FAOUn piano di battaglia per garantire forniture alimentari a livello globale durante la crisi del COVID-19
La pandemia del COVID-19 ha messo il mondo su un percorso di crisi,
con interventi senza precedenti per limitare la libertà di
movimento e programmi per l'utilizzo radicale di fondi pubblici
volti a contrastare la minaccia posta dal nuovo coronavirus, che
non conosce confini. Il successo richiederà piani robusti ed
efficaci volti ai nostri sistemi alimentari. Il Capo Economista
della FAO, Maximo Torero Cullen, delinea un quadro di lavoro
affinché i paesi possano ottimizzare questi programmi. Man
mano che sempre più paesi adottano misure di blocco per
contenere e mitigare la crisi del COVID-19, esiste il rischio di
rimanere senza cibo? La risposta breve è: sì e no. Il
rischio esiste, ma esistono anche molte misure che possono essere
adottate per ridurlo, e prima agiremo, prima potremo evitare di
aggravare la crisi sanitaria globale. Per il momento i supermercati
sono ancora ben forniti, ma è già possibile vedere
che le pressioni dovute alle serrate cominciano ad avere
conseguenze sulle filiere di approvvigionamento, per esempio il
rallentamento delle spedizioni. Le interruzioni, in particolare nel
settore della logistica, potrebbero concretizzarsi nei prossimi
mesi. I governi stanno lanciando campagne su larga scala contro il
coronavirus, e i loro piani di battaglia dovrebbero includere
misure per ridurre gli effetti sulle filiere alimentari. Queste
devono essere mantenute attive ovviamente per tutti, ma in
particolare per i più vulnerabili, tenendo presente che gli
imperativi di salute pubblica richiedono la collaborazione di tutti
e devono essere disponibili a tutti. Pertanto la risposta lunga,
per così dire, è no, perché non possiamo
permetterci di commettere errori che aggraverebbero le sofferenze.
Qual è il primo passo? Risposte strategiche coordinate
devono essere proprie di ogni passo, ma consentitemi di
sottolineare la priorità di rafforzare le capacità di
migliorare l'assistenza alimentare d'emergenza e di rafforzare le
reti di sicurezza per le popolazioni vulnerabili. In tutto il mondo
le scuole stanno chiudendo, il che significa che 300 milioni di
bambini perderanno la mensa scolastica, la quale, per molti di
loro, rappresenta una fonte cruciale di cibo nutriente. Inoltre, le
misure di blocco si traducono in licenziamenti e riduzione dei
redditi, il che rende sempre più difficile per le famiglie
mettere cibo in tavola. Queste famiglie più di ogni altra
cosa hanno bisogno di denaro contante. I pagamenti una tantum, come
quelli utilizzati per esempio a Hong Kong e Singapore, o i
trasferimenti di denaro utilizzando programmi esistenti come SNAP
negli Stati Uniti o l'iniziativa della Cina per accelerare i
sussidi di disoccupazione, sono appropriati. Il Perù ha
preso come target i soggetti vulnerabili incrementando i benefit
per gli over 65. In alcuni contesti saranno efficaci moratorie
sulle tasse e sui mutui, come previsto dal decreto "Cura Italia"
già in vigore. È importante che tali misure siano
solide e credibili, in quanto la prevedibilità è
essenziale in una situazione in cui i lavoratori sono costretti a
rimanere a casa e a osservare il distanziamento sociale. Pertanto
anche le banche alimentari e gli sforzi delle associazioni di
beneficenza e delle organizzazioni non governative possono essere
mobilitati per la consegna di alimenti. Qual è il ruolo del
commercio alimentare globale? Il commercio alimentare globale deve
rimanere attivo. Una caloria su cinque che consumiamo ha
attraversato almeno un confine internazionale, un dato superiore al
50% rispetto a 40 anni fa. I paesi a basso e medio reddito
rappresentano circa un terzo del commercio alimentare mondiale, che
fornisce un notevole contributo sia al reddito che al welfare. I
paesi che dipendono dalle importazioni di alimenti sono
particolarmente vulnerabili al rallentamento dei volumi
commerciali, soprattutto se, come sta accadendo, la loro moneta si
svaluta. Mentre è probabile che i prezzi al dettaglio dei
prodotti alimentari aumentino ovunque, il loro impatto è
maggiore se improvviso, estremo e volatile, laddove i prezzi degli
alimenti rappresentano una quota maggiore dei budget famigliari, e
dove i picchi possono avere effetti a lungo termine sullo sviluppo
umano e sulla produttività economica futura. I paesi
dovrebbero rivedere immediatamente le loro opzioni in fatto di
politica commerciale e fiscale - e le loro potenziali conseguenze -
e collaborare per creare un ambiente favorevole al commercio degli
alimenti. Va assolutamente evitato il ricorso a politiche
commerciali a scapito di altri - "beggar-thy-neighbor" - che sono
emerse sotto forma di maggiori tasse sull'export o di divieto
assoluto di esportazione da parte di alcuni paesi durante la crisi
globale dei prezzi alimentari del 2008. Tendono a essere copiate
peggiorando le cose per tutti, non solo per i partner commerciali
più piccoli. Il commercio alimentare globale aperto aiuta a
mantenere attivi i mercati alimentari a valle. In effetti,
aiuterebbe a stabilizzare i mercati alimentari mondiali se si
riducessero temporaneamente le dannose tariffe di importazione, gli
ostacoli non tariffari agli scambi e le imposte sul valore
aggiunto. Come minimo, dobbiamo far nostro il Giuramento di
Ippocrate dei medici. E i mercati interni? La maggior parte
dell'approvvigionamento alimentare avviene all'interno dei paesi.
Esistono però ancora filiere di approvvigionamento, che nel
caso degli agricoltori sono una complessa rete di interazioni che
include agricoltori e braccianti agricoli, input chiave come
fertilizzanti, sementi e medicinali veterinari, impianti di
trasformazione, spedizionieri, dettaglianti e molti altri ancora.
La pandemia globale metterà rapidamente a dura prova queste
reti, quindi per scongiurare la carenza di alimenti è
necessario fare ogni sforzo per mantenerle intatte e in efficienza.
Come la frutta non raccolta o invenduta va a male, cosi esistono
simili vincoli temporali interattivi lungo la filiera. Gli
agricoltori non coltiveranno quello che nessuno può
comprare, quindi il problema è l'accessibilità
economica, ma anche la disponibilità e
l'accessibilità. Garantire la sicurezza dei lavoratori del
sistema alimentare è fondamentale, quindi è
necessario garantire misure sanitarie sul posto di lavoro, congedi
per malattia, istruzioni per il distanziamento sociale, e lo stesso
vale per il settore delle consegne. Più di un quarto del
lavoro agricolo mondiale è svolto da migranti, quindi per
evitare la carenza di manodopera andrebbero accelerate le pratiche
sui visti, a prescindere da quanto possa sembrare controintuitivo
in questo momento. Così come gli operatori sanitari in prima
linea sono acclamati come eroi, chi lavora alle infrastrutture
fondamentali del nostro sistema alimentare in questi tempi
difficili merita riconoscimento e gratitudine, non stigmatizzazione
e discriminazione. Nel frattempo, andrebbe vietato l'accesso ai
visitatori agli impianti di produzione, ai magazzini e ai mercati
all'ingrosso. I punti di vendita finali, come i supermercati, hanno
iniziato a ridurre gli orari e a far ruotare il personale, mentre
sono sempre più utilizzati i servizi di consegna senza
contatto. Come ha dimostrato la Cina, le piattaforme di e-commerce
hanno un enorme potenziale in questo caso. E i piccoli agricoltori?
Uno dei paradossi della fame nel mondo è che, nonostante la
loro attività, i piccoli agricoltori delle aree rurali dei
paesi in via di sviluppo sono sproporzionatamente a rischio di
insicurezza alimentare, e una delle ragioni principali è il
basso reddito. Sarebbe tragico se questo problema si aggravasse,
riducendo la loro capacità di produrre cibo nel momento in
cui stiamo cercando di garantire che l'approvvigionamento
alimentare rimanga adeguato per tutti. Pertanto i decisori politici
devono prestare loro molta attenzione. Quello che sappiamo - e
l'abbiamo visto durante i blocchi in Africa occidentale durante la
crisi di Ebola - è che la restrizione dei movimenti e la
chiusura delle strade limitano l'accesso degli agricoltori ai
mercati sia per l'acquisto di input che per la vendita dei loro
prodotti. Riducono inoltre la disponibilità di manodopera
nei periodi di alta stagione. Il risultato è che i prodotti
freschi possono accumularsi rimanendo invenduti, con conseguenti
perdite alimentari e perdite di reddito per chi li coltiva. Il
problema è doppiamente rilevante per l'Africa, dove
l'approvvigionamento alimentare del continente è già
minacciato dal flagello delle locuste. C'è inoltre da tener
presente che quello che abbiamo visto finora è un'ondata di
acquisti eccezionali di alimenti non deperibili. In Italia la
domanda di farina è aumentata dell'80%. Gli alimenti in
scatola vanno a ruba. Eppure, a causa di fattori psicologici e dei
limiti alla circolazione è più difficile vendere
prodotti freschi e pesce, entrambi più difficili da
conservare per consumo futuro. Cosa fare, quindi? I trasferimenti
diretti di denaro sono fondamentali per gli agricoltori poveri,
così come i sussidi per riavviare la produzione. Le banche
possono rinunciare alle commissioni sui prestiti agli agricoltori e
prorogare i termini di pagamento; il capitale può essere
iniettato nel settore agricolo per aiutare le piccole e medie
aziende agroalimentari - e la loro forza lavoro - a restare a
galla. Durante l'emergenza i governi possono acquistare prodotti
agricoli dai piccoli agricoltori per creare scorte strategiche di
emergenza per fini umanitari. Il lockdown della Cina intorno alla
città di Wuhan ci insegna qualcosa: è stato
ripristinato il programma "Vegetable Basket" istituito nel 1988,
che ha consentito ai residenti nelle aree urbane di accedere a
prodotti freschi e nutrienti, favorendo le aziende agricole nelle
vicinanze. In alcune province, i governi locali hanno reagito ai
"colli di bottiglia" nei macelli centralizzando l'attività e
pagando i costi di refrigerazione per mantenere attivi gli
allevamenti, e devolvendo contributi per il raggiungimento
dell'obiettivo finale: garantire la disponibilità di cibo
per chi è impossibilitato a lasciare la propria abitazione.
È ottimista? Riusciremo a superare la pandemia del
coronavirus, ma dobbiamo comprendere - subito - gli enormi danni
che le misure adottate per contrastarlo infliggeranno al nostro
sistema alimentare globale. La FAO ha molta esperienza in materia e
può aiutare i paesi che necessitano di consulenza strategica
in tempi brevi. Lavorando insieme possiamo mitigare questa
situazione, e dobbiamo farlo. Implementare le misure che ho
esposto, e cercare attivamente la cooperazione internazionale,
può aiutare tutti i paesi a prepararsi alla battaglia da
affrontare insieme.