greenreport_itGeoenvi, come rispondere alle preoccupazioni ambientali sulla geotermia? La parola ad Adele Manzella
Geoenvi, come rispondere alle preoccupazioni ambientali sulla
geotermia? La parola ad Adele Manzella Intervista al Primo
ricercatore allIstituto di geoscienze e georisorse (Igg) del
Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e presidente dellUnione
geotermica italiana (Ugi) [12 Luglio 2019] Quali sono i reali
impatti ambientali legati allimpiego della geotermia con le varie
tecnologie disponibili come fonte rinnovabile utile per produrre
lenergia di cui tutti abbiamo bisogno? Per sgombrare il campo dagli
equivoci e rispondere con solidi dati scientifici è nato il
progetto europeo Geoenvi (Tackling the environmental concerns for
deploying geothermal energy in Europe), condotto da 16 partner
internazionali e finanziato attraverso il programma UE Horizon2020.
La prima occasione di confronto pubblico sul tema si è
tenuta proprio in Italia Paese che mantiene ancora una leadership
di settore e che ha visto nascere le prime tecnologie geotermiche
oltre 200 anni , con un dibattito organizzato a Roma da Cnr,
CoSviG, Csgi, Egec, Enel green power e Rete geotermica; per
approfondire i contenuti emersi durante il dibattito seguendo i
criteri di equità e imparzialità, GeotermiaNews in
collaborazione con greenreport ha posto a tutti i relatori
intervenuti a Roma 5 quesiti, incentrati su alcuni dei principali
temi volti a individuare la strada migliore per uno sviluppo
sostenibile del comparto geotermico, a favore della
collettività. Diamo oggi la parola ad Adele Manzella, Primo
ricercatore allIstituto di geoscienze e georisorse (Igg) del
Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e presidente dellUnione
geotermica italiana (Ugi). Il progetto Horizon 2020 Geoenvi ha tra
i principali obiettivi lo sviluppo di una metodologia per la
valutazione degli impatti ambientali, considerando tutte le fasi di
vita di un impianto geotermico. Quali aspetti crede debbano essere
approfonditi, al fine di poter effettuare una efficace comparazione
tra gli impatti generati dalle differenti tecnologie utilizzabili
per la produzione di energia? «Il punto è esattamente
questo: non solo valutare limpatto della produzione energetica da
geotermia, ma anche avere una modalità di confronto con
altri settori energetici. Troppo spesso, soprattutto in Italia, ci
si è preoccupati per la geotermia come se fosse un settore
con un livello di criticità ambientale diverso da quello di
altre energie. Il progetto permetterà una valutazione
analitica, fornendo strumenti di valutazione comparata sia tra
impianti geotermici diversi, per tecnologia e contesto geologico,
che tra tecnologie energetiche diverse. Per me questo è uno
dei punti più importanti. Il progetto fornirà anche,
dopo un confronto tra quanto fatto in diversi paesi europei, delle
linee guida per procedere con lanalisi ed il controllo degli
aspetti ambientali, e per la minimizzazione dei potenziali impatti
e rischi». Uno dei principali elementi di criticità,
attorno al quale si sta sviluppando un intenso dibattito, riguarda
le emissioni di CO2: le centrali geotermoelettriche tradizionali
rilasciano anidride carbonica in atmosfera, benché di
origine naturale, ma la lotta contro i cambiamenti climatici impone
sin da subito una revisione delle priorità in agenda per
determinare la decarbonizzazione delleconomia. Quali pensa siano le
migliori soluzioni disponibili per affrontare il problema? «A
mio avviso occorre innanzitutto fare chiarezza su cosa significa
rilasciare emissioni, in quali e rari contesti questo avviene in
geotermia e qual è il bilancio rispetto alle emissioni
evitate: ultimamente in Italia si sono sentite molte informazioni
non corrette al riguardo. Il settore geotermico, comunque, è
concorde nellevidenziare la necessità di ridurre al massimo
le emissioni dalle centrali, qualora presenti: questo argomento
è stato considerato uno dei temi prioritari per la ricerca,
come discusso in ambito di Etip-Dg. Le soluzioni non sono
già tutte disponibili e dimostrate, e la ricerca
internazionale, già ora, sta lavorando sullo sviluppo di
nuove tecnologie per il riutilizzo della CO2 a vari scopi e per la
reiniezione di CO2 e altri gas nel sottosuolo, valutando le
opportunità e le condizioni tecnico-economiche per farlo.
Occorre, però, anche permettere ai progetti proposti in
Italia di procedere con la dimostrazione». Quali sono in
Italia e in Toscana, regione leader a livello europeo per quanto
riguarda lutilizzo della geotermia, i principali strumenti politici
per promuovere ladozione delle migliori tecnologie disponibili,
nonché di buone pratiche, che consentano una minimizzazione
degli impatti? Ritiene possano essere integrati da ulteriori
misure? «La Regione Toscana sul tema ha già messo in
atto numerosi decreti per il controllo e la riduzione di potenziali
impatti, e la recente Legge in materia di geotermia è
già molto avanti in questa direzione. Sinceramente sono
molto curiosa di verificare quanto viene fatto in altri paesi
europei, e penso che con Geoenvi potrà essere evidenziata
chiaramente lestrema cura ambientale già in atto in Toscana.
Se ci sono tecnologie già adottate in altri paesi che si
possono applicare in Toscana certamente saranno evidenziate, per il
momento non sono emerse ma siamo solo agli inizi dellesame dello
stato dellarte. A mio avviso è, altresì, importante
che siano potenziate le misure per il controllo, ad esempio
ampliando il numero di persone, le competenze e le strumentazioni
di Arpat. Detto questo, in ogni ambito cè sempre margine per
migliorare le tecnologie, e per questo è cruciale investire
in ricerca e sviluppo: un tema di cui non ci occupiamo in Geoenvi,
ma per il quale in diversi ci battiamo nelle sedi di pianificazione
della ricerca. Il sostegno finanziario dellItalia e della Regione
Toscana su questo sarà essenziale nel futuro». Quale
politica di incentivazione a livello nazionale potrebbe favorire un
impiego più sostenibile dellenergia geotermica, anche alla
luce della recente normativa elaborata in materia dalla Regione
Toscana? «La prima ed immediata risposta è ovvia:
inserire la geotermia a pieno titolo nel Fer 2, incentivando le
tecnologie innovative che migliorano la performance ambientale. Ma
andrei oltre lovvio, e ribadisco la necessità di fare
ricerca, ad esempio quella sui nuovi materiali. E magari favorire
la nascita di imprese che fanno innovazione in questo settore, in
collaborazione con enti di ricerca e università». Uno
dei principali ostacoli alla diffusione della geotermia nel mercato
energetico sta oggi nella percezione negativa maturata verso questa
fonte rinnovabile da parte di alcuni media, di alcuni decisori
politici e di una parte della popolazione locale. Quale ruolo
può giocare una maggiore comunicazione ambientale sui reali
vantaggi e svantaggi legati allimpiego delle tecnologie
geotermiche? «La comunicazione è fondamentale, ed i
limiti di quanto fatto fino ad ora sono chiaramente dimostrati
dalla situazione in Italia. Penso, peraltro, che non basti la
comunicazione, ma occorra un vero e proprio dialogo tra tutti, per
capire quali sono i veri dati e non quelli millantati da sorgenti
di informazione poco o nulla competenti, quali sono i problemi e le
preoccupazioni, quali sono le alternative, in modo da trovare
insieme soluzioni ottimali e realistiche».