oggiscienza.itMartha Chase e l’esperimento del frullatore
Crediti immagine: Pixabay IPAZIA Per compiere una scoperta
scientifica non servono sempre grandi risorse e strumenti
sofisticati. A volte basta molto poco: una teoria da dimostrare,
unidea geniale e un semplice frullatore da cucina. Sono questi gli
ingredienti di uno degli esperimenti di biologia molecolare
più importanti di sempre, grazie al quale è stato
possibile provare in maniera definitiva che il materiale genetico
si trova nel DNA. A realizzarlo furono, nel 1952, due genetisti
americani. Un uomo, Alfred Hershey, e una donna, Martha Chase.
Lincontro con Hershey e la controversia proteine-DNA Crediti
immagine: Wikimedia Commons Martha Cowles Chase nasce a Cleveland,
in Ohio, nel 1927. Appassionata di scienza sin dallinfanzia, nel
1950 si laurea in biologia al College di Wooster. Quello stesso
anno diventa assistente di Alfred Hershey presso il Cold Spring
Harbor Laboratory di New York. Tra i due nasce un vero e proprio
sodalizio professionale, tanto che Hershey tratterà Chase
come una sua pari e non come una semplice assistente. Nel 1928, il
genetista Frederick Griffith aveva dimostrato che lo Streptococcus
pneumoniae, batterio responsabile della polmonite, ha la
possibilità di trasferire informazioni genetiche modificando
il proprio ceppo di appartenenza, in virtù di un misterioso
fattore di trasformazione. Alcuni dopo, nel 1944, Oswald Avery,
coadiuvato da Colin McLeod e Maclyn McCarty, aveva condotto un
esperimento grazie al quale il fattore scoperto da Griffith era
stato identificato nel DNA. Non si trattava, però, di una
dimostrazione definitiva; lopinione prevalente fra i biologi era
che il materiale genetico fosse trasportato dalle proteine,
molecole la cui struttura era ritenuta molto più complessa
rispetto a quella del DNA. Bisognava trovare il modo per chiarire
una volta per tutte, e in maniera incontrovertibile, la
verità. Lesperimento del frullatore Tra il 1950 e il 1952,
Hershey e Chase lavorano alla teoria secondo cui i cosiddetti
batteriofagi o fagi virus che aggrediscono i batteri agiscono come
minuscole siringhe che iniettano nella cellula attaccata il loro
materiale genetico, mentre il resto del corpo rimane allesterno. I
due scienziati decidono così di marcare con dei traccianti
radioattivi sia le proteine che il DNA di T2, un fago in grado di
infettare il batterio Escherichia coli. Usano lo zolfo radioattivo
per contrassegnare le proteine e il fosfato radioattivo per
contrassegnare il DNA. Inseriscono i virus così etichettati
in un semplice frullatore da cucina, assieme ai batteri da
infettare, quindi premono linterruttore di accensione. Si tratta di
una procedura semplice, ma molto efficace, perché non
danneggia i batteri e non modifica in alcun modo la sequenza che
porta i fagi ad attaccarli. In questa fase le parti del virus che
penetrano allinterno delle cellule vengono separate dalle altre.
Spento il frullatore, lanalisi dei batteri infetti mostra che al
loro interno sono presenti gli acidi nucleici e non le proteine.
Non ci sono più dubbi, le informazioni genetiche sono
contenute nel DNA e non nelle proteine. È la dimostrazione
definitiva, in grado di mettere la parola fine a una controversia
che va avanti da decenni. Il 20 settembre 1952, su The Journal of
General Physiology, viene pubblicato lo studio con i risultati
dellesperimento. Chase è una semplice assistente e non
è affatto scontato che Hershey decida di farle firmare il
lavoro. Luomo però non considera nemmeno lipotesi di non
includerla come coautrice della ricerca. Da allora, il cosiddetto
esperimento del frullatore è conosciuto in tutto il mondo
anche come lesperimento di Hershey-Chase. Peter Sherwood, portavoce
del Cold Spring Harbor Laboratory, lo ha definito come uno degli
esperimenti più semplici ed eleganti mai compiuti, che ha
dato nuovo slancio al campo emergente della biologia molecolare.
Lesperimento avrà infatti implicazioni che andranno ben
oltre la virologia e aprirà la strade a molte altre
importanti scoperte; i primi a riconoscere il valore della ricerca
di Hershey e Chase per il loro lavoro saranno Watson e Crick, che
appena undici mesi dopo descriveranno la struttura a doppia elica
del DNA. Il Nobel di Hershey, la malattia e una carriera finita
troppo presto Nel 1953 Martha Chase lascia il Cold Spring Harbor
Laboratory. Prosegue le sue ricerche presso lOak Ridge National
Laboratory del Tennessee e successivamente allUniversità di
Rochester, nello stato di New York. Torna a Cold Spring Harbor
tutte le estati per partecipare ai meeting dellassociazione dei
biologi specializzati nello studio dei fagi. Nel frattempo riprende
i suoi studi e nel 1964 consegue il dottorato in microbiologia
presso la University of Southern California. Nel 1969 Hershey
vincerà il Nobel per la medicina, insieme a Max
Delbrück e Salvador Luria, per le sue scoperte riguardanti la
struttura genetica e i meccanismi di replicazione dei virus. Pur
figurando sin dallinizio come coautrice della ricerca, Martha Chase
non riceve il Nobel né alcun altro riconoscimento. Non solo.
Negli anni in cui Hershey ottiene fama e onori, la carriera della
scienziata subisce una serie di battute darresto. Si ammala
precocemente di una forma di demenza che compromette il
funzionamento della memoria a breve termine e alla fine degli anni
Sessanta perde definitivamente il suo posto di lavoro. Rientra in
Ohio, dove trascorre il resto dei suoi giorni sola e dimenticata da
tutti. Muore di polmonite l8 agosto del 2003, alletà di 75
anni. Segui Simone Petralia su Twitter Leggi anche: Ruth Patrick,
pioniera delle ricerche sullinquinamento ambientale Pubblicato con
licenza Creative Commons Attribuzione-Non opere derivate 2.5
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