greenreport_itL’eterna emergenza rifiuti di Roma, senza impianti industriali dove gestire la propria spazzatura
Leterna emergenza rifiuti di Roma, senza impianti industriali dove
gestire la propria spazzatura «Siamo al paradosso che un
incremento della raccolta differenziata aggraverebbe ulteriormente
la situazione in assenza di investimenti in nuova
capacità» [10 gennaio 2018] La nuova emergenza rifiuti
che ha investito Roma, che si ritrova invasa di spazzatura senza
sapere come gestirla, è una girandola che non si ferma. La
giunta pentastellata guidata dalla sindaca Virginia Raggi ha
pensato di tamponare la situazione rivolgendosi prima alla Toscana,
poi puntando sullEmilia-Romagna entrambe ipotesi tramontate e
infine allAbruzzo, anchessa una possibilità fortemente in
bilico. La soluzione al dilemma ancora non è spuntata, ma
per trovarla la capitale è in ogni caso destinata a cercare
lassistenza di impianti al di fuori del perimetro cittadino. Il
perché è semplice: a Roma persiste una cronaca
insufficienza di impianti industriali per la gestione e lo
smaltimento dei rifiuti da quando, nel 2013, è stata chiusa
la discarica più grande dEuropa (quella di Malagrotta). Gli
abitanti della Città eterna hanno prodotto nel 2016 circa
1,7 milioni di tonnellate di rifiuti (urbani), suddivisi in 1
milione di tonnellate circa di indifferenziato e 700 mila
tonnellate di raccolta differenziata. Secondo i dati riportati dal
Was Waste strategy di Althesys, uno dei think tank di riferimento
in Italia per lindustria dei rifiuti, la municipalizzata Ama ha una
capacità autorizzata per trattare circa il 48% della
produzione di rifiuti indifferenziati di Roma (ma i volumi trattati
nel 2016 sono solo il 33%) e non è neppure in grado di
gestire una parte consistente della raccolta differenziata. Delle
700.000 tonnellate circa 250.000 sono organico, mentre lunico
impianto di compostaggio di Ama (Fiumicino) è autorizzato a
trattarne 30.000 ton/anno e nel 2016 ne ha gestite meno del 6%,
solo 14.000. Il resto deve essere trasferito ad altri siti di terzi
fuori regione, ormai da molto tempo. Intervenendo nel merito della
perenne crisi romana, nel maggio 2017 Legambiente denunciava che
«160 autoarticolati fanno viaggiare i nostri rifiuti verso il
nord Italia e stati esteri» con pessimi impatti sia
ambientali sia economici , e ancora prima (nellagosto 2016) sempre
Althesys invitava Roma a implementare urgentemente la gestione di
un ciclo integrato dei rifiuti basata sui necessari impianti
industriali. Quali? Nel 2016 Althesys riteneva che «per
uscire dallemergenza rifiuti a Roma servirebbero 5 impianti di
trattamento dellorganico di medie dimensioni (o due di grandi
dimensioni), altri 5 impianti di selezione della differenziata e 2
impianti di trattamento meccanico-biologico per
lindifferenziata», a valle dei quali «è
probabilmente necessario prevedere che una frazione residua debba
essere trattata con la termovalorizzazione». Due anni dopo
questo «probabilmente» si è fatto più
incisivo, con gli esperti del think tank Was che ritengono il Tmb
(trattamento meccanico-biologico) un «trattamento intermedio
(e un aggravio di costi) che non chiude il ciclo dei rifiuti, che
devono comunque essere poi smaltiti in discarica o inceneriti. Per
risolvere in maniera strutturale il problema senza ricorrere alle
discariche, oltre ad aumentare quantità e qualità
della raccolta differenziata, è necessario costruire un
termovalorizzatore per il rifiuto tal quale». In definitiva,
per Althesys «servono impianti sia per lorganico
(compostaggio e digestione anaerobica con produzione di
biogas-biometano), sia per lindifferenziato
(termovalorizzatore)». Se ne deduce che aumentare la
percentuale di raccolta differenziata a Roma oggi al 44%, contro il
43% del 2016 è necessario per aumentare il quantitativo di
rifiuti avviabili a riciclo, ma è un passo cui in
contemporanea ne devono seguire altri. Perché non tutti i
rifiuti sono riciclabili, perché la stessa raccolta
differenziata quasi mai è fatta con tanta cura dai cittadini
per essere intermante indirizzabile a riciclo, e infine
perché dagli stessi processi di riciclo come da ogni
processo industriale esitano nuovi rifiuti che è necessario
saper gestire. Una consapevolezza che sembra ancora molto distante
dalla Capitale, tanto che secondo Althesys «finora a Roma
è mancata una gestione industriale, e siamo al paradosso che
un incremento della raccolta differenziata aggraverebbe
ulteriormente la situazione in assenza di investimenti in nuova
capacità». Senza impianti, insomma, non cè
applauso alleconomia circolare che tenga. L. A.