astrolabio.itLa Sen e la Tutela del Territorio Agricolo e Forestale
* Pur condividendo gli obiettivi generali indicati nella Strategia
Energetica Nazionale 2017, Coldiretti, in rappresentanza del ruolo
e delle esigenze del settore agro-forestale ritiene che siano stati
omessi o non adeguatamente affrontati i profili relativi alle
potenzialità energetiche ed ambientali dei settori
agro-zootecnico e forestale (in particolare, la filiera
bosco-legna-energia e la filiera biogas). I mancati approfondimenti
nella trattazione del comparto agro-forestale, così
rilevante per il raggiungimento degli obiettivi generali, rende la
Strategia Energetica Nazionale fortemente carente e non congruente
con gli indirizzi delineati a livello comunitario in materia di
clima e di energia. Il documento appare prevalentemente orientato
alla valutazione economica e difetta, rispetto ad alcune fonti
energetiche (es. biomasse combustibili), di riferimenti alla
sostenibilità nella accezione più ampia del termine.
Tale approccio risulta penalizzante per alcune filiere, come quelle
di interesse agricolo e forestale, la cui efficienza non può
essere misurata solo con parametri economici o di impatti derivanti
dalla fase di combustione, ma deve essere valutata soprattutto per
le innumerevoli esternalità positive prodotte, sotto il
profilo ambientale e sociale, a partire dalla fase di produzione.
Tali lacune sono probabilmente attribuibili anche alla mancanza di
confronto e coinvolgimento, in sede di istruttoria, del Ministero
delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (che tra, laltro,
pur essendo coinvolto nella concertazione dellemanazione dei
decreti relativi allincentivazione delle fonti rinnovabili, non
è stato nemmeno indicato tra i partecipanti alla cabina di
regia citata nella Strategia) così come delle organizzazioni
di rappresentanza delle imprese agricole il cui contributo, invece,
sarebbe stato essenziale al fine di fornire lapporto tecnico,
specialistico e strategico necessario al raggiungimento degli
obiettivi prefissati, in linea con quanto avviene nelle politiche
comunitarie e internazionali di transizione energetica. Ciò
premesso, la Strategia avrebbe dovuto contenere una più
circostanziata analisi delle potenzialità legate allimpiego
delle biomasse combustibili che risultano, in prospettiva,
addirittura stigmatizzate nelle previsioni di incentivo a causa
della possibile formazione di polveri sottili (PM10 e PM2,5) dovuta
alla combustione. Si ritiene, invece, che il tema vada affrontato
in una prospettiva più ampia, considerato il bilancio
positivo in termini di sostenibilità derivante dalle filiere
connesse e sulla base di dati istituzionali sulle effettive
responsabilità della combustione delle biomasse (così
come dei cosiddetti precursori come lammoniaca) riguardo al
superamento delle soglie delle polveri sottili nelle città.
Con specifico riferimento al settore forestale, infatti, le
funzioni protettiva e ambientale sono ormai largamente riconosciute
come fondamentali dalla normativa internazionale e nazionale. Come
rilevato espressamente nei documenti comunitari sulla Strategia
forestale dellUnione europea, tra laltro, l'uso del legno e di
altri prodotti a base di legno come materie prime rinnovabili e non
dannose per il clima, da un lato, e una gestione sostenibile delle
foreste, dall'altro lato, svolgono un ruolo importante per il
conseguimento degli obiettivi sociopolitici dell'UE, come la
transizione energetica, la mitigazione e l'adeguamento al
cambiamento climatico e la realizzazione degli obiettivi previsti
dalle strategie europee come quelli relativi alla
biodiversità. Altro settore che risulta non sufficientemente
trattato nella strategia è quello del biogas (maggiore
attenzione è stata data al biometano, ma limitatamente al
settore dei trasporti). Diversi studi analizzano, invece, il
potenziale delle filiere del biogas e del biometano nella
transizione italiana verso un sistema energetico ed agricolo net
zero carbon. Nella Strategia appare, infatti, evidente la
volontà di non garantire la prosecuzione di un opportuno
sostegno agli impianti di biogas destinati alla produzione
elettrica, individuando soglie di ingresso agli incentivi (sulla
base del modello tedesco) inadeguate rispetto alle taglie e ai
modelli produttivi diffusi e consolidati nel nostro Paese. Con
riferimento al biogas agro-zootecnico, si rammenta che questo
costituisce una grande opportunità sia per il settore
agricolo che per lambiente, rappresentando un elemento di
integrazione del reddito per le imprese, ma anche offrendo
lopportunità di valorizzare una vasta gamma di sottoprodotti
(residui agricoli, zootecnici, agroindustriali) che, diversamente,
dovrebbero essere gestiti come rifiuti o con modalità
alternative potenzialmente inquinanti. Si pensi alla gestione degli
effluenti di allevamento nelle aree in cui è maggiore la
consistenza degli allevamenti che, considerate la ridotta
disponibilità di superfici utili allutilizzazione agronomica
e le stringenti norme europee e nazionali sullimpiego dei nitrati,
rendono indispensabile lindividuazione di strumenti per la
valorizzazione di tali residui che presentano un elevato potenziale
energetico. Un altro aspetto che desta preoccupazione è
quello della regolamentazione necessaria a stabilire opportuni
criteri di inserimento degli impianti energetici nei diversi
contesti territoriali. In diverse parti della Strategia è
citato lobiettivo di semplificare i procedimenti autorizzativi e di
rivedere gli strumenti normativi di indirizzo finalizzati al
corretto inserimento degli impianti sul territorio, come il DM 10
settembre 2010 (cfr. ad esempio, pagg.51, 55 e 98), oltre alla
esplicita intenzione di rivedere le regole che disciplinano la
collocazione di impianti energetici in aree agricole (vedi
fotovoltaico a terra). A tal proposito, si ritiene importante
evitare che la semplificazione amministrativa possa tradursi in una
sostanziale elusione della normativa ambientale e di tutela del
paesaggio e del territorio o in una riduzione del sistema dei
controlli e delle garanzie di corretto e sostenibile inserimento
degli impianti sul territorio. Per tali ragioni, si sostiene la
permanenza di stringenti limiti alla possibilità di
installazione di impianti in area agricola, al fine di preservare
la destinazione delle aree, lo sviluppo e le comunità
rurali. Si ritiene inoltre indispensabile prevenire il fenomeno,
purtroppo attualmente diffuso, legato allespropriazione di terreni
agricoli con il pretesto della pubblica utilità per la
realizzazione di impianti energetici (es. eolico, solare, ecc.)
che, a tali condizioni, non possono essere considerati sostenibili,
in quanto determinano non solo la perdita di suolo agricolo, ma
anche labbandono delle attività da parte delle imprese
agricole. Deve essere, altresì, valutata con adeguata
cautela anche la questione relativa allutilizzo di terreni agricoli
improduttivi. Occorre, infatti, considerare, rispetto ad unarea
agricola, non solo leffettivo impiego della stessa per
finalità produttive agricole, ma quali siano le
potenzialità e lattitudine dellarea in termini di
compatibilità ambientale. Occorre sottolineare che le
possibilità di impiego di terreni agricoli improduttivi per
finalità energetiche rischiano di determinare manovre
speculative (rendendo volutamente improduttive aree produttive) ed
effetti distorsivi (disincentivando, ad esempio, il risanamento o
il recupero di siti degradati o contaminati). *Area Ambiente e
Territorio, Coldiretti