astrolabio.itRecuperare l’Olio, Preservare l’Acqua (e i Depuratori)
Lautore racconta la scelta di Eni di trasformare alcune raffinerie
in bioraffinerie salvando dalla crisi molti posti di lavoro e
offrendo la possibilità di recuperare gli oli vegetali usati
preservando le acque dei fiumi, dei laghi e del mare e
salvaguardando il funzionamento dei depuratori. La chiave che lega
il futuro e la crescita è la trasformazione, la
capacità di evolvere e cambiare pelle, immaginando nuove
prospettive rendendole opportunità grazie a competenze e
tecnologie. È ormai evidente che c'è bisogno di un
cambiamento sistemico nel modo in cui produciamo, consumiamo e ci
disfiamo dei beni. Per dirla con due parole: economia circolare.
Eni da sempre opera in questo modo, facendosi promotore di
trasformazioni e rigenerazioni anche culturali, spingendosi sempre
oltre. Il primo milestone, in tempi in cui ancora non se ne
parlava, è stata la riconversione della vecchia raffineria
di Porto Marghera, sorta nel 1926 sul waterfront di Venezia, in
bioraffineria. Siamo stati i primi al mondo, grazie a una
tecnologia proprietaria, e dal maggio 2014 gli impianti che un
tempo trasformavano il petrolio greggio in benzina e gas invece che
essere fermati a causa della crisi che ha portato alla chiusura di
oltre venti raffinerie in Europa, da oltre quattro anni lavorano
esclusivamente oli vegetali che diventano biocarburante, il green
diesel che, aggiunto al 15% nellEni Diesel+, contribuisce a ridurre
fino al 40% le emissioni inquinanti e anche i consumi. Con questa
trasformazione, che è in dirittura di arrivo anche a Gela,
dove tra qualche mese avvieremo la seconda bioraffineria Eni,
è stato garantito un futuro di crescita di lungo termine,
basato su un concetto di efficienza sia dal punto di vista
tecnico-operativo, sia economico che ambientale. Un concetto di
efficienza che è alla base della strategia circolare di Eni,
della trasformazione di business, processi e prodotti attraverso la
quale abbiamo trasformato i nostri asset dando continuità,
anche ai suoi lavoratori e alleconomia del territorio, valorizzando
limmenso patrimonio di asset e competenze che è stato la
nostra forza in passato. Per questo non abbiamo chiuso nessun
impianto, non abbiamo dismesso alcun asset, ma li abbiamo
convertiti, trasformati, ripensati, guardando a un futuro che oggi
vediamo sempre più verde. Abbiamo puntato sulle nostre
tecnologie proprietarie e sul nostro know-how, e non abbiamo
disperso competenze. Un percorso che parte proprio dallItalia, dove
ci sono le nostre eccellenze, le nostre risorse e la nostra storia.
Per Eni la circolarità è dunque un driver strategico,
trasversale che attraversa tutta lazienda, dai prodotti, processi,
fino agli asset, che rigeneriamo e rilanciamo grazie alla nostra
ricerca e ai nostri brevetti. Da un lato ci porta a ricercare
soluzioni innovative, identificando nuovi processi e prodotti che
puntino al riutilizzo e alla valorizzazione di materiali di scarto,
mirando a rendere il sistema economico più efficiente,
minimizzando al contempo il consumo di risorse e di energia,
dallaltro a trasformare asset non redditivi o in dismissione in
ottica nuova, dando loro nuova vita e un futuro sostenibile, low
carbon. Nel campo della raffinazione stiamo sviluppando molteplici
soluzioni, ad esempio per produrre olio microbico da rifiuti di
biomassa lignocellulosica - come la paglia di grano o paglia del
mais - mediante fermentazione degli zuccheri, generando così
un feedstock avanzato, cioè non in concorrenza con luso
alimentare e dei mangimi, per la produzione di biodiesel. A Gela
stiamo avviando un impianto pilota per ottenere bio-olio da rifiuti
organici, impiegabile direttamente come olio combustibile per le
navi o da inviare a un successivo stadio di raffinazione per la
produzione di biocarburante come accade con gli UCO, gli oli
alimentari usati di frittura, che Eni sta utilizzando, grazie ad
accordi con il CONOE e altri enti, per produrre green diesel nella
bioraffineria di Venezia. Nelle sedi aziendali a Porto Marghera
(Venezia) e a Roma è inoltre stata avviata la raccolta
dellolio alimentare esausto prodotto nelle abitazioni dei nostri
dipendenti: Veritas e AMA, le due municipalizzate di Venezia e di
Roma, hanno installato presso le sedi Eni e delle società
controllate dei contenitori dedicati alla raccolta degli oli di
cucina, mentre Eni ha distribuito a circa 3000 dipendenti
unapposita tanica per facilitarne la raccolta e il trasporto e ha
avviato una campagna informativa interna per diffondere la cultura
del riuso, in particolare per spiegare che gli oli esausti, o
comunque non più idonei allalimentazione umana, sono rifiuti
che possono essere facilmente dispersi e quindi divenire un
potenziale pericolo per la salute umana, animale e dellambiente.
Per contro, se correttamente gestiti e recuperati, costituiscono
una risorsa per la produzione di biocarburanti, lubrificanti e basi
per detergenti. Per questo Eni ha scelto di mettersi in gioco
direttamente con le proprie persone: gli oli esausti prodotti in
casa sono oggi quasi interamente dispersi. Nel 2017 sono state
raccolte meno di 70.000 tonnellate di olio alimentare di scarto,
quasi esclusivamente prodotte dal settore della ristorazione e
dellindustria, che rappresentano solo il 23% dellolio prodotto in
Italia, che ammonta a circa 280.000 tonnellate allanno. Attualmente
Eni utilizza quale carica per la bioraffineria di Venezia circa il
50% dellolio di cucina esausto disponibile in Italia, ma la maggior
parte della produzione avviene a livello domestico, e lo
smaltimento avviene per lo più negli scarichi di casa,
perché la maggior parte dei cittadini non sa che eliminare
gli oli di frittura attraverso la rete fognaria può
comportare gravi conseguenze ambientali: crea intasamento del
sistema di scarico domestico e delle reti fognarie con incremento
dei costi di manutenzione, e pregiudica il corretto funzionamento
dei depuratori, aumentando i costi di depurazione. Un litro di olio
genera fino a 4 kg di fanghi di depurazione da smaltire, può
giungere alle falde e rendere lacqua non potabile e crea
inquinamento delle acque superficiali, cioè laghi, fiumi e
mare con danni allecosistema, alla flora e alla fauna. Se disperso
in acqua forma un velo che impedisce ai raggi solari di penetrare,
causando ingenti danni allambiente. Questa è leconomia
circolare: un piccolo gesto, se fosse da tutti condiviso, potrebbe
essere un grande contributo a trasformare un rifiuto potenzialmente
dannoso in una nuova risorsa energetica.
https://www.eni.com/it_IT/attivita/mid-downstream/refining-marketing/bioraffineria.page
*Giuseppe Ricci è Eni Chief Refining & Marketing Officer