** I nuclei familiari che si sono avvalsi della possibilità di presentare un nucleo ristretto (mod. RID) sono classificati tra quelli per cui lISEE diminuisce ISEE pre e post riforma: i nuclei familiari con persone con disabilità/3 Variazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 55,5 di cui mod. RID (tot) 11,4 di cui si annulla: 12,4 - mod. ORD 9,8 - mod. RID 2,6 Stabile 8,0 di cui rimane nullo 4,9 Aumenta 36,5 ISEE
"ibrido" * ISEE post riforma % nulli 7,4 17,4 media (escl. 1% outliers) 9.220 9.322 media (per isee<30.000) 8.465 8.544 1° quartile 3.166 1.483 mediana 6.994 6.217 3° quartile 12.903 13.452 ISEE pre e post riforma: i valori nulli Prima di passare allesame dellISEE per gli universitari, presentiamo un ulteriore approfondimento relativamente ai nuclei con carichi di cura (presenza di persone con disabilità o minorenni) già affrontati. Un modo diverso di approcciare visivamente gli effetti della riforma, concentrandoci sui valori più bassi, è quello di confrontare questi nuclei rispetto agli altri nel sottoinsieme di popolazione con ISEE nullo (pre e post riforma). La torta in alto a sinistra indica la tripartizione dei nuclei ISEE a seconda che in famiglia vi sia una persona con disabilità o non autosufficienza, un minorenne o nessuno di questi.

Considerando coloro per cui la riforma non modifica la situazione (lISEE cioè rimane nullo), non si apprezzano particolari mutamenti nella composizione (le «fette» di torta rimangono sostanzialmente le stesse). Differentemente, se consideriamo gli ISEE azzerati dalla riforma, i nuclei con disabili ne rappresentano quasi la metà, essendo invece meno di un quinto nella popolazione complessiva: in altri termini, la «fetta» di torta relativa ai nuclei con disabili è abbondantemente più che doppia.

Il contrario accade (ma con effetto di nuovo più favorevole per le persone con disabilità) per gli ISEE che per effetto della riforma da nulli divengono positivi: in questo caso la fetta dei nuclei con persone con disabilità si riduce a poco più della metà di quello che avrebbe dovuto essere in caso di uniformità degli effetti tra gruppi di popolazione. La fetta relativa ai nuclei con minorenni invece mantiene allincirca le stesse proporzioni, essendo più sfavoriti i soli nuclei senza carichi familiari.

ISEE pre e post riforma: università Se nel precedente report le analisi sulle DSU legate a prestazioni di diritto allo studio universitario erano presentate, a causa della scarsa numerosità, con una certa cautela, nel periodo qui considerato si può contare su un campione di ben maggiori dimensioni dato il (più volte commentato) numero elevato di DSU affluite al sistema allavvio del nuovo anno accademico.

Non differentemente da quanto osservato negli anni passati, si tratta di famiglie in generale più ricche, come facilmente si coglie anche visivamente dal confronto con le altre distribuzioni di frequenza qui presentate: gli ISEE nulli sono circa un quarto che nella popolazione complessiva, sia nel nuovo che nel vecchio ordinamento, mentre gli ISEE sopra i 30.000 euro sono circa tre volte la quota nella popolazione totale.

Peraltro, quello degli universitari è lunico gruppo di popolazione con una quota significativa di frequenza oltre i 30.000 euro: si tratta in particolare di circa un sesto della popolazione. Non è una sorpresa; anche nei precedenti monitoraggi dellISEE si osservava la medesima «forma» della distribuzione, anche se la coda destra era comunque leggermente più bassa (la popolazione con ISEE superiore a 30.000 rappresentava nel periodo corrispondente del 2014 il 15,5 % del totale). ISEE pre riforma ISEE post riforma Nullo 2,4 2,6 0-3.000 6,0 4,9
3.000-6.000 7,8 7,6
6.000-9.000 9,7 9,9
9.000-12.000 12,0 11,1
12.000-15.000 10,7 10,6
15.000-20.000 15,5 14,9
20.000-25.000 11,6 11,5
25.000-30.000 7,8 8,0
Oltre 30.000 16,6 18,9 Total 100,0 100,0 Quanto osservato sulla forma della distribuzione, trova riflesso negli indicatori di sintesi. La media dellISEE per gli universitari è di oltre 18.000 euro, quasi il doppio di quella complessiva. Lincremento della media e della mediana, comunque, nel passaggio dallISEE vecchio al nuovo non sono molto diversi da quelli della popolazione complessiva: poco più del 6% nel caso della media, più contenuto quello della mediana (+4%). Diverso invece, rispetto alla popolazione complessiva, leffetto dei movimenti nella popolazione. Tra gli universitari, il numero di famiglie con ISEE più alto dopo la riforma è maggiore di quello delle famiglie con ISEE più basso (51,1% vs. 41,4); per gli altri (meno dell8%) la riforma non ha effetti nel computo dellindicatore.

La magnitudine di queste variazioni deve essere rivalutata in quanto anche nellultimo trimestre vi è un notevole afflusso di DSU di universitari, ma, a differenza che nei precedenti report, i dati qui presentati sono riferibili ad un campione ormai significativamente rappresentativo anche di queste DSU. Quanto osservato non è sorprendente, seppure i movimenti si presentano in misura più contenuta rispetto a quanto appariva nei report precedenti. La popolazione universitaria è profondamente diversa dal resto della popolazione ISEE e lo è sempre stata. Non è compito di questo report interrogarsi sulle ragioni di tale diversità, ma in presenza di una popolazione più «ricca», un ISEE più selettivo come richiesto dal legislatore non potrà che avere un impatto maggiore.

* Per stabile si intende un valore ISEE per il quale nel passaggio dal vecchio al nuovo non si osservano variazioni superiori, in valore assoluto, all1%. ** La media è calcolata non considerando l1% dei valori ISEE più alti corrispondenti a ISEE superiore a 58.200 euro ISEE pre e post riforma: università/2 ISEE pre riforma ISEE post riforma % nulli 2,4 2,6 media (escl. 1% outliers) 17.049 18.100 media (per isee<30.000) 13.495 14.443 1° quartile 8.760 9.012 mediana 15.376 15.983 3° quartile 24.597 25.993V iazione ISEE post riforma (%) Diminuisce 41,4 di cui si annulla 1,0 Stabile 7,4 di cui rimane nullo 1,6 Aumenta 51,1 ISEE pre e post riforma: i movimenti E possibile, da ultimo, anche dare una rappresentazione visiva degli spostamenti operati dalla nuova disciplina.

Nei grafici qui presentati ogni singolo nucleo familiare rappresenta un punto, le cui coordinate indicano sullasse verticale il valore del nuovo ISEE e sullasse orizzontale quello del vecchio ISEE. I punti sotto la diagonale sono quelli che indicano i nuclei familiari che hanno un ISEE nuovo più basso del vecchio, quelli sopra il viceversa.

E apprezzabile ad occhio nudo lentità dei movimenti a seguito dellintroduzione della nuova disciplina. Si noti anche come le nuvole di punti hanno caratteristiche diverse a seconda che si consideri la generalità della popolazione, i nuclei con minorenni, i nuclei con persone disabilità o non autosufficienti ed infine i nuclei con universitari. Nel caso dei nuclei con minorenni, ancor più che nel caso della popolazione complessiva, la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale tende a distribuirsi lungo tutto lasse. Nel caso delle persone con disabilità, invece, è evidente la maggiore concentrazione di punti sotto la diagonale e nella parte sinistra del grafico. Invece, nella parte alta e a destra del grafico, relativa alla parte più «ricca» della popolazione, è maggiore il numero di punti sopra la diagonale (come si è visto, con un ruolo fondamentale operato dalla maggior valorizzazione della componente patrimoniale). Nel caso degli universitari è evidente la bassa densità di punti vicino allorigine degli assi, mentre i punti sopra la diagonale si distribuiscono in maniera piuttosto uniforme.

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o rd in ar io Allegato: le statistiche di sintesi regionali Le elaborazioni sono effettuate su un campione di dati pari a circa il 2% della popolazione ISEE complessiva (circa 76.000 DSU nel totale nazionale). Non si presentano i dati per regioni, province autonome e comuni in cui la dimensione campionaria è inferiore a 500 osservazioni.

Numero DSU (miglaia) Incidenza % su pop. resid. ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma ISEE pre riforma ISEE post riforma Nord 1.175 12,8 9,0 9,2 8.283 8.065 10.724 10.941 Piemonte 213 13,7 12,2 12,5 7.681 7.367 10.205 10.374 Torino 73 21,4 13,8 13,4 7.643 7.433 9.972 10.319 V. d'Aosta 8 16,1 & & & & & & Lombardia 372 12,4 8,8 9,0 7.664 7.507 10.283 10.412 Milano 59 13,7 13,2 13,0 6.171 5.992 8.678 8.925 Trentino A.A. 19 6,3 & & & & & & Veneto 178 10,7 7,1 8,2 8.017 8.040 10.611 11.130 Venezia 14 14,1 & & & & & & Verona 16 16,5 & & & & & & Friuli-V.G. 96 21,5 6,2 4,8 11.848 11.848 13.416 13.663 Liguria 74 12,5 13,3 13,9 6.760 6.794 9.416 9.748 Genova 37 17,2 13,4 13,1 7.023 7.371 9.672 10.024 Emilia-Rom. 217 14,3 7,7 8,4 8.958 8.481 11.109 11.211 Bologna 30 20,1 9,6 9,8 9.326 8.899 11.772 11.649 Centro 667 16,7 9,7 10,6 8.825 8.867 11.670 12.230 Toscana 223 17,5 7,8 8,8 10.775 10.712 13.489 13.778 Firenze 24 18,0 9,9 8,3 12.310 12.419 14.736 15.187 Umbria 37 13,0 9,7 10,1 7.198 7.392 10.475 11.067 Marche 68 13,4 8,3 8,3 7.968 8.120 10.299 10.592 Lazio 338 17,5 11,3 12,3 8.083 8.335 10.893 11.678 Roma 196 20,5 11,1 11,3 9.399 9.655 11.935 12.840 Mezzogiorno 1.451 21,8 12,8 13,8 5.379 5.749 7.477 8.195 Abruzzo 66 15,4 8,4 10,3 7.866 8.246 10.141 10.858 Molise 14 13,1 & & & & & & Campania 408 22,5 16,0 15,8 4.724 5.179 6.697 7.370 Napoli 70 23,2 23,5 20,4 3.676 4.155 5.390 6.051 Puglia 242 19,7 10,2 11,2 6.011 6.330 8.210 8.970 Bari 25 23,9 15,0 16,9 5.934 6.007 8.211 8.765 Basilicata 48 24,0 7,0 9,4 7.009 7.494 9.185 9.834 Calabria 152 23,8 10,7 12,5 5.239 5.485 7.115 7.647 Sicil ia 362 22,3 15,0 16,3 4.433 4.948 6.328 7.072 Catania 30 25,9 31,5 27,8 1.572 2.632 3.998 5.032 Palermo 58 28,0 21,9 21,8 3.532 3.791 5.835 6.288 Sardegna 160 27,2 9,7 11,1 7.291 7.701 9.588 10.503 Italia 3.293 16,7 10,8 11,5 6.875 7.075 9.477 9.984 DSU % nulli mediana media (escl. outliers)

Informat Paper News - CSR UnionCamere

Sviluppo sostenibile, sabato un incontro CSR UnionCamere - Pubblicato 2018.02.02

La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), presentata al Consiglio dei Ministri il 2 ottobre 2017 e approvata dal CIPE il 22 dicembre 2017, è il primo passo per l’attuazione a livello nazionale degli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti da Agenda 2030, il programma di azione sottoscritto dalle Nazioni Unite

Bando Isi CSR UnionCamere - Pubblicato 2018.01.26

Con il nuovo bando del 2018, lINAIL mira a incentivare le imprese a realizzare progetti per migliorare i livelli di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e ad incoraggiare le micro e piccole imprese agricole ad acquistare nuovi macchinari e attrezzature di lavoro caratterizzati da soluzioni innovative. I progetti ammissibili Diverse le tipologie di intervento finanziabili dal bando ISI Inail 2017, che vanno da Progetti di investimento a Progetti per ladozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale, fino a Progetti per micro e piccole imprese operanti in specifici settori di attività (incluso il settore della produzione agricola al quale è dedicato uno specifico Asse di finanziamento). In linea generale i destinatari dei finanziamenti sono le imprese, anche individuali, ubicate su tutto il territorio nazionale iscritte alla Camera di commercio industria, artigianato ed agricoltura. Nel caso dellAsse 2 possono richiedere i contributi anche gli Enti del terzo settore. Le agevolazioni Il finanziamento è concesso in forma di contributo in conto capitale, calcolato sulle spese ammissibili al netto dellIVA. Lintensità dellagevolazione va dal 40% fino al 65% delle spese a seconda dei diversi Assi di finanziamento. La presentazione delle domande La procedura per la presentazione delle domande si articola in tre fasi: accesso alla procedura online sul portale Inail e compilazione dellistanza, invio della domanda online, conferma della domanda online e invio della documentazione a suo completamento. Le imprese che compileranno la domanda dal 19 aprile 2018 alle ore 18:00 del 31 maggio 2018 e che supereranno la soglia minima di ammissibilità prevista potranno effettuare, dal 7 giugno 2018, il download del proprio codice identificativo necessario al momento dellinvio della domanda online. Per maggiori informazioni clicca qui.

Rapporto sul Benessere equo e sostenibile CSR UnionCamere - Pubblicato 2018.01.26

Il Rapporto sul Benessere equo e sostenibile offre una lettura del benessere nelle sue diverse dimensioni ponendo particolare attenzione agli aspetti territoriali e allo sviluppo di alcuni indicatori di benessere inseriti nei documenti di bilancio. Gli indicatori del Bes, in tutto 129, sono articolati come di consueto in 12 domini: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività (prima denominato Ricerca e innovazione); Qualità dei servizi. In questa edizione, oltre all'ampliamento degli indici compositi per tutte le dimensioni considerate dal Bes, si è ritenuto opportuno procedere a una revisione approfondita del set di indicatori, rivisitando in particolare i domini relativi a Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente, Innovazione ricerca e creatività, Qualità dei servizi. Insieme all'edizione 2017 del Rapporto Bes, l'Istat aggiorna e amplia il set di indicatori sullo sviluppo sostenibile (SDGs) che è parte integrante di una più ampia lista approvata dall'assemblea delle Nazioni Unite all'interno dell'Agenda 2030. Per maggiori informazioni clicca qui.

Congresso CasaClima 2018: "Quanto è moderna la sostenibilità?", Bolzano 25-26 Gennaio 2018 CSR UnionCamere - Pubblicato 2018.01.26

Nellambito di Klimahouse 2018, fiera di riferimento a livello nazionale per ledilizia sostenibile, a Bolzano, giovedì 25 e venerdì 26 gennaio 2018 si terrà il congresso internazionale, questanno dedicato al tema Quanto è moderna la sostenibilità. Tra le molte sfide che il settore delledilizia è chiamato ad affrontare, quella di definire le nuove strategie per il futuro rappresenta il punto nodale. Il declino del settore degli ultimi anni si è arrestato e questo permette di guardare con maggiore ottimismo al superamento della crisi. Esperti internazionali e operatori di settore si confronteranno giovedì 25 gennaio sulledilizia responsabile, venerdì 26 gennaio su lowtech-hightech. Il congresso, rivolto a professionisti ed esperi del settore, prevede una quota discrizione. Per ulteriori informazioni clicca qui.

M'illumino di meno 2018: aderisce la Camera di Commercio di Terni CSR UnionCamere - Pubblicato 2018.01.26

Per il quarto anno consecutivo, la Camera di Commercio di Terni aderisce alliniziativa Millumino di meno 2018, in programma il prossimo 23 febbraio. Lente camerale ternano già da tempo sta razionalizzando i consumi, anche elettrici, e nelloccasione aumenterà il suo impegno, confermandosi in prima linea per la sensibilizzazione del territorio al risparmio energetico, alla sostenibilità e alleducazione ambientale. #Milluminodimeno è la campagna radiofonica di sensibilizzazione sul risparmio energetico più grande ed è organizzata da Caterpillar Radio 2. Questanno (siamo alla quattordicesima edizione), in particolare, la giornata è dedicata alla bellezza del camminare a piedi. Entro il 23 febbraio lobiettivo è raggiungere la Luna a piedi, ossia fare 555 milioni di passi. La camminata inizierà il 29 gennaio allArena Civica Palazzina Appiani di Milano, dentro il Parco Sempione, con Caterpillar e Fai Fondo Ambiente Italiano. La partenza godrà della diretta su Radio 2 dalle 18.30. Ricordiamo che ogni anno, in una sera di febbraio, Caterpillar trasmissione di Radio 2 chiede ai suoi ascoltatori di spegnere tutte le luci non indispensabili alle ore 18. E ogni anno ci sono più città e monumenti che partecipano. Dalla Torre di Pisa al Colosseo, dallArena di Verona al Quirinale, dal Senato alla Camera. Vengono poi organizzate visite dei musei a bassa luminosità. Tanti sono i ristoranti in cui si cena a lume di candela, si parla di efficienza energetica nelle scuole. Fonte: Camera di commercio di Terni

Settimana dell'Edilizia Sostenibile, Lucca, 20-27 gennaio CSR UnionCamere - Pubblicato 2018.01.26

La CNA Costruzioni e CNA Installazione Impianti di Lucca organizzano una settimana dedicata all Edilizia Sostenibile a Lucca, dal 20 gennaio al 27 gennaio, presso il Polo Tecnologico di Lucca. Durante la settimana sono previsti: convegni, seminari, dimostrazioni, visite guidate del Centro di Divulgazione e di Formazione Abitare Mediterraneo, svolti presso il Polo Tecnologico gestito da LUCENSE. La settimana dell Edilizia Sostenibile è pensata come un format diretto e conviviale, ideale per coinvolgere tutta la filiera delle costruzioni e dellinstallazioni, partendo dai professionisti e dalle imprese per arrivare ai cittadini. Al centro dellevento le attività della Piattaforma Regionale Abitare Mediterraneo, lo stato dellarte, gli obiettivi e i futuri sviluppi. Lutilizzo di Abitare Mediterraneo come modello di riferimento significa: accrescere la competitività delle imprese, valorizzando le competenze e lesperienza maturati ed offrendo nuove opportunità di crescita; favorire una forte riqualificazione energetico-ambientale del patrimonio edilizio esistente in Toscana. Per consultare il programma clicca qui. Fonte: Camera di commercio di Lucca